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Pubblicato il 31/08/2019

FOLGORE DI MORTE ED OMERTA’ .: IL LIBRO CHE ACCUSA TUTTA LA FOLGORE

PARMA- E’in edicola il libro scritto a due mani da Isabella Guarino e Corrado Scieri, genitori dell’allievo Paracadutista Emanuele Scieri, morto il 13 di Agosto del 1999 all’interno della Gamerra di Pisa.
Il titolo è severo:

“FOLGORE” DI MORTE E OMERTA’. ****

Il dolore dei genitori di Emanuele Scieri non si è placato, ma, anzi, è addirittura aumentato, avendo loro la convinzione che non si sia scoperto tutto ciò che è accaduto in Caserma quel giorno e nei giorni successivi. La loro tesi parla di un gruppo di “nonni” coperto – dicono – dai superiori, che ha consumato l’omicidio durante una prova di coraggio imposta a Emanuele, nascondendo il suo corpo ancora agonizzante tra i mobili dismessi che erano ai piedi della torre di asciugatura.


Il libro non aggiunge fatti nuovi, ma ricostruisce l’intera vicenda, sin dai giorni del “CAR” a Firenze, allegando anche i verbali delle interrogazioni in Parlamento, le dichiarazioni di alcuni politici e alcune fonti confidenziali (già note), tra le quali il pilota Ciancarella,e i verbali della polizia giudiziaria con le testimonianze, tra le altre, dell’allievo Viberti, l’ultimo che ha visto Emanuele la sera della sua morte.


Il primo,consistente capitolo è dedicato allo “Zibaldone”, quella raccolta fotocopiata di vignette e di testi satirici sui paracadutisti e sulla “naja”, che girava al tempo, del generale Celentano. Gli autori lo citano, invece, con il chiaro intento di dare al lettore l’immagine di vertici della Folgore che attingono a quei testi, che potremo definire goliardici, per sviluppare la loro azione di comando. Riportiamo la cosa per puro dovere di cronaca, nell’intima convinzione che lo Zibaldone era un documento inoffensivo, un foglio da libera uscita, da leggere in treno al pari di certe raccolte di barzellette.


Ogni singolo paragrafo dell’intero testo viene intercalato da giudizi degli autori , che , riga dopo riga, in un crescendo di parole sempre più crude, giungono ad accusare tutti gli Ufficiali, i sottufficiali, e l’intero gruppo dei Paracadutisti interrogati dai Magistrati civili e penali, convinti che nessuno di loro abbia detto la verità, giudici compresi.

La nostra Redazione rispetta la profonda ferita dei due genitori, coscienti come siamo che Emanuele sarebbe stato, per ardimento, cultura e prestanza fisica, un Paracadutista rappresentativo di quella gioventù che ha reso grande la Folgore.


La nostra conoscenza diretta e personale dei luoghi, delle persone citate, delle situazioni della Caserma, ci portano a escludere l’esistenza di una cospirazione così infame, tuttavia, come ci ha detto al telefono un Ufficiale in servizio, quando gli abbiamo segnalato l’uscita del libro, anche noi pensiamo che “davanti al dolore di una Mamma e di un Papà dobbiamo inchinarci. Hanno il diritto di continuare a scavare per raggiungere la convinzione di avere fatto tutto ciò che era in loro potere per conoscere la verità”.

Guardando la foto di Emanuele sulla copertina, siamo addolorati di non averlo potuto avere tra noi in qualche lancio di Congedati. Lui voleva entrare alla Folgore. Era uno di Noi. Lui avrebbe difeso la Brigata e la sua storia contro il massacro mediatico, che dal 1999 ha colpito come un tornado i Paracadutisti militari.


Nota della redazione:

****: Un titolo,dobbiamo osservare, che non rispetta il principio giuridico secondo il quale le eventuali responsabilità penali, se saranno accertate -visto che ora non ve ne sono- siano solo a carico dei singoli e non di tutta la comunità alla quale gli stessi appartengono.

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