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Pubblicato il 16/03/2018

GIBUTI: AFRICOM (USA) METTE IN GUARDIA SULLA INVASIONE CINESE. IL PORTO RISCHIA DI PASSARE NELLE LORO MANI

cinesi-gibuti
Nel cuore strategico delle basi operative di diversi nazioni, compresa quella italiana, è in corso una “invasione” cinese. Il punto di ingresso e controllo del corno d’Africa e del Mar Rosso
il governo di gibuti si dimostra poco attento agli interessi occidentali

Dopo aver chiuso la concessione di DP World per il Doraleh Container Terminal (DCT) a febbraio, il governo di Gibuti afferma che la struttura strategica rimarrà nelle mani dello stato, almeno per ora. Gli americani sono contrari ad un eventuale passaggio del DCT a un operatore di terminal cinese, il che costituirebbe una minaccia per gli interessi degli Stati Uniti nella regione.

“Non ci sono opzioni per la Cina e nessun piano segreto per il terminal container di Doraleh”, ha detto a Reuters questa settimana l’ispettore generale Djibouti Hassan Issa Sultan. Ha pure confermato che la struttura è ora gestita interamente dal governo.

A Gibuti sono di stanza anche circa 1500 militari italiani, come supporto logistico in area di operazioni sia navali che terrestri.
La posizione è strategica, posizionata sullo stretto di Bab el-Mandeb ed è un sito attraente per tutte le forze militari straniere.
Sempre a Gibuti c’è la base americana di Camp Lemmonier, di appoggio alle forze speciali statunitensi nel Corno d’Africa . Si tratta della più grande installazione militare degli Stati Uniti nel continente. Inoltre, Gibuti ospita la Forza di autodifesa giapponese, la Legione straniera francese e (presto) l’esercito saudita.

Facile pensare che la Cina sia interessata a radicare una base in area, ma nonostante lo spiegamento di navi da guerra e personale militare sul sito, insiste nel confermare che “la base di Gibuti non intende perseguire alcuna espansione militare cinese in quell’area”.

Eppure stanno realizzando investimenti infrastrutturali multimiliardari proprio a Gibuti. Negli ultimi anni, le aziende cinesi hanno annunciato o completato un nuovo terminal portuale multiuso da $ 600 milioni, un terminale dedicato alla logistica da $ 4 miliardi, una ferrovia da $ 4 miliardi e due nuovi aeroporti per $ 600 milioni.

Il timore americano sembrerebbe quindi giustificato. Il comandante AFRICOM Gen. Thomas Waldhauser (USMC) ha affermato che “stiamo monitorando attentamente l’invasione cinese e l’emergente presenza militare” a Gibuti.
“Sono molto preoccupato per questo”, ha detto il senatore James Inhofe al congresso. “Se la Cina riuscirà a conquistare il porto di Gibuti, potrebbe minacciare l’accesso degli Stati Uniti alle aree marittime e la libertà di navigazione in quella regione, come il Mar Rosso e il Canale di Suez”

Waldhauser ha risposto che due dei cinque terminal al porto di Gibuti – la nuova base navale cinese e il porto multiuso Doraleh – sono attualmente gestiti dai cinesi. Gli altri tre includono un terminale petrolifero gestito dagli Emirati, che fornisce carburante alle forze americane e agli aerei militari americani, il “vecchio porto” e il DCT , che ora è gestito dal governo.

“Nelle nostre discussioni con il governo di Gibuti, hanno indicato che gestiranno il DCT per i prossimi sei mesi e poi decideranno. Da lì passano tutte le forniture che arrivano a Gibuti, sia che si tratti di pezzi di ricambio, sia che siano provviste. Si tratta di un nodo essenziale e strategico che non deve andare in mani cinesi”

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