CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 05/04/2024

RASSEGNA STAMPA-“DOBBIAMO PREOCCUPARCI”- IL GENERALE BERTOLINI RISPONDE ALLE DOMANDE DE “IL TIRRENO ” SULLE DICHIARAZIONI RUSSE

ILENIA REALI
Il Tirreno del 05.4.24


«Dobbiamo preoccuparci? Sì, dobbiamo». Non ha tentennamenti il generale Marco Bertolini, livornese d’adozione, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore. Nessuno avrebbe l’interesse a scatenare una guerra di proporzioni mondiali o continentali ma un errore, quando le situazioni sono in fibrillazione, è dietro l’angolo.


«E le guerre – commenta il generale – spesso nascono da un errore».
Generale, perché dobbiamo preoccuparci? «Dovevamo preoccuparci fin dall’inizio ma nessuno l’ha fatto. Abbiamo seguito la guerra tra Russia e Ucraina con lo spirito del tifoso che tifa per l’uno contro l’altro, che non fa niente perché si arrivi a una trattativa, abbiamo investito le nostre risorse economiche con le sanzioni che ci hanno impoverito, con le armi che abbiamo mandato. E con posizioni così radicali che tolgono spazio alla composizione pacifica dei conflitti. Ora siamo arrivati a una condizione molto critica ma non sorprendente. Sul campo la Russia ha vinto, ha più uomini da impiegare nei combattimenti, ha più risorse in termini di armi, anche tecnologicamente avanzate, e produce più munizioni di artiglieria di quanto ne produca tutto l’Occidente».

E quindi adesso cosa accadrà? «Tutti noi dell’Occidente siamo stati sbugiardati e non vogliamo accettarlo. Si è creata una crisi di nervi e a questo si deve la proliferazione di giuramenti di guerra eterna, di far combattere gli ucraini fino alla fine, la proposta di intervenire con le truppe Nato anche se non ce ne sono i presupposti perché l’Ucraina non fa parte della Nato. Il rischio ora è che una crisi di nervi porti qualche Paese a fare mosse imprudenti».

Ci spieghi meglio? «Dobbiamo allargare lo sguardo. Abbiamo la guerra in Medioriente, è molto pericolosa perché quell’allargamento del conflitto che non è riuscito a Zelensky potrebbe riuscire in Medioriente». Ma non è un’altra cosa? «No, i competitori sono gli stessi, la Russia è presente in Siria a favore di Assad, contro Assad ci sono gli americani, gli israeliani. Quindi un inasprimento del conflitto come si sta prospettando con le affermazioni di un possibile attacco al Libano porterebbe a un coinvolgimento della Russia che però non lo vorrebbe. Un’altra zona delicata è il mar Baltico, gli unici paesi neutrali (Svezia e Finlandia) sono entrati nella Nato, e quindi è diventato un mare controllato dalla Nato. Si ripete la stessa situazione che ha portato la Russia a intervenire per non essere esclusa dal mar Nero e dall’Europa. E a due passi da casa abbiamo una crisi pronta a scoppiare tra Kosovo e Serbia, vicina alla Russia per ragioni storiche e culturali».

Quindi è una situazione da guerra mondiale o continentale?
«Le descrivo una situazione per cui, se fosse stata eletta nel 2016 Clinton e non Trump, sarebbe arrivata 4 anni prima. È il piattino preparato con le primavere arabe, quindi la Siria. Crisi che ha avuto una risposta in Ucraina, nel 2014. E ora con Biden la situazione è ripartita».

E quale sarebbe il vantaggio degli Stati Uniti?
«Una contrapposizione che non ha niente a che fare con il comunismo ma è di carattere geostrategico e che risale agli inizi del Novecento. L’obiettivo delle potenze insulari (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda) per controllare il mondo dal punto di visto commerciale, economico».

Gli Stati Uniti quindi potrebbero essere interessati a una guerra in Europa? «Sono una realtà complessa, non credo sia così. Gli Usa come potenza imperiale si sentono in diritto e dovere di esportare un modello. Ma ora la guerra la stanno facendo l’Ucraina e la Russia. E un errore lo possono fare tutti: Zelensky ha portato il primo ministro greco ad Odessa se non erro.
Un missile è caduto lì vicino: se fosse stato ucciso cosa sarebbe accaduto? Basta un calcolo sbagliato». Un errore “imbeccato” da altri Paesi è un’ipotesi possibile? «Gli Usa non hanno bisogno di intervenire direttamente. È l’Europa che ha assunto un atteggiamento ostile nei confronti della Russia escludendo qualsiasi trattativa ma è la prima a rimetterci».
Camp Darby che ruolo ha? «Credo sia solo una base logistica e di distribuzione dei materiali bellici Usa per tutte le guerre. Non credo che un potenziamento di armi possa influenzare la situazione attuale. Ora gli Usa devono pensare alle loro elezioni».

Leggi anche