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Pubblicato il 08/04/2024

NIGER- LA GIUNTA MILITARE SOLLECITA GLI USA A LASCIARE IL PAESE- “NON CI HANNO DATO UN SOLO COPECO”

La giunta militare al potere in Niger ha usato parole polemiche nei confronti degli Stati Uniti, sollecitando il ritiro delle loro truppe dal Paese. La giunta di Niamey ha affermato di non aver beneficiato dell’accordo militare statunitense in quanto “si è rivelato un affare insensato” e ha accusato gli Usa di voler sfruttare il Niger, di interferire nei suoi affari interni e di cercare di controllare le sue relazioni estere.
FORTE POLEMICA
La giunta militare ha rilasciato ai media una dichiarazione con fortissimi accenti polemici:“Come possiamo parlare degli interessi del Niger, quando gli americani di stanza qui si rifiutano di fornirci le coordinate delle basi dei terroristi che ci colpiscono quotidianamente?”. “Come possiamo parlare degli interessi del Niger se gli Stati Uniti d’America non pagano un solo copeco (centesimo di rublo russo) al Niger per mantenere le loro forze sul nostro territorio?”.

Il colonnello Amadou Abdramane – portavoce della giunta militare di Niamey – aveva annunciato l’interruzione dell’accordo con le forze armate Usa definendo la loro presenza “illegale” e in violazione di “tutte le regole costituzionali e democratiche”.

L’esercito statunitense gestisce due basi aeree: la prima, la Base 101, è situata all’aeroporto di Niamey, mentre l’altra, la Base 201, è stata costruita per circa 110 milioni di dollari nella città nigeriana di Agadez (a circa 920 chilometri a nord-est della capitale Niamey) e viene utilizzata dal 2018 per prendere di mira i combattenti dello Stato islamico e del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim), affiliato ad al Qaeda, nella regione del Sahel. La base – l’unico avamposto Usa ancora operativo tra l’Equatore e il Mediterraneo, assieme a quello di Gibuti – ospita al momento due aerei ricognitori elettromagnetici, due elicotteri di manovra e una decina di droni MQ 9 Reaper, che consentono ai militari di avere una visione dell’intero Sahel e, in particolare, della Libia, che è la via d’accesso al Mediterraneo.

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