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Pubblicato il 12/04/2015

MOGLIE DI UN PARACADUTISTA SCOMPARSO NEL 2009 OTTIENE LA PENSIONE DELMARITO : IN SOMALIA ERA STATO ESPOSTO A DA URANIO IMPOVERITO

Giovan Battista Marica, il giovane paracadutista di Orbetello deceduto nel 2009 per gli effetti dell’uranio impoverito

ORBETELLO. Ci sono volute più di una sentenza e la tenacia della moglie, Fosca Barlozzi, per dimostrare che Giovan Battista è morto a causa dell’esposizione all’uranio impoverito in Somalia. Il ministero della Difesa si è sempre opposto, fino a pochi giorni fa, quando la Corte dei Conti di Firenze ha ribadito quello che già aveva deciso con una sentenza storica in Italia: “Gianni” è una vittima da uranio. E i suoi eredi, hanno diritto alla pensione. Arretrati compresi.

Giovan Battista Marica in Somalia c’è stato col basco amaranto fra il 1992 e il 1993: appena congedato, a luglio del 1993, in Italia inizia a sentirsi male. A Grosseto, all’ospedale, gli diagnosticano “un’anemia emolitica e problemi al fegato non molto chiari”. Altro non sono che i sintomi del linfoma di Hodgkin, un tumore che ha origine nel sistema linfatico. Morirà, poi, a marzo del 2009, mentre è in attesa di un trapianto di fegato, dopo aver passato anni fra cicli di chemioterapie e trattamenti.
Per il tribunale civile di Firenz dice che mentre era in Somalia non è stato sottoposto a un’adeguata protezione. La sentenza che fa epoca in Italia – è del 17 dicembre 2008 – riconosce all’ex militare, di appena 35 anni, un risarcimento di 545mila euro. La somma deve essere erogata dal ministero della Difesa, dice il Giudice :”per non aver disposto adeguate misure di protezione per i nostri soldati. In Somalia i nostri ragazzi combattevano in condizioni estreme, a rischio, anche a 40 gradi all’ombra, mentre i reparti americani avevano già adotatto occhiali, maschere e tute di protezione”.
L’Ufficio del ministero della Salute, in qualità di ctu del giudice sostiene che «sia il linfoma di Hodgkin che la cirrosi biliare (la malattia del fegato) fossero da considerarsi dipendenti, in termini di causa o concausa efficiente e determinante, del servizio svolto». E, quindi, «all’esposizione all’uranio impoverito in Somalia». Da qui, il risarcimento di mezzo milione e la prima decisione della Corte dei Conti, nel 2013, di concedere la «pensione privilegiata» alla (ormai) vedova di Marica.

Lo Stato ha ritenuto di dover impugnare le sentenze e di doversi opporre. Di non dover riconoscere la morte come conseguenza del contatto con l’uranio impoverito nella missione in Africa. Il 5 febbraio 2015,quindi, il ministero della Difesa presenta una nuova memora difensiva. Secondo quanto ricostruisce la Corte dei Conti, in questa memoria difensiva lo Stato «eccepisce una familiarità in ordine all’insorgenza della patologia tumorale del signor Marica». In sostanza, dice che il parà ha avuto un tumore non per contatto con l’uranio, ma per una certa predisposizione genetico-familiare. La Corte dei conti non la pensa così. Riferendosi a quanto deciso dal giudice di appello «con effetto di giudicato anche implicito sulla dipendenza da causa di servizio della patologia», riconferma il diritto degli eredi del parà alla pensione privilegiata. Per la precisione, la pensione spetterà – con arretrati e interessi – alla moglie Fosca. La coppia, infatti, non ha avuto figli.

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