CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 10/12/2017

Scieri, l’ex pm: «Una morte accidentale»

IL TIRRENO

Scieri, l’ex pm: «Una morte accidentale»

Per Giambartolomei inverosimile l’ipotesi della commissione d’inchiesta sul pestaggio prima della caduta dalla torre

PISA. Un’audizione-interrogatorio in cui a essere messa sotto accusa è stata la Procura che indagò sul caso. Da una parte l’ex pm Giuliano Giambartolomei, all’epoca titolare dell’inchiesta sulla morte del parà Emanuele Scieri e firmatario della richiesta di archiviazione accolta dal gip, che si è ritrovato quasi a doversi “difendere” davanti alla commissione parlamentare. Dall’altra la presidente dell’organismo Sofia Amoddio (Pd) a rimarcare lacune e superficialità nelle fasi iniziali delle indagini.

«Morte accidentale». Dopo l’intervento dell’ex procuratore capo Enzo Iannelli, che ha definito fantasiose le ricostruzioni della commissione («Scieri vittima di nonnismo, prima picchiato, poi obbligato a salire sulla scala e lasciato morire dopo la caduta»), anche l’ex magistrato Giambartolomei, ora avvocato, replica all’organismo parlamentare e al suo vertice. E lo fa con una lettera inviata alla presidente Amoddio chiedendo che il testo venga letto davanti alla commissione o che venga convocato di nuovo. Per lui l’ipotesi contenuta nella relazione finale (a Scieri vengono fatti togliere i pantaloni, viene malmenato e poi se li rimette»), respinta anche dal suo ex capo, è «assai inverosimile». La sua tesi è quella della morte per una caduta accidentale.

Ricostruzioni fuorvianti. Dice di non voler polemizzare, l’ex pm che non ci sta a passare per un inquirente superficiale che ha tralasciato elementi ritenuti nuovi e fondamentali dalla commissione. Ma alla presidente scrive che «ha artatamente approfittato del naturale affievolimento dei miei ricordi a distanza di diciotto anni dalle indagini, per mostrarmi verbali di cui non potevo ricordare nulla, in quanto non citati nella mia richiesta di archiviazione, nella quale ho riportato le conclusioni più rilevanti degli accertamenti svolti, per evidenziare circostanze utili soltanto a corroborare la preconcetta ricostruzione dei fatti, secondo cui il militare Scieri sarebbe stato oggetto di aggressione da parte di altri militari, la sera del 13 agosto 1999».

Il sangue? Era ruggine. Alla contestazione sulla mancata repertazione delle tracce sulla scala da cui cadde l’avvocato sicuracusano, Giambartolomei scrive: «La presidente ha insistito più volte su tale verbale, chiedendomi se ne fossi a conoscenza e io, non essendo tale sopralluogo citato nella mia richiesta di archiviazione, non ho potuto rispondere, così apparendo ai componenti della commissione, come il magistrato che aveva omesso di valutare importanti risultati investigativi. Non poteva ignorare, cara presidente, le conclusioni della perizia biologica da me disposta su tali risultanze, secondo cui le presunte macchie di sangue, così qualificate nel corso del sopralluogo ed evidenziate dal reagente sangurtest (che è sensibile anche alle macchie di ruggine), non erano in realtà tali e che l’unica macchia di sangue rinvenuta sulle ghiere era quella del maresciallo Pirina che si era ferito salendo sulla scala».

Polpaccio sinistro. Sulle lesioni al polpaccio sinistro, indicato come elemento nuovo, l’ex pm sostiene che la presidente ha «artatamente omesso di dire che, in corrispondenza della lesione, vi fosse una lacerazione del pantalone jeans, da cui, più che verosimilmente, potevano essere entrate le tracce di vernice verde e i sassolini». Non è detto, quindi, che la ferita sia stata provocata a gamba nuda. Le lesioni al piedi sinistro sono, invece, acquisite per tutti. «Nella casistica medico legale, viene riferito che nelle cadute da precipitazione, si possono produrre lesioni non riconducibili a urto contro oggetti o superfici incontrati durante la stessa» chiosa Giambartolomei secondo il quale l’aggressione sarebbe solo ipotetica.

Le telefonate. Passando poi alle telefonate fatte dai carabinieri dal cellulare di Scieri preso dal suo marsupio, spostandone il corpo, la spiegazione è che le chiamate «venivano poi recuperate dai tabulati telefonici richiesti a tutti i gestori telefonici, dal periodo 21 luglio al 16 agosto, dall’esame dei quali non emergevano elementi utili alle indagini, in quanto le telefonate in arrivo e in partenza risultavano essere state fatte da commilitoni, da amici, dai genitori e dal fratello dello Scieri». L’ex pm si toglie un ulteriore sassolino dalla scarpa accusando la presidente Amoddio di aver «deliberatamente omesso di chiedermi, e questo doveva essere l’oggetto vero dell’audizione, quale fosse la mia opinione sulle cause della morte di Emanuele Scieri, avendo saputo, dal precedente colloquio, che ritenevo assai più verosimile l’ipotesi accidentale».

Pietro Barghigiani

Leggi anche

Don`t copy text!