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Pubblicato il 27/06/2022

RASSEGNA STAMPA: IL VESCOVO CHE INVENTO’ IL PARACADUTE ALLA FINE DEL 500



Secondo un articolo apparso oggi su IL GAZZETTINO Nordest / Venezia, autore Alberto Toso Fei , sul finire del Cinquecento Fausto Veranzio, cittadino della Repubblica di Venezia, prelato diventato vescovo, mise a punto un progetto molto simile all’attuale paracadute ad ala, dal nome “Homo Volans”. Nella foto vedete il disegno che compare nel suo libro, “Machinae Novae”,1615, il quale descrive ben 49 innovazioni tecnologiche, con immagini ricche di dettagli e didascalie in cinque lingue: italiano, latino, tedesco, spagnolo, francese.
Gli annali della Repubblica di Venezia riportano un brevetto datato 1590 , “omologato” a suo nome dal senato di Venezia, per una mola o mulino polifunzionale.
Newl volume i trattava di sistemi di navigazione, mulini, attrezzi per la battitura del grano, modelli di imbarcazioni e di pozzi d’acqua, teleferiche, mole, orologi, sistemi di dragaggio, ma soprattutto i ponti – sospesi o strallati – e il paracadute.
Nell’attuale Croazia il nome di Fausto Veranzio è ancora oggi legato al massimo riconoscimento nazionale in ambito tecnico-tecnologico. Durante le sue peregrinazioni, nel 1616 Veranzio decise di lasciare Roma e ritornare in Dalmazia. Morì a Venezia, dove si era fermato di passaggio, il 27 gennaio 1617. Fu sepolto sull’isola di Provicchio, di fronte a Sebenico, per sua espressa volontà.

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