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Pubblicato il 31/07/2015

RASSEGNA STAMPA: LA NAZIONE PARLA DELL’INCURSORE BERGAGLIO SCOMPARSO IERI A SPEZIA

QN_PRIMOPIANO pag. 6
31 Luglio 2015
Addio al sergente incursore Bergaglio La morte dopo tre anni di coma

L’incidente avvenne durante un’esercitazione su un sommergibile

LA SPEZIA – IN DIVISA, col basco verde sul cuore, a coronamento di una vita fatta di amore per i suoi cari, la Patria, il lavoro; quel lavoro a misura di un élite di militari per i quali rischi e prodezze sono pane quotidiano: il mestiere dell’incursore, forgiato nella base di Comsubin, al Varignano. Così il sergente Alessandro Bergaglio, originario di Genova e residente alle Grazie, 38 anni, si congeda oggi da questa terra, ricongiunto, all’interno della bara, all’«abito» operativo, quello delle missioni difficili, estreme. L’ultima di queste gli è costata la vita, il calvario, un lento e inesorabile cammino verso la morte, nell’impossibilità del miracolo sperato dai familiari. DAL 4 DICEMBRE 2012 «Ale» c’era e non c’era. Ha vissuto in coma vegetativo, passando, quel giorno, in una manciata di secondi, dalla pienezza del suo ardire all’immobilità assoluta, del fisico e della mente. Colpa di un incidente durante un’esercitazione subacquea per l’addestramento all’ingresso nei sommergibili incidentati in immersione, per portare la salvezza a chi dentro è rimasto prigioniero. Il dramma si era consumato nel Mar Piccolo di Taranto, nella garitta del sommergibile Gazzana che, con muta e bombole, aveva raggiunto insieme ad un collega, a 16 metri di profondità. Durante l’operazione di svuotamento dell’abitacolo dall’acqua si verificò un imprevisto, una manovra errata che comportò un calo immediato di pressione. Con lui c’era un collega sottocapo di 33 anni, originario di Lecce. Entrambi si sono sentiti male. Se ne accorsero gli uomini nel sommergibile e sulla nave-appoggio, dopo il silenzio-radio. Soccorsi a razzo ma conseguenze inevitabili: lesioni all’apparato uditivo per il collega, all’intero cervello per Ale. Il primo si riprese ma è rimasto sordo. Il sergente da quel momento non ha più ripreso conoscenza, pellegrinando da un istituto all’altro per tenere viva la fiammella della vita, della speranza, quella alimentata dai familiari a cominciare dalla moglie Giuliana, figlia di un incursore, che, col cuore lacerato, ha dovuto fronteggiare un’impresa, fatta di tenerezza e finzione: convincere i figlioletti, Lorenzo di 7 anni e Linda di 3, che papà era partito per un lungo viaggio, abituandoli così a dover rinunciare alle sue carezze. A colmare quel grande vuoto, oltre al suo amore, c’è quello dei nonni, degli zii (la sorella Gabriella è a sua volta sposata con un incursore); ci sono le premure dei baschi verdi, della Marina Militare, il moto di affetto che sale dagli abitanti delle Grazie dove è nata l’associazione «Amici di Ale» che, anche con la partita del cuore, si è adoperata per l’acquisto di un macchinario sanitario donato all’istituto delle Missioni di Sarzana, dove Alessandro ha trascorso i suoi ultimi anni. Niente da fare, una fine annunciata, una morte che, nel dolore, si fa anche consolazione e chiama tutti coloro che hanno stimato Ale, vertici militari compresi, ad un ulteriore impegno per accompagnare la crescita dei suoi figli. Oggi alle 15 l’estremo saluto nella chiesa delle Grazie, dove la bara sarà portata in spalle dai colleghi incursori. Intanto, a loro e ai graziotti, i ringraziamenti della famiglia per l’affetto e il sostegno testimoniati. Corrado Ricci

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