CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 03/06/2016

RASSEGNA STAMPA: FAMIGLIA CRISTIANA PARLA DEI CAPPELLANI MILITARI

foto: archivio congedatifolgore.com


FAMIGLIA CRISTIANA DEL 3 GIUGNO 2016
«Le stellette sono la password per stare nelle Forze armate»

03/06/2016 Con il vicario dell’Ordinariato militare, monsignor Angelo Frigerio, facciamo il punto sulla riforma: in futuro un cappellano dovrebbe prendere tra i 1600 e i 2000 euro netti al mese. Con le nuove norme taglio delle spese, ma, soprattutto, garanzia per i militari di poter contare ancora sull’assistenza spirituale. Ecco come. E perché.

«Non rivendichiamo il diritto dei cappellani di stare nelle forze armate, ma stiamo lavorando perché sia sancito il diritto di ogni militare a poter accedere a un servizio – il servizio dell’assistenza spirituale – limitando al massimo le spese per lo Stato». Monsignor Angelo Frigerio, vicario generale dell’ordinariato militare chiarisce, dopo le polemiche dei giorni scorsi, che «se noi preti non lavoriamo nelle Forze armate non restiamo certo disoccupati, andremo in parrocchia. Lasceremo però da sole delle persone che fanno un lavoro davvero difficile, soprattutto quando sono in zona operativa, che rischiano la vita ogni giorno e che hanno diritto al nostro servizio».

Attualmente 158 (61 nell’Esercito, 29 nei Carabinieri, 27 nella Guardia di finanza, 23 nell’Aeronautica e 18 nella Marina), su un organico che ne prevede 204, i cappellani militari «offrono un servizio peculiare», continua monsignor Frigerio. «La Commissione paritetica, di cui fanno parte Cei, Santa Sede e Governo italiano, che sta lavorando per una riforma dell’ordinariato militare sta tenendo conto proprio di questa specificità». Entro il 20 giugno si concluderanno i lavori delle due sottocommissioni: una sui principi fondamentali e una sulla struttura giuridica e la disciplina. La Commissione poi, sulla base di queste conclusioni varerà una bozza conclusiva che – probabilmente tra fine settembre e inizio ottobre – sarà portata all’esame del Parlamento.

«Si tratta di materia concordataria» chiarisce il vicario, «e dunque non possono essere fatte modifiche in quella sede. In caso di approvazione diventerà legge, in caso contrario si dovrà riprendere a discutere in Commissione». Tra i punti caldi monsignor Frigerio cita anche quello delle stellette: «Necessarie perché i cappellani, nelle Forze armate, non possono e non debbono apparire come degli estranei. Ma al tempo stesso non devono essere confusi con tutti i militari in armi, con coloro che hanno una funzione bellica. La peculiarità dei cappellani militari si trasforma non in una identificazione, ma in una “assimilazione”: sono assimilati alla figura dell’ufficiale come nella maggior parte delle forze armate che compongono la Nato. Hanno, per assimilazione, un grado militare perché il grado militare è la chiave interpretativa, la password per stare nelle Forze armate, ma potremmo dire che è un ufficiale “sui generis”».

Dal punto di vista economico la Commissione sta studiando dove operare i risparmi. «Sulla base dell’esperienza dell’ultimo quinquennio», continua monsignor frigerio, «l’ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, ha verificato che è possibile assicurare l’assistenza anche con 162 ecclesiastici. Resterebbero dunque in pianta organica l’ordinario e il vicario, come in una diocesi ordinaria e 160 cappellani, cioè 42 unità in meno rispetto alla pianta organica precedente. Tra questi 42 di cui si farebbe a meno rinunciamo a 12 che sono assimilati a gradi dirigenziali: 3 al grado di brigadiere generale e 9 colonnelli. Rinunciare a questa parte dirigenziale e agli altri 30 farà scendere la spesa a livello nazionale dai poco più di nove milioni di euro attuali a poco meno di sei. Siamo orgogliosi di aver proposto noi per primi questo taglio in comunione anche con quanto chiede il Papa ai sacerdoti: una maggiore essenzialità nella loro vita economica».

Il vicario si sbilancia anche sugli stipendi che, nella nuova struttura, andranno da un minimo di 1.600 euro netti per un tenente a un massimo di 2.000 euro netti per un tenente colonnello. Inoltre «per il cappellano, la sua evoluzione di assimilazione di grado si svolgerà in tre decenni: i primi dieci anni è assimilato al grado di tenente, i secondi al grado di capitano, i terzi a maggiore. Dopo 30 anni si raggiunge il grado di tenente colonnello. I cappellani non potranno andare oltre». Nella riforma sono esclusi gli straordinari, «ma è stata aggiunta una clausola nella quale si garantisce l’assicurazione a maggior tutela del comandante che gli permette di svolgere l’attività di cappellano fuori dagli orari di servizio». Resta, invece, l’indennità di missione, «ma mi sembra giusto che questa indennità permanga», conclude il vicario con una battuta, «perché se un sacerdote va, per esempio, in Afghanistan con le truppe, condivide con i suoi soldati la totalità della missione e dei pericoli. Per lui non c’è un cartello che dice: “Qui c’è il cappellano, non sparate!”».

Leggi anche