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Pubblicato il 02/06/2016

RASSEGNA STAMPA SUL 2 GIUGNO

CORRIERE DELLA SERA DEL 2 GIUGNO 2016
2 giugno. Anche i militari paralimpici nel Ruolo d’Onore
Ci sono anche loro. Con carrozzine e protesi. A sfilare con l’orgoglio nel petto, senza distinzioni. Il Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa alla sfilata del 2 giugno non è una novità, ma testimonia una attenzione particolare che le Forze Armate italiane hanno sempre avuto verso chi è diventato disabile durante il servizio e magari in missione. Unica in questa maniera. Nel vero senso della parola: l’Italia è l’unico paese al mondo che consente ai militari con disabilità di poter rimanere in servizio attivo, in quello che è chiamato Ruolo d’Onore, e quindi essere ancora parte legittima e operante delle Forze Armate.

La prima indicazione è dell’inizio del secolo scorso, un Regio Decreto dei primi del ‘900. Venne poi modificato per adattarlo alle nuove leggi con l’introduzione della Repubblica. Allora quella che veniva definita “invalidità” doveva essere del 100 %, ora si è passati all’80, grazie al lavoro anche di uomini delle Forze Armate nelle istituzioni e alla collaborazione fra politica e militari. In particolare, sul finire decennio scorso, si adoperò molto in tal senso il tenente colonnello Gianfranco Paglia, prestato alla politica e parlamentare della Repubblica in quel periodo. Fu dalla sua iniziativa e dalla collaborazione con il senatore Mauro Del Vecchio, altro militare e politico, e con l’attuale comandante dei Carabinieri, Tullio Del Sette, che la percentuale venne abbassata. Paglia nel 1992 era in missione in Somalia e fu ferito in uno scontro a fuoco. Rimase paraplegico: “Al mio rientro in servizio, nel 97, fu proprio il generale Del Vecchio a richiamarmi subito in missione, in Bosnia. Caricavamo la carrozzina su una vecchia Panda per muoverci nelle varie operazioni di pace in quel Paese, che stava preparando le elezioni. Pur su sponde politiche diversi, ci siamo trovati a collaborare su questo obiettivo comune”.

In alcuni paesi anglosassoni, fra i quali gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, si è trattenuti in servizio temporaneamente, fino a due anni, compiendo un percorso di accompagnamento alla vita civile. In Italia si rimane militari e si continuano ad avere gradi, con scatti ogni cinque anni, e compiti che tengano conto della propria condizione. L’alpino Luca Barisonzi, rimasto tetraplegico per una bomba in Afghanistan, svolge per esempio il suo compito all’interno del Ruolo d’Onore.

Un ulteriore passo avanti è stato fatto nello sport, che ha un ruolo fondamentale nella riabilitazione. Prima una convenzione fra il Comitato Italiano Paralimpico di Luca Pancalli, che l’ha fortemente voluta, e il Ministero della Difesa, che introduce gli sportivi paralimpici all’interno dei corpi militari. Poi, il Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, nato il 9 luglio 2014 sulla base di un protocollo di intesa ancora fra Ministero della Difesa e Cip. Pancalli è da sempre vicino alle Forze Armate: “Ci abbiamo creduto tutti e questo è diventato possibile. Questi atleti sono un patrimonio di questo Paese, rappresentano un esempio. Onorano tutto lo sport, non solo paralimpico”. Recentemente il GSPD, il cui capitano è Gianfranco Paglia, ha rappresentato l’Italia agli Invictus Games (sui social l’hashtag era #IoNonMiArrendo), i Giochi internazionali dedicati ai militari con disabilità permanenti per cause di servizio, che si sono svolti a Orlando, in Florida: sette medaglie d’oro e quattro di bronzo.

Saranno loro, con le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo conquistate negli States a sfilare senza distinzioni e differenze, introdotti al Presidente della Repubblica da parole che con lo stile militare mostrano l’affetto della gente: “Il Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa vuole essere la testimonianza di un impegno fondato su disciplina, sacrificio e rispetto reciproco. Gli atleti militari paralimpici sono anche il simbolo di un Paese che tiene alla sua risorsa più preziosa, cioè al personale, e si impegna al recupero psicofisico di chi è rimasto leso nell’adempimento del dovere”.

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