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Pubblicato il 11/12/2022

IL SUSSIDIARIO.NET- 1943 – QUANDO L’ITALIA VOLEVA BOMBARDARE CON ARANCE NEW YORK

STORIA/ 1944, bombe italiane su New York: cronaca di una operazione interrotta
11.12.2022 – DI Antonio Besana



Nell’aprile del 1942 a Roma, a Palazzo Vidoni, in corso Vittorio Emanuele, il generale Ugo Cavallero, capo di stato maggiore della Regia aeronautica, convoca una riunione per la valutazione delle caratteristiche operative di un nuovo caccia che sarebbe stato prodotto dalla Macchi. Tra gli altri erano presenti il generale dell’aeronautica Attilio Biseo e l’ingegner Armando Palanca del reparto sperimentale di volo di Guidonia.



Nel corso della discussione sugli ultimi avvenimenti bellici si parla dei continui bombardamenti alleati sulle città italiane, dell’effetto che questi hanno sulla vita e sul morale della popolazione civile e dell’impossibilità da parte della Regia aeronautica di intraprendere azioni simili sul suolo americano. Il generale Biseo, uno dei piloti che avevano partecipato alle trasvolate atlantiche di Balbo evoca l’azione dimostrativa di D’annunzio, il volo su Vienna durante la Prima guerra mondiale, e la più recente missione di bombardamento su Tokyo effettuata da Dolittle con una squadriglia di B25 partiti da una portaerei americana. Immagina gli effetti psicologici di un possibile bombardamento su obiettivi che per la loro lontananza dall’Europa sono considerati luoghi assolutamente sicuri: ad esempio l’isola di Manhattan. L’osservazione casuale, seppur suggestiva, non viene presa troppo sul serio alla luce delle oggettive difficoltà operative. L’Italia non dispone di portaerei, e gli obiettivi si trovano in territorio nemico a oltre 12mila km di distanza.



Il generale Cavallero si rende conto che si tratta di un’impresa quasi impossibile. Comunque ne prende nota, promettendo che ne parlerà con lo stato maggiore e con il Duce.

La cosa sembra essere stata dimenticata fino al novembre 1942, quando il generale Fernando Silvestri viene incaricato dal capo di stato maggiore dell’aeronautica, generale Rino Corso Fougier, di verificare la fattibilità del progetto. Viene convocata una riunione a Pontedera, presso la fabbrica Piaggio, alla quale partecipano il sottocapo di stato maggiore generale Ilari, il capitano Publio Magini, l’ammiraglio Luigi Sansonetti accompagnato da un capitano di vascello sommergibilista e il citato ingegner Palanca, esperto di voli a lunga percorrenza.

In quell’occasione viene decisa la pianificazione della “Operazione S”, un’azione dimostrativa di bombardamento sulla città di New York.


Il velivolo utilizzato per la missione sarà un idrovolante quadrimotore Cant Z.511, progettato dall’ingegner Filippo Zappata e prodotto dai cantieri di Monfalcone. Si tratta di un grosso velivolo concepito per trasporto su lunghe distanze che avrebbe dovuto essere utilizzato per i collegamenti con il Sudamerica. Ordinato nel 1937 dall’Ala Littoria (la compagnia aerea di bandiera di quegli anni) era stato consegnato nel maggio 1940. Al momento del collaudo dell’aereo la marina aveva mostrato un certo interesse per il suo utilizzo bellico. Si stava infatti valutando la possibilità di utilizzarlo per azioni d’assalto del Gruppo Gamma, i subacquei incursori della marina. La prima di queste azioni, che prevedeva un volo di oltre 4.300 chilometri, avrebbe dovuto essere una incursione in Persia, nel porto di Banda Shapur, utilizzato dagli inglesi per rifornire l’Unione Sovietica.

L’aereo, progettato per uso civile, aveva il pregio di una grande autonomia. Nonostante ciò, per raggiungere New York avrebbe dovuto essere rifornito in pieno Atlantico. Questa era dunque la ragione della presenza a quella riunione dei due ufficiali di marina. Un sottomarino partito da un porto francese avrebbe fatto rifornimento in mare da una nave e atteso il velivolo in un punto prefissato in mezzo all’oceano lungo la rotta che avrebbe percorso l’idrovolante.

Quando il progetto viene avviato emergono le evidenti difficoltà dell’impresa: l’ammaraggio ed il decollo in un oceano con il mare quasi perennemente agitato e le difficoltà di navigazione fino al punto di rifornimento a causa dell’esigenza di effettuare la missione nell’assoluto silenzio radio.

Le autorità militari decidono di proseguire comunque nello studio del progetto. Sono scelti i piloti e viene definita l’attrezzatura per effettuare il più velocemente possibile il rifornimento in mare dal sottomarino al velivolo. Nel novembre 1942 vengono fatte alcune prove a Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, che si rivelano deludenti per la scarsa affidabilità dei motori e l’eccessivo consumo di carburante. Viene commissionata alla Piaggio la costruzione di motori più potenti e più parchi nei consumi rispetto a quelli del prototipo, che vengono poi montati sul velivolo. Tutto ciò non riesce a fugare i dubbi della marina, e il progetto che coinvolge l’idrovolante viene accantonato, scegliendo al suo posto il Siai-Marchetti SM73, un bombardiere terrestre con una autonomia di oltre 12mila chilometri, quindi in grado di compiere la missione con un volo di andata e ritorno senza rifornimenti.


A partire dal mese di gennaio 1943 si susseguono una serie di riunioni operative alle quali partecipano il capo di stato maggiore dell’aeronautica, generale Fougier, il sottocapo, generale Ilari, il colonnello Porru Locci e il capitano Magini. Il trimotore avrebbe dovuto partire dalla Francia occupata e dopo aver raggiunto l’obiettivo rientrare direttamente in Italia.

Nel successivo mese di maggio il progetto viene sottoposto all’approvazione di Mussolini, che vuole sapere tutti i particolari, l’aereo utilizzato, il nome dei piloti. Approva il piano ma si oppone al lancio di bombe sulla popolazione civile. L’azione sarà puramente simbolica, per dimostrare che l’Italia ha i mezzi per raggiungere obiettivi sul suolo americano. Il Duce propone che invece delle bombe siano lanciati agrumi di Sicilia, appesi a paracaduti tricolori.


Le settimane successive sono teatro della frenetica preparazione di tutti gli elementi necessari al successo dell’impresa. La sostituzione delle bombe con le arance permette di aumentare il carico di benzina, portandolo a 23.800 litri e garantendo quindi una autonomia totale di oltre 13.600 chilometri. Nel mese di maggio vengono montati sul SM73 serbatoi più grandi e nel mese di luglio vengono montate nuove eliche che permettono migliori prestazioni. Tra il mese di agosto e quello di settembre la Siai di Sesto Calende prosegue nel montaggio della strumentazione definitiva, del pilota automatico e degli orizzonti artificiali preparati appositamente dalla Salmoiraghi. Il primo volo di collaudo è previsto tra il 9 ed il 10 settembre. L’8 settembre l’ingegner Armando Palanca, pianificatore della missione, si trova nella sala prova motori della Piaggio a Pontedera quando l’Eiar trasmette la comunicazione del Maresciallo Badoglio sull’armistizio e la fine delle ostilità contro gli alleati. La notizia pone definitivamente la parola fine alle attività di pianificazione della visionaria “Operazione S” che era stata accuratamente preparata negli undici mesi precedenti.

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