CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 08/10/2020

RASSEGNA STAMPA: LA MARINA MILITARE TEME IL COLLASSO DELL’ARSENALE

LA NAZIONE LA SPEZIA pag. 2
La lenta agonia dell’Arsenale… strategico

Il degrado incalza al pari dei pensionamenti. Conclusi i lavori ai bacini e ai moli, ma resta al palo il restyling dell’officina congegnatori
LA SPEZIA Considerato strategico dalla Marina militare per fronteggiare i bisogni manutentivi delle navi della flotta ma alle prese con la lenta agonia delle sue funzioni industriali. E’ il paradosso dell’Arsenale militare della Spezia tra assunzioni e investimenti infrastrutturali al palo, degrado che incalza in parallelo ai pensionamento degli attuali 664 dipendenti, vista l’età media di 55 anni. Venti anni fa erano 1700. Le ultime assunzioni (sei) risalgono al 2014 in conseguenza di concorsi banditi fra il 2006 e il 2008.



Lo stillicidio delle fuoriuscite senza turn-over è stato sull’ordine di 40/50 dipendenti all’anno. Di questo passo il 2025 sarà l’anno del collasso dello stabilimento. In questo quadro a tinte fosche, tratteggiato ormai da oltre un anno dai vertici della Marina con parallelo appello alla politica ad adoperarsi per il rilancio, si è inserita la recente beffa dell’altolà all’emendamento al Decreto Agosto presentato dalla senatrice della Lega Stefania Pucciarelli per ‘appianare’, sul piano delle assunzioni, l’arsenale della Spezia a quello di Taranto che, nel provvedimento indotto dall’emergenza Covid, ha avuto il via libera a 315 new entry. Cresce la desolazione dei pensionati per non essere riusciti a trasmettere i loro saperi alle nuove generazioni. Se ne fa interprete Gianluca Viviani, a riposo da febbraio, ex operaio dell’Officina congegnatori, un tempo fiore all’occhiello dell’Arsenale. «Avrei potuto trasmettere un grande patrimonio di conoscenze maturate nella pratica del lavoro manuale. Sarebbe stato motivo di soddisfazione oltrechè di necessità per non disperdere professionalità a rischio di estinzioni. Con me anche tanti altri anziani custodi di saperi avrebbero voluto impegnarsi nell’insegnamento. Niente, purtroppo. Speravo, prima di andare in pensione, di vedere almeno ristrutturata l’officina congegnatori. I lavori sono stati rimandati di anno in anno e, per ultimo, a causa del virus.


E pensare che quando, 25 anni sono entrato in questa officina, eravamo in un centinaio a lavorarci. Ora all’interno ruotano circa 60 persone, buona parte delle quali provenienti da altri reparti che nel frattempo sono stati chiusi, nella prospettiva della realizzazione della grande officina polifunzionale». L’avvio dei lavori è slittato nel 2021, secondo l’ultima programmazione tesaa concretizzare la prima parte dell’investimento del piano Brin stanziato nel 2016: 30 milioni. Allo stato sono arrivati al capolinea i lavori per il rinnovamento deila rete fognaria, dei moli d’ormeggio e dei bacini. Per questi ultimi, al pari di alcun immobili e aree all’aperto, si è consolidata la pratica delle «permute» con l’industria privata: messa a disposizione di spazi in cambio di servizi. Nello specifico: interventi di rattoppo a strade e strutture decadenti. Nell’ultimo anno la partita ha ruotato attorno ad opere per un milione di euro. Ma i bisogni sono molti, molti di più, anche in relazione alla necessità delle bonifiche dall’amianto. In parallelo al ritardo dell’attuazione del Piano Brin, in mancanza di risorse anche talvolta per fronteggiare le manutenzioni indotte dagli imprevisti, decade la fruibilità di strutture, magari segnate dal tempo, ma dalle grandi potenzialità. Un caso emblematico, anche sul piano di un’altra attesa non corrisposta dalla politica, nonostante progetti incardinati. Quella del rilancio della Scuola allievi operai, un tempo chiave di volta della formazione delle mani sapienti. «Di nove aule potenzialmente fruibili, sette sono impraticabili a causa di infiltrazioni dal tetto» rileva Christian Palladino della Flp-Difesa che in quei luoghi lavora ogni giorno. Intanto proprio lì è iniziata la produzione delle mascherine chirurgiche dopo l’autorizzazione dell’Istituto superiore di sanitaria. All’appello manca solo la macchina per la sterilizzazione post produzione. Dopo il trattamento di rito, potranno essere distribuite ai dipendenti dell’Arsenale; ma le potenzialità di produzione vanno ben oltre i bisogni interni, anche nella prospettiva degli assist al territorio, come sta accadendo, sul fronte del complesso del Falcomatà, con l’uso della macchina per i tamponi a favore dei test ai ragazzi delle scuole. Corrado Ricci

Leggi anche