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Pubblicato il 13/04/2017

FUGGIASCO DI FERRARA- UN COMPAGNO D’ARMI DICE: GLI PIACE UCCIDERE

Il Gazzettino Treviso
data: 13/4/2017 – pag: 11

IL KILLER DI BUDRIO

Parla un miliziano delle forze speciali ucraine in Serbia

«Conosco Igor, uccidere per lui è solo un piacere»

Stephan è un nome di fantasia. Proprio come Igor, uno dei tanti alias coi quali è andato in giro il killer che si è lasciato alle spalle due morti ammazzati tra le campagne di Bologna e Ferrara. E come Igor è uno abituato ad uccidere, senza scrupoli, un militare super addestrato con una capacità straordinaria di sparire senza lasciare tracce.
Stephan, classe 79, nato in un piccolo villaggio della ex Unione Sovietica, è fuggito dalla Serbia dove combatteva nelle milizie ucraine. Forze speciali incaricate di intercettare i miliziani come Igor, isolarli e lasciarli in pasto all’esercito regolare. Del suo gruppo di fuoco, che alla fine degli anni 90 combatteva sulle montagne della ex Jugoslavia, facevano parte 240 soldati. «Siamo sopravvissuti in quattro racconta mentre mostra le foto sbiadite di quei giorni il resto tutti sterminati da quelli come Igor». Per questo ha un conto in sospeso con lui. «So chi è, so da dove viene, so come si muove, come è addestrato racconta con la rabbia negli occhi e voglio collaborare con le forze dell’ordine ma se lo trovo prima io, preferisco ammazzarlo con le mie mani, prima che uccida ancora. So anche che alcuni riferibili al suo gruppo sono in Toscana».
Mostra i tatuaggi che gli hanno segnato la pelle nei lunghi anni della guerra, Stephan. E tra questi uno minuscolo, quasi invisibile, all’interno del mignolo della mano sinistra. «È un segno distintivo del mio gruppo di miliziani spiega e anche Igor ne deve avere uno, basta trovarlo per capire chi possono essere i suoi amici qui in Italia». Perché di amici in Italia ne ha ed è facile che qualcuno di questi, magari finito anche in carcere con lui, gli abbia dato copertura. «Sono sicuro che abbia rapporti con albanesi che vivono in Italia racconta ancora Stephan perché il suo gruppo aveva stretti legami con questi». «Igor si nasconde nelle campagne prosegue l’ucraino – conosce tecniche di sopravvivenza, riesce a sparire in un canale e a mimetizzarsi in un bosco con grande facilità».
Il soldato Stephan non sa dove possa essere in questo momento uno degli uomini più ricercati d’Italia, ma sicuramente sa come cercarlo. Su una cartina geografica mostra l’area della ex Jugoslavia nella quale il suo gruppo si muoveva e spiega: «Parliamo di un assassino senza scrupoli, per lui uccidere è un piacere, sfuggire alle ricerche è una sfida. Più si sente braccato più gli sale l’adrenalina e vedrete, se conosco bene le sue abitudini, potrebbe uccidere ancora. Non per rubare, solo per il gusto di tagliare la gola a qualcuno. Non ha paura di lasciare testimoni, come ha fatto, fa parte della sfida. Lui cerca la gloria, finita una guerra ne cerca un’altra». Stephan ha smesso la divisa da anni. In Italia ci è venuto per dimenticare. Nel suo paese studiava per diventare insegnante di musica. La madre lavorava all’ufficio reclutamento dell’esercito e questo gli aveva facilitato l’arruolamento. Una lite con un ufficiale gli era costata la spedizione in un reparto punitivo e di qui la trasferta in Serbia.

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