CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 22/07/2015

PARACADUTISTA MANTOVANO IN BRASILE SULLA TOMBA DEL CAMPIONE ALBERTO FACCINI MORTO IN UN LANCIO

GAZZETTA DI MANTOVA del 22 LUGLIO 2015
COSÌ HO TROVATO IN BRASILE LA SUA TOMBA

LA STORIA

DI LUIGI GRECO
Durante la tre giorni paracadutistica di Poggio Rusco, nell’aprile scorso, assistetti a una presentazione nell’auditorium di Villa Poma di vecchi paracadutisti con un passato interessante. Tra questi il relatore Tito Righi di Mantova, noto negli ambienti dei parà e degli sportivi, segnalò la figura di Alberto Faccini, classe 1923,nativo di Moglia di Sermide. Giovane esuberante, dedito allo sport, fu paracadutista della Folgore, combattente a Nettuno. Fatto prigioniero, fu trasferito negli Stati Uniti nel campo di concentramento di Hereford dove conobbe il maggiore Andrea Ippolito che gli promise un’occupazione se un giorno fosse espatriato in Brasile. Nell’agosto 1950 Alberto partì per San Paulo dove fu assunto dall’impresa metallurgica Matarazzo come disegnatore. Si dedicò ancora all’attività paracadutistica e la sua audacia e passione lo spinsero a tentare sempre nuovi record nella specialità di caduta libera ad apertura ritardata. Il 1° maggio 1953 Alberto partecipò a una manifestazione in occasione della Festa del lavoro. All’ippodromo di Mooca, gremito di folla, il suo paracadute aperto in prossimità dell’atterraggio non si stese completamente e l’impatto con il terreno fu fatale. Le sue esequie furono solenni. Il feretro portato a braccia dai colleghi paracadutisti fu inumato nel cimitero B. Pinheiros di San Paulo, dove fu posta una targa della Federazione Paulista di paracadutismo. Questo racconto di Tito Righi mi colpì e mi commosse. Il mese seguente sarei andato a San Paulo e mi ripromisi di cercare la tomba di Alberto Faccini. Mi aiutò l’avvocato Elio Benatti di Magnacavallo, studioso, ricercatore e autore del libro “Brasile chiama Mantova”. Mi fornì il nome del cimitero, l’indirizzo e il numero della tomba. Raggiunsi presto con un taxi questo immenso cimitero, cercai la quadra 2 indicatami e la percorsi velocemente, leggendo i nomi di tutte le tombe, a destra e a sinistra. Mi colpì il fatto che tutti i defunti avevano cognomi italiani. Nessuna traccia però della famiglia Faccini. Non sapevo che fare quando incontrai Gaudencia che con il marito custodiva il cimitero. Insieme ripercorremmo la quadra 2 senza esito. Un breve contatto telefonico con la direzione per sapere che la quadra giusta era la 22. La raggiungemmo presto e con commozione mi accostai al piccolo mausoleo ove campeggiava la scritta Famiglia Faccini. Vi erano una quindicina di nominativi e sulla striscia di sinistra un targa metallica recante la seguente scritta: “Homenagem postuma da Federacao de mulheres do E.de S.Paulo ao Paraquedista Alberto Faccini” San Paulo 1-5-1955. Sotto un altra targa con il nome A. Faccini, con data di nascita e di morte e un paracadute steso in atterraggio. Uscii dal cimitero, acquistai un vaso di piccoli crisantemi gialli e lo andai a deporre sul marmo cosparso di foglie secche davanti alla targa di Alberto. Alzai la mano destra alla tesa del basco amaranto salutando così un nostro caro amico paracadutista mantovano.

Leggi anche