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Pubblicato il 11/05/2021

RASSEGNA STAMPA: ALCUNI DETTAGLI SULL’INCIDENTE DI THIENE

Corriere del Veneto – Padova e Rovigo
sezione: Padova Rovigo data: Martedì 11 Maggio 2021 – pag: 5

Quella morte che arriva dal cielo filmata con le telecamere delle vittime

L’istruttore di deltaplano e il paracadutista: un destino comune. A Vicenza indaga la procura

Benedetta Centin

THIENE (Vicenza) Telecamere che riprendono la morte che arriva dal cielo. Così com’è accaduto sabato scorso a Borso del Grappa, con l’istruttore di deltaplano Federico Baratto ripreso mentre cadeva nel vuoto da 300 metri, la stessa cosa si è verificata ieri l’altro a all’aeroporto «Ferrarin» di Thiene. Il paracadute che si avvita, fa una virata e va a collidere con l’altra vela, agganciandola. E i due uomini, i cui corpi devono essersi scontrati, che precipitano a terra da un’altezza di venti, forse addirittura trenta metri. Le terribili sequenze dell’incidente avvenuto domenica, sarebbero state infatti registrate dalla «Go-Pro», la piccola telecamerina che indossava la vittima, l’istruttore professionista Emiliano Basile, 38enne originario dell’Argentina e residente a Schio, grande esperto di volo con quattromila lanci al suo attivo, soprannominato dagli amici «Coco the Loco».

Il piccolo occhio elettronico, assieme ai paracaduti, è stato posto sotto sequestro dai carabinieri. E la procura di Vicenza, che ha aperto un’inchiesta, potrebbe nominare presto un consulente per analizzare il contenuto della telecamerina che potrebbe essere determinante per fare chiarezza sull’incidente in cui è rimasto coinvolto anche Aaron Waller, militare americano di 30 anni, di stanza alla caserma Ederle di Vicenza, assegnato alla 173ma Brigata Aviotrasportata. Un paracadutista e ufficiale esperto, fanno sapere i suoi superiori. Le sue condizioni sono gravi ed è tenuto sotto stretto controllo nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Vicenza: ha riportato traumi multipli e già domenica è stato operato al San Bortolo dove è stato trasferito d’urgenza. «Le nostre più sentite condoglianze ai familiari della vittima – le parole del maggiore Christopher Bradley, portavoce della 173ma Brigata -. Al nostro paracadutista gli auguri di una pronta e completa guarigione». I due paracadutisti si sono lanciati prima delle 12 di domenica, da 4.500 metri, dall’aereo Technoavia Smg92 della scuola di volo Skydive Thiene, che ha sede nello stesso aeroporto. Un’associazione per cui Basile, arrivato in Italia nell’estate 2018, lavorava da due anni. Stando ad una primissima ricostruzione sarebbe stato il paracadute del militare Usa ad avvitarsi, finendo contro quello dell’istruttore professionista, che potrebbe aver perso i sensi prima di schiantarsi a terra, di schiena e battendo la testa, sul prato dell’aeroporto rimasto poi chiuso per quattro ore (in una giornata di «Open day» organizzato dall’Aeroclub Prealpi Venete). Il 30enne, rimasto cosciente, è riuscito invece a far planare la vela ma l’atterraggio, a quella velocità e altezza, è stato comunque violento. «L’intervento, per soccorrere Basile, è stato tempestivo: il personale delegato del Ferrarin è intervenuto subito con il defibrillatore – fa sapere l’assessore con delega all’aeroporto Giampi Michelusi che è rimasto lì per tre ore, fino alla rimozione della salma – siamo tutti sconvolti, siamo vicini alla famiglia dell’istruttore». A svolgere le indagini sono i carabinieri, che anche ieri erano al «Ferrarin» per acquisire nuovi elementi, ma non è escluso che il pm Barbara De Munari coinvolga anche l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile. Risposte più certe sulla causa della morte di Basile si potranno avere dall’autopsia, che dovrebbe essere disposta nelle prossime ore. La moglie, Sabina Garcia, 36enne, anche lei italo-argentina e appassionata di volo, quando è stata informata della tragedia, disperata, ha avuto bisogno di cure. I vicini di casa parlano della coppia come di «persone educate e riservate» e il sindaco di Schio Valter Orsi esprime cordoglio ai parenti. Alla scuola di volo Skydive dove lavorava il 38enne non c’è voglia di parlare, a partire dal presidente e istruttore Giovanni Zanon. C’è spazio solo per il dolore. «Emiliano era una persona splendida, non doveva succedere, no, potevo esserci io al suo posto» le parole di un istruttore che, molto provato, chiede l’anonimato. Quanto alle cause, chi è abituato ai cieli, spiega: «È un po’ come fare un incidente con l’auto: capita di sbandare nell’altra corsia, per una serie di motivi e circostanze, e di scontrarsi, come è stato qui».

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