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Pubblicato il 23/11/2018

NEGOZI ESERCITO: RIPARTE LA OFFICINA DELLA MODA

Riparte l’attività dopo il fallimento, della officina della moda, concessionaria del marchio esercito per il quale aveva aperto negozi monomarca, vendendo capi personalizzati anche con i simboli della Folgore.
La formula per riaprire è quella dell affitto di ramo d’azienda. L’insegna dei punti vendita sarà sempre la stessa, ma a dal 1o gennaio di quest’anno, è la newco Officina Italia, il cui socio unico è il commercialista Luca Leidi. Prima Ab Tessile ( in liquidazione) , poi Officina Italia, nota come Officina della Moda – il 14 settembre è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Bergamo.Le cause sono in parte dovute ai mancati incassi da parte dei 75 affiliati ; il resto è causato dalle scarse vendite attribuite alla la crisi dei consumi.

I negozi con i marchi esercito ripartiranno con sette punti vendita e due marchi forti. Quattro negozi si trovano nel bergamasco: a Carvico, e Stezzano. L’ultimo è presente all’interno di Vicolungo ; altri due si trovano a Bellinzago e Sesto San Giovanni. I marchi sono quelli «storici»: Esercito Italiano, in licenza, e Elisabetta Villa. Obiettivo è chiudere l’anno con un fatturato di 4 milioni di euro. Cristian Verdi, sindacalista della Femca-Cisl di Bergamo che segue Officina Italia, auspica che «nonostante una situazione non semplice, l’augurio è che la newco dia la possibilità di mantenere l’occupazione e che si risolvano i problemi passati in quanto a crediti da riscuotere». Per quanto riguarda invece il capitolo di Ab Tessile, ieri si è tenuta l’adunanza dei creditori (giudice delegato Maria Magrì; curatore Laura Bertacchi). A chiedere il fallimento della società è stata Intesa Sanpaolo. La sentenza di fallimento riferisce di una «grave situazione di dissesto in cui versa il debitore, evincibile dalla natura entità del credito dell’istante, dalla presenza di debiti nei confronti di erario e enti previdenziali, dalla complessiva entità dei debiti che emergono dai bilanci, senza che appaiano sussistere adeguati mezzi per farvi fronte, e dal fatto che lo stesso debitore nel costituirsi in giudizio abbia ammesso l’intenzione di chiedere il fallimento in proprio».

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