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Pubblicato il 14/07/2016

NIENTE BURQA E NIENTE NIQAB IN SVIZZERA. LO STESSO ALLA MECCA

LUGANO – «Burqa e niqab non sono dei tabù religiosi e non credo che la legge sulla dissimulazione del volto creerà grandi problemi. D’altra parte anche alla Mecca, che è il vero cuore dell’Islam, è proibito entrare a volto coperto». Khaldoun Dia-Eddine ha tenuto ieri mattina una conferenza di fronte agli agenti in forza a tutti i corpi di polizia del Luganese. Dia-Eddine, dell’università di scienze applicate di Zurigo, è infatti il “mediatore culturale” scelto per aiutare gli operatori ad affrontare al meglio la modifica costituzionale che prevede il divieto di nascondere il volto. Una legge che dal primo luglio vieta alle turiste arabe di circolare con il burqa o il niqab.

Dia-Eddine ha spiegato che, se si parla di burqa o di niqab, la fede c’entra poco. «In realtà – ha sottolineato – il Corano non indica alcun modello di vestiario e non impone la copertura del volto alle donne. Il burqa non deriva dall’Islam. Esiste da prima. È un indumento in uso prevalentemente in Afghanistan e nel nord del Pakistan, mentre il niqab è diffuso nel Golfo Persico ma era in realtà già utilizzato dalle donne bizantine dei ceti superiori». Nelle altre regioni le donne musulmane coprono i capelli (e solo i capelli) con l’hijab (soprattutto in Egitto), il chador (in Iran) o la dupatta (molto diffusa in Pakistan). Veli che continueranno a essere perfettamente legali anche in Ticino.

«Parlare della nuova legge – ha sottolineato Dia-Eddine – è dunque qualcosa di giusto anche dal punto di vista islamico e sono convinto che la maggioranza delle persone la accetterà. Saranno semmai i più radicali a non venire in Ticino. Gli altri capiranno. Ne sono sicuro».

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