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Pubblicato il 09/06/2017

RASSEGNA STAMPA: CONCORSI TRUCCATI PER POLIZIA ED ESERCITO

CORRIERE DELLA SERA
sezione: Cronache italiane – Interni data: 09/06/2017 – pag: 23

I CONCORSI TRUCCATI

di Antonio Castaldo, Antonio Crispino e Amalia De Simone

Sospetti sui test per Esercito e forze dell’ordine: tra 2015 e 2016 aperte nove indagini in tre Procure
La pista di una «talpa» negli uffici del Viminale
«Centinaia di elaborati senza neanche un errore»

neanche un errore, 80 domande e altrettante risposte esatte. Test superato con il punteggio massimo, 100 per cento. Non capita spesso.

Il 13 maggio del 2016, nel concorso per 559 allievi agenti di polizia, è capitato 194 volte.

In 134 hanno sbagliato un singolo quiz, 93 soltanto due. Risultati eccezionali, considerando che si trattava di test a risposta chiusa. Quando poi si è saputo che i «geni» provenivano quasi tutti dalla Campania, e che in particolare 180 di loro risiedono ad Aversa e dintorni, sono cominciati i sospetti e poi le indagini. Lo scorso dicembre il capo della Polizia Franco Gabrielli ha annullato il concorso, che ora è ripartito con una nuova commissione e risultati molto più «umani». I magistrati al lavoro La magistratura ha da tempo acceso i riflettori su queste procedure concorsuali. Inchieste sono in corso a Roma, Napoli e Napoli nord. Solo nel capoluogo partenopeo, si indaga su nove diversi bandi, tra Esercito, Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza. «I concorsi per entrare nelle forze dell’ordine o nelle forze armate rappresentano una delle vie principali per trovare lavoro, soprattutto nel pubblico impiego», sottolinea l’avvocato Francesco Leone. «Centinaia di migliaia di giovani ogni anno cerca di sistemarsi in questo modo. E attorno al settore si è sviluppato un giro d’affari milionario». Case editrici specializzate, scuole di formazione, faccendieri che offrono servizi di vario genere: «E naturalmente truffatori o millantatori», aggiunge il colonnello Giovanni Salerno, della Polizia Tributaria di Napoli: «Si va dalla garanzia di promozione, alla raccomandazione su una singola prova. In qualche caso, arrivano a fornire anche le risposte esatte per i quiz». Le indagini riguardano anche gli uffici del Viminale. Lo scorso dicembre gli investigatori di Digos e Finanza hanno sequestrato materiale informatico e documenti proprio nell’ufficio concorsi pubblici del ministero. Un computer in particolare, da cui sarebbero partite alcune informazioni riguardanti il concorso successivamente annullato da Gabrielli, sarebbe nel mirino degli inquirenti. Ora bisognerà capire chi ha utilizzato quel pc (non è detto che sia stato il titolare della postazione) e se quelle operazioni siano effettivamente riconducibili alla truffa dei concorsi truccati. Il sospetto che ci fossero state interferenze proprio nell’ufficio concorsi del ministero è confermato dalla circolare firmata dal capo della segreteria del dipartimento pubblica sicurezza Enzo Calabria, che revoca la commissione esaminatrice e rimuove i componenti del medesimo ufficio concorsi: «Si procederà a un avvicendamento del personale», si legge nel documento. Se dal ministero qualche «gola profonda» faceva filtrare in anticipo le risposte ai test, sul territorio qualcuno le raccoglieva e le distribuiva ai candidati disposti a pagare cifre salate. Il pm di Napoli Stefania Buda ha disposto perquisizioni a carico di 24 persone, quasi tutte responsabili o impiegate presso sedi di associazioni, centri studio ed enti di formazione. Come spiegano gli inquirenti, per comunicare con i propri «clienti» le scuole che violano il segreto dei quiz fanno ricorso anche a codici criptati e «algoritmi» che consentono di recuperare rapidamente le risposte giuste. Un linguaggio «segreto» con cui su cellulari e chat WhatsApp viaggiavano le indicazioni utili a superare le prove. L’ammortizzatore sociale Il mercato clandestino della spintarella fa leva sulla crisi occupazionale. Al Sud i concorsi nelle forze armate sono un ammortizzatore sociale. È emblematico il caso di Fabio, nome di fantasia, che incontriamo nella sede di un sindacato di polizia ad Aversa. Dopo aver tentato senza riuscirci la carriera di calciatore, geometra, rappresentante di cosmetici, alla fine ha provato la strada delle forze dell’ordine. E gli è arrivata subito la proposta: 30 mila euro per entrare nella Guardia di finanza. «Era un amico di famiglia, qui funziona così. Non accettai perché nel frattempo passai i test nella Polizia penitenziaria». Quello di Fabio non è un caso isolato. Per il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino è un sistema consolidato che ruota principalmente attorno a uomini in divisa o a ex militari: «L’appartenenza a un corpo avvalora la loro credibilità. Oltre al fatto che, in alcuni casi, i protagonisti proponevano una sorta di assicurazione soddisfatti o rimborsati». Tra chi corrompe e chi si fa corrompere, c’è spazio per i millantatori. Sempre ad Aversa un ispettore della Polizia penitenziaria, appoggiato da un maggiore dell’Esercito, offriva il suo «aiuto» a un costo preciso: 15 mila euro per il concorso nella Penitenziaria, 40 mila per la Guardia di finanza. A. D., di professione barbiere, lo ha conosciuto durante una festa di famiglia. «Vai da lui che risolve il problema di tuo figlio», gli avevano sussurrato. Uno dei due figli, infatti, aveva cercato inutilmente di superare i test. Quattro chiacchiere, poi l’appuntamento in un bar del centro il giorno successivo e il versamento della prima rata: cinquemila euro. «Non li avevo, ho fatto debiti. La metà me li sono fatti dare da mia mamma dicendo che era per il bene del nipote». Ma il nipote non ha passato l’esame. L’ufficiale gli aveva consigliato di lasciare in bianco le risposte di cui non era sicuro, le avrebbero dovute riempire le sue «conoscenze ai vertici dell’amministrazione». Le caselle sono rimaste vuote e il ragazzo è stato bocciato.

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