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Pubblicato il 12/01/2015

LA FRANCIA FA I CONTI CON I TERRORISTI

PARMA- A Parigi, ieri sono apparse inquietanti scritte “Je suis Kouachi” e “Je suis Coulibaly”, per le strade del sobborgo parigino di Gennevilliers, dove i Kouachi sono cresciuti «Oggi non andiamo a marciare perché i Kouachi sono i nostri eroi locali», dice un ragazzo barbuto sulla ventina al Telegraph. «Oggi celebriamo quello che hanno fatto. Voi siete scioccati, ma ascoltate noi. I miei genitori sono venuti dall’Algeria e noi non abbiamo dimenticato come gli algerini sono stati gettati giù dai ponti di Parigi».

Nell’episodio del 1961, ricordato dal giovane, circa 200 algerini vennero uccisi dalla polizia della capitale. Il giovane franco-algerino, però, non è l’unico a sostenere gli assassini: «Io posso anche non essere d’accordo con la violenza», concede un secondo. «Ma capisco perfettamente perché l’hanno fatto. Noi apparteniamo a questo Paese, parliamo francese, ma qualunque cosa facciamo, saremo sempre estranei. Nessuno ci mostra rispetto». Un terzo giovane grida: «Noi non siamo Charlie. Noi siamo Kouachi!».

La maestra Marie-Thérèse, che insegna a Genneviliers: «I ragazzi giovedì non volevano osservare il minuto di silenzio per il massacro di Charlie Hebdo. Molti hanno cominciato a gridare, uno mi ha detto che avrebbe voluto avere un kalashnikov per uccidermi. Io lavoro in una scuola difficile di un quartiere difficile, ma la stessa cosa è successa in molte altre scuole. Tantissimi ragazzi a cui insegno potrebbero essere facilmente trasformati in terroristi». Forse lo sono già i detenuti di tante carceri che, secondo il Le Figaro, giovedì hanno osservato in modo particolare il minuto di silenzio: «Allahu Akbar», si è sentito gridare in decine di celle dai detenuti come gesto di sfida verso una République nella quale non si riconoscono.

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