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Pubblicato il 31/05/2014

IL KAZAKISTAN DA’ IL CONSENSO AL PASSAGGIO DI MEZZI MILITARI DI RIENTRO DALL’AFGANISTAN


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PARMA- L’ambasciatore del Kazakistan a Roma ha dichiarato che il suo paese darà il consenso al transito via strada e via ferrovia dei convogli militari italiani che rientrano in Patria. La notizia sarà di certo stata accolta con soddisfazione dal Generale Bertolini, comandante del COI, l’organismo di vertice interforze che ha il compito di coordinare il rientro in Italia, dopo averne effettuato l’intero dispiegamento in teatro operativo.
Il generae Bertolini è in Afganistan in queste ore, in uno dei suoi tanti viaggi per supervisionare lo stato dei lavori.

I materiali italiani sono attualmente trasportati via aerea fino agli Emirati e via mare sino ai porti italiani più convenienti; una scelta obbligata a causa del veto dell’Iran al passaggio sul suo territorio e -fino a poco fa- delle tensioni tra Italia e Kazakistan generate dalla Shalabayeva, moglie del bancarottiere che le aveva lasciate in Italia e da noi espulse e poi riaccettate come profughe.

LA SFIDA DELLO SGOMBERO

Lo sgombero dei materiali, soprattutto di quelli più pesanti o sensibili, rappresenta una sfida. E’ un’operazione logistica non priva di rischi. L’Afghanistan non ha porti e il sistema viario è in gran parte insufficiente e circondato da montagne,soggette-tra l’altro- a imboscate, soprattutto nei tragitti verso i paesi confinanti “utili”.

LE TRE SOLUZIONI ESAMINATE DAL COI

La prima soluzione possibile per il rientro dei materiali era l’utilizzo del porto pakistano di Karachi, dove i materiali devono affluire passando per i passi Khyber e Chaman-Bothal, che mettono in comunicazione rispettivamente Kabul e Kandahar con il Pakistan. Sarebbe l’opzione più rapida e meno costosa. Non è però possibile fare completo affidamento su di essa per ragioni di sicurezza e per l’imprevedibilità del governo pakistano. I Talebani pakistani attaccano in continuazione i convogli dell’ISAF. Islamabad ha più volte bloccato i rifornimenti dell’ISAF.

IL NORTHERN DISTRIBUTION NETWORK

La seconda soluzione è quella di utilizzare il Northern Distribution Network (NDN). L’ISAF dovrebbe far affluire per via ordinaria mezzi e materiali in Uzbekistan. Da lì proseguirebbero per ferrovia attraverso i territori kazako, russo e per il Caucaso, per poi essere imbarcati nei porti del Mar Nero o del Baltico o raggiungere l’Europa per ferrovia o per strada. Alle sue difficoltà intrinseche, se ne sono aggiungonte altre burocratiche e politiche. Nelle prime, la fantasia centro-asiatica ha modo di sbizzarrirsi nelle forme più strane. Ad esempio, l’Uzbekistan pretende di esaminare il contenuto dei singoli container, verosimilmente per obbligare le forze occidentali a “ungere le ruote” per accelerare i controlli. Per quanto riguarda la politica, Mosca ha per ora autorizzato il transito dal suo territorio. In caso d’escalation per la crisi ucraina, potrebbe cambiare idea. In tal caso, l’intera pianificazione dei trasporti dovrebbe essere rivista. Aumenterebbero incertezza, costi e tempi del ritiro. In caso di blocco russo, si potrebbero forse accelerare le intese fra gli USA e Teheran. Ciò potrebbe consentire l’uso della bretella, costruita da reparti del genio militare indiano, che unisce l’“anello stradale” afgano (da Kabul a Kandahar a Mazarr al-Sharif) con il Mar Arabico e il Golfo, attraverso il territorio iraniano. Le concessioni che l’Occidente dovrebbe fare a Teheran sarebbero però certamente elevate. Puntare su tale soluzione è quindi prematuro. Negoziarla, potrebbe però costituire uno strumento di pressione su Mosca.

DONAZIONI
L’ANA (Afghan National Army) ha ricevuto, prevalentemente dagli USA, una consistente quantità di materiali, dal valore di circa 53 miliardi di dollari. Tra di essi, 160 aerei ed elicotteri, 100.000 veicoli, 500.000 armi portatili e 200.000 equipaggiamenti vari come kits sanitari e radio. Altro materiale è stato ceduto al Pakistan, per complessivi 7 miliardi di dollari e consegnati agli Stati che hanno autorizzato il transito dei convogli dell’ISAF sul loro territorio. Il costo complessivo dell’operazione varierà a seconda della soluzione che verrà adottata, dell’eventualità che rimangano in Afghanistan le forze dell’Operazione Resolute Support e delle turbative politiche che potrebbero avvenire nel corso del ritiro e che obbligherebbero a modificare i piani di trasporto.

UN’OPERAZIONE COLOSSALE

Il ritiro dell’ISAF dall’Afghanistan è , come potete immaginare,un’operazione logistica colossale. La NATO ha affermato che dovranno essere complessivamente ritirati dall’Afghanistan 218.000 veicoli e container. Il ritiro è iniziato a fine 2012. Finora sono stati evacuati circa 80.000 veicoli e container. I costi del ritiro sono stati valutati dal Pentagono a 7 miliardi di dollari. Fonti dello Stato Maggiore della Difesa hanno avanzato una stima di 144 milioni di euro per il ritiro dei materiali del contingente italiano,operazione denominata “ITACA2” .

Fino ad oggi quasi la metà dei materiali USA è stata ritirata dalla via di rifornimento Sud e dal porto di Karachi. Qualora si rendesse indisponibile e fosse necessario usare la via Nord, quella centro-asiatica, i costi aumenterebbero di circa un terzo

I BRITANNICI VENDONO SUL POSTO
Mentre le truppe britanniche tornano a casa da Helmand, molte delle apparecchiature del loro campo saranno vendute pezzo per pezzo.
Il destino di Camp Bastion, che ha ospitato 30.000 persone, è ancora incerto.Potrebbe essere preso in consegna dalle forze americane vicine, oppure consegnato alle truppe afghane o semplicemente essere abbandonato.
Migliaia di container saranno utilizzati per riportare materiale militare “sensibile” o apparecchiature costose in Gran Bretagna, ma il Ministero della difesa inglese intende lasciare milioni di sterline di scrivanie, armadi, unità di aria condizionata, monitor di computer e attrezzature ospedaliere che non vale la pena riportare, visti i costi logistici e venderli,se possibile.
I potenziali offerenti possono registrarsi, comunicare il loro interesse e chiedere di essere contattati attraverso un apposito SITO WEB in costante aggiornamento.

LA LOGISTICA MILITARE ITALIANA : ECCELLENZA NAZIONALE
Il generale Bertolini , visitando la piattaforma logistica di ALBATEEN, gestita dalla Task Force AIr dell’aeronautica militare italiana, ha parlato di “silenzioso lavoro” degli operatori che si occupano di inoltrare uomini e mezzi verso il teatro afgano, e fino a poco tempo fa anche verso l’Iraq. Un’altro esempio di efficienza: Albateen è uno degli “snodi” importanti del COI, a cui si deve la gestione del transito di migliaia di tonnellate di merce e di decine di migliaia di passeggeri militari, con i c130j oppure il nuovissimo Boing 767 kc.

Tutti sappiamo che di logistica si parla solo quando c’è un ritardo. Siamo certi che ITACA2 porterà finalmente qualche riconoscimento anche agli uomini che in questo momento stanno imbarcando un CH47 su un Antonov, ritirando Lince nelle FOB, oppure confezionando centinaia di containers destinati ad una nave nel porto di Dubai, risolvendo contemporaneamente problemi militari e di efficienza dei trasporti.

Alla fine di questa lunga missione uno dei patrimoni tecnici acquisiti dai nostri uomini sarà anche quello della capacità logistica militare, fatta da uomini di grande capacità e spessore professionale. Noi ce ne occupiamo da tempi non sospetti, quando le loro figure erano pressochè sconosciute.

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