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Pubblicato il 13/03/2024

I RISCHI DI CHI VIAGGIA ALL’ESTERO PER LAVORO a cura del Ten.art.par(ris) FABIANO MANZAN – Ingegnere elettronico-


Egregio Direttore Congedati Folgore,
vorrei sottoporre alla sua attenzione come una azienda seria che tiene alla salute psico fisica dei suoi dipendenti e consulenti , organizzq le commesse all’estero in paesi a medio/alto rischio.
Sono stato contattato dal gruppo italiano Coesia Spa (che con i suoi 10.000 dipendenti ed i suoi circa 2 miliardi di euro di fatturato) rappresenta un fiore all’occhiello nella produzione di linee di macchine automatiche per packaging / filling (food, pharma, tobacco etc.) per una attività professionale in Turchia per una nota azienda locale che produce vaccino per corona virus.
L’azienda si trova a circa 55 Km dal confine con la Syria, in una zona che in passato è stata soggetta ad attacchi terroritici del PKK; conseguentemente è stata fatta una valutazione rischio cioè un DVR (documento di valutazione rischio), un corso di formazione (2h online) dove si ricevono tutte le informazioni necessarie.
E’ stata ottemperata la Dgls. 81/2008 e Dgls 231/2001 con qualche richiamo alla ISO/UNI 31030 (Travel Risk Management)
Nella fattispecie ho ricevuto:
a- Documento valutazione rischi (DVR)
b- Formazione
c- informazione
d- scheda paese
e- monitoraggo
ed alla fine della attività ci sarà un “debriefing” per portare in azienda l’esperienza maturata
fornendo notizie utili per le prossime trasferte.
Per far acquisire consapevolezza al trasfertista , questo firmerà il modulo di consapevolezza sulla sicurezza, dove coinferma di avere ricevuto e di essere stato indotto a valutare le informazioni utili alla sua sicurezza, con riferimento specifico alla trasferta in Turchia, nell’ area di Sanliurfa.
Vengono fornite anche la guida pe ri rischi di viaggio (“Travel risk guide”) e quella sul rischio sanitario ( “Health Risk Guide”) includendo informazioni sui costumi locali (periodo di Ramadan come in questo caso), potenziali rischi relartivi alla situazione critica in medio orientale, dove la Turchia rappresenta geograficamente in punto di incontro con l’Europa.
La legge italiana (Dgls. 81/2008) prevede la responsabilità dell’azienda nei confronti del dipendente/consulente che si reca in trasferta anche al di fuori dell’orario lavorativo conseguentemente vengono rilasciate delle raccomandazioni da ottemperare in qualunque fase della giornata, sia lavorativa che nelle ore di riposo.
Per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza interna ( “Safety”) le regole variano da paese a paese:
se in Italia sono obbligatorie le calzature di sicurezza col puntale in acciaio in ambito lavorativo, in Brasile, se si lavora in prossimità di quadri elettrici a bassa/media /alta/tensione il rinforzo delle calzature deve essere di gomma resistente agi urti e non di acciaio per evitare archi elettrici.
Vengono forniti il numero di 3 (tre) numeri dui telefoni cellulari che si possono chiamare “h 24” in caso di bisogno, più un numero diretto di una società convenzionata che può indicare la sede della struttura sanitaria più vicina ed adatta, caso per caso.
Visto che siamo in pieno Ramadam, che impone una osservanza religiosa ai locali (non bevono , nè mangiano, né fumano dal sorgere del sole al tramonto ) non obbligatoria per gli stranieri, si consiglia di mantenere un “basso profilo” se si vuole consumare pasti o bevande per non mttere in eventuale imbarazzo chi sta lavorando con te, perché andrebbe a compromettere i rapporti lavorativi.
Per mia esperienza , devo constatare che le aziende che adottano questo protocollo , in Italia sono rarissime. Nel mio settore (packaging(beverage) stimo che il 10 / 12 % dei dipendenti è in trasferta a rotazione per installazione di macchinari/impianti.
Il gruppo Coesia conseguentemente deve gestire con il suo ufficio di rischi di viaggio, (“Travel Risk”) circa 1000 dipendenti e consulenti , sempre in viaggio.
Un ufficio di 25 persone è diretto dalla Dott.ssa Marta Marelli titolare di laurea magistrale in Sicurezza e Diritto Internazionale alla University Southern of Denmark e specializzazione in diritto Internazionale, Diritto Umanitario, Military Studies, Relazioni Internazionali, Middle east Studies. La struttura si occupa di organizzazione le trasferte del personale del gruppo Coesia spa e rappresenta un fiore all’occhiello nel settore della sicurezza (Safety/Security) a livello mondiale, come attestato anche dai loro clienti.
Una grande maggioranza di aziende si affidano al caso ( “tanto a noi non accadrà mai”, o “tanto siamo assicurati”) valutando come un costo e non come un fiore all’occhiello della formazione, con tanto di defiscalizzazione degli oneri.
Ci si affida quindi alla “Legge dei grandi numeri” , di tipo statistico e non matematica nel mentre affidandosi all’assicurazione, quest’ultima chiederà all’azienda i documenti previsti dal Dgls.81/2008 e Dgls. 231/2001 e di cui ho parlato sopra, prima di liquidare ogni rimborso.
Conosco casi di aziende che hanno mandato in trasferta all’estero dipendenti con contratto di apprendistato che, pur non essendo proibito, deve essere supportato da un tutor. Il contratto deve prevedere anche un piano formativo.
Un esempio: di solito la trasferta viene eseguita da un programmatore ed un meccanicoche, se viene mandato in trasferta con contratto di apprendistato non può considerare il programmatore come suo tutor. .
Per quanto riguarda l’aspetto penale , in caso di evento avverso ai danni del dipendente, il magistrato nominerà un consulente per verificare se l’azienda ha fatto il necessario possibile per mitigare i rischi endogeni ed esogeni. Ci si dovrà attendere anche la causa civile con ulteriori conseguenze economiche.
Le parole inglesi “safety” e “security”, se ben distinte in lingua inglese, sono al contrario fuse nelle lingue europee: Sicurezza, in Italia, Seguridad in spagnolo, Seguramça in portoghese. Differiscono tra loro per il significato che identifica la intenzionalità di chi provoca un danno .
Un esempio: se inciampo su un gradino non segnalato e cado facendomi del male, è un problema di SAFETY invece se sono oggetto di un attacco terroristico è un problema di SECURITY. In entrambi i casi l’azienda è responsabile se non dimostra di aver fatto tutto il possibile per mitigare i rischi.
C’è da augurarsi che la politica prenda in considerazione di emendare la legge Dgls.81/2008, aggiungendo l’obbligo di avere in azienda oppure come consulente esterno, manager della sicurezza nei viaggi del personale ( “security travel risk manager” , ceritificato ISO/UNI 10459. l’On. Valter Rizzetto Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, da me interpellato, si è dimostrato interessato ad affrontare questo vuoto normativo.

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