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Pubblicato il 20/09/2021

IN ARRIVO LA CRISI PER I SOMMERGIBILI AMERICANI INVECE DI QUELLI FRANCESI

IL SOLE 24 ORE DEL 20 SETTEMBRE 2021


Hanno un raggio d’azione illimitato e possono rimanere inabissati per mesi, unica ragione per riemergere l’esaurimento delle provviste. Sono veloci, silenziosi e invisibili al nemico. Gli otto nuovi sottomarini a propulsione nucleare che l’Australia costruirà nei prossimi anni grazie al patto di difesa con gli Stati Uniti (e la Gran Bretagna) hanno le tutte le caratteristiche d’un arsenale, agli occhi di Washington, in grado di tener testa nella regione dell’Indo-Pacifico all’espansionismo militare ed economico cinese.

La rarissima decisione americana di condividere una tecnologia top secret, anche se con alleati stretti, si spiega con la scommessa di acquisire una inedita superiorità militare nella regione rispetto al suo principale avversario strategico. Un vantaggio messo a fuoco dalle analisi del Pentagono sul tallone d’Achille di Pechino: la flotta sottomarina. Il Governo cinese ha moltiplicato gli investimenti nel settore della difesa, con 200 miliardi di dollari in bilancio per quest’anno. E ha già oggi una marina militare di dimensioni superiori a quella statunitense. Nei sottomarini, però, il primato spetta nettamente agli Usa.


A Pechino, secondo il ministero della Difesa americano, manca «una robusta capacità di combattimento di profondità contro i sommergibili». Gli Stati Uniti dispongono in particolare di 52 sottomarini d’attacco tutti a propulsione nucleare, mentre la Cina ne ha 62 ma solo sette a tecnologia atomica invece che diesel e elettrica. Se i primi nuovi sottomarini australiani saranno pronti al più presto entro un decennio e Pechino avrà quindi tempo di migliorare le sue capacità, gli analisti Usa non credono però potrà colmare il ritardo.

I nuovi sommergibili avranno un impatto superiore a quello che può apparire dal numero. Quanto la tecnologia utilizzata sia considerata cruciale lo dimostra che Washington non esporta alcun tipo di sottomarino, neppure tradizionale, sin dal 1982. E una legge del 1954 vieterebbe la condivisione di tecnologie nucleari con altri Paesi, unica eccezione nei sottomarini la Gran Bretagna. Il loro potenziale è enorme: i nuovi mezzi a propulsione nucleare saranno in grado di pattugliare acque lontane dalle basi di partenza, fino a Taiwan e al Mar cinese meridionale dove la Cina avanza rivendicazioni, fortificando con basi militari le isole contese.

Non basta: il ricorso a tecnologie simili e i rapporti più stretti tra alleati potranno inoltre facilitare esercitazioni e manovre congiunte nella regione, con il coinvolgimento di Paesi come Giappone e India. Garantendo più “muscoli” anche all’accordo strategico del Quad, che a fianco di Washington e Canberra vede Tokyo, che oggi ha 24 sottomarini diesel-elettrici, e New Delhi, con 15 sommergibili tradizionali e uno nucleare, varato nel 2018. L’obiettivo di inedito approccio militare e di deterrenza “integrato” nell’Indo-Pacifico è stato esplicitato dal segretario alla Difesa americano Lloyd Austin.


Le polemiche non mancano. Quelle politiche, dalle proteste della Cina alla crisi con gli alleati europei emarginati, a cominciare dalla Francia che vanta una radicata presenza nella regione. E tecnologico-militari: i neo-sottomarini, per i loro propulsori, fanno uso di uranio arricchito a livello di bombe atomiche – sistema che Washington doveva eliminare e invece per ora conserva – per alimentare le turbine a vapore collegate alle eliche. È un prezzo che però gli Stati Uniti sono disposti a pagare in cambio di un’arma in più nel braccio di ferro con la Cina.

I sottomarini australiani saranno armati di missili convenzionali e questo li renderà in pratica più efficaci. I sommergibili con missili balistici e testate atomiche hanno infatti un’unica missione: rappresaglie in caso di aggressioni nucleari. I sottomarini d’attacco sono al contrario in grado di condurre molteplici operazioni, colpire con precisione obiettivi a migliaia di chilometri di distanza, eseguire attività di sorveglianza e intelligence, sbarcare squadre di commandos. «Sono progettati per trovare e distruggere sommergibili nemici e vascelli di superficie, proiettare potere sulla costa con missili cruise Tomahawk e forze speciali, sostenere operazioni navali», scrive la marina Usa.

Delle tre classi in servizio di questi sottomarini, i più sofisticati sono i 19 Virginia, il cui identikit è rivelatore: 8mila tonnellate, 115 metri di lunghezza, velocità di 46 chilometri l’ora, 132 membri d’equipaggio e decine di missili e siluri.

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