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Pubblicato il 05/01/2016

SEI UN FALLITO! NO: SONO UN “LIQUIDATO GIUDIZIALE”

Le nuove normative in corso di approvazione con legge delega sostituiranno il vocabolo “FALLITO” con le parole «Liquidazione giudiziale». Per la prima volta dal 2011 i fallimenti sono in diminuzione, pur rimanendo impressionante il numero delle bancarotte nei primi undici mesi del 2015 , dove hanno fatto crac 12.583 imprese; 4,8 per cento in meno rispetto ai 13.223 dell’anno precedente, ma pur sempre un numero “pesante”. Il più elevato gruppo di imprese fallite è in Lombardia (2,8 per mille contro una media nazionale di 2,1). Vista la diffusione di amministratori ed aziende in bancarotta, si è voluto evitare l’aggiuntivo titolo di discredito che alla parola “fallito” si accompagna. Nonostante tentativi anche non recenti di limitarla, l’amministrazione straordinaria verrà rafforzata ed invariata. Si vuole evitare a tutti i costi il fallimento “classico”. La gestione straordinaria giudiziale era una fornmula introdotta per salvare le grandi imprese in crisi, il cui fallimento avrebbe comportato conseguenze economiche e sociali particolarmente gravi, ma ora è applicata persino ospedali ed enti di formazione sindacali. Sono oltre 400 le società di “interesse sociale” commissariate, con 195 incarichi da commissario. L’obiettivo di fondo della riforma del governo attuale sembrerebbe essere quello di intervenire prima che la crisi aziendale diventi irreversibile, favorendo le mediazioni fra debitori e creditori e facilitando l’attivazione di piani di risanamento e gli accordi di ristrutturazione. Il tutto seguendo il principio di preservare finché possibile la gestione dell’impresa pur se in difficoltà. Anche l’istituto del concordato preventivo viene interpretato dalla riforma come uno strumento finalizzato a questo risultato, prevedendo che serva a superare gli stati di crisi «mediante la prosecuzione diretta o indiretta dell’attività aziendale». Se poi non sarà possibole il salvataggio, si sta creando una rete di tribunali specializzati ( e più veloci), che dovrebbero evitare alcuni casi paradossali, di fallimenti duranti anche 50 anni, con evaporazione completa dei crediti tra compensi degli amministratori e parcelle dei periti.

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