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Pubblicato il 08/01/2015

SGARBI “DIFENDE” I BERSAGLIERI

A ridosso dell’intervento di demolizione della storica struttura militare dismessa, il Comitato per la salvaguardia e la conservazione della Palazzina comando ha convocato un raduno di tutti i vecchi bersaglieri dell’8° Reggimento, con al seguito i labari delle varie associazioni combattentistiche e d’arma e i loro presidenti.

Messaggero Veneto ed. PORDENONE
sezione: CRONACHE data: 8/1/2015 – pag: 23
Sgarbi va alla carica con i bersaglieri

«Mi appello a Comune e Serracchiani, chiederò un vincolo al ministero. Basta brutture, si tuteli l’ex comando della Martelli»

Il comitato spontaneo per la salvaguardia della palazzina comando della caserma Franco Martelli di Pordenone incassa l’appoggio di Vittorio Sgarbi. A una decina di giorni dal via alle operazioni di abbattimento dei padiglioni ospedalieri che un tempo furono parte della caserma, il celebre critico d’arte annuncia di voler investire del caso il presidente della Regione, Debora Serracchiani, e il ministero per i beni culturali. A Sgarbi si è appellato Mario Pinto, portavoce del comitato, per chiedere un suo intervento per salvaguardare dalle ruspe almeno la palazzina comando, testimonianza di una parte della storia pordenonese. Secondo Pinto l’ambito della caserma risale al 1911 mentre l’edificio preso in considerazione è degli anni ’20 del 1900. Il comitato ha inviato ai Sgarbi una foto della caserma con una serie di informazioni. Dallo staff del critico d’arte è arrivata una richiesta di avere ulteriore materiale che è già stato fornito. Sgarbi riconosce di non conoscere nel dettaglio la vicenda («ne vedo talmente tante di queste segnalazioni…») ma quando si parla di demolizione di un edificio storico si infervora. «Il comitato ha ragione – tuona – perché abbattere un edificio che ha un centinaio di anni dovrebbe essere punito con la pena di morte. Adesso chiamo il direttore generale del ministero dei Beni culturali per fare mettere un vincolo». E dall’abbattimento della caserma al teatro Verdi il passo è breve: «Hanno rotto con tutte queste nuove costruzioni – afferma – e poi già voi avete quel teatro…». Il Verdi non gli è mai piaciuto: all’epoca della sua edificazione lo aveva definito un telefonino o, meno elegantemente, un water. Concetto che ripete sistematicamente a ogni visita in città. «Certo è importante il contenuto dell’ospedale – riprende Sgarbi – ma nel 95 per cento dei casi vengono costruiti edifici brutti, deturpanti invece che restaurare edifici esistenti. Faccio appello al Comune e alla Serracchiani e chiamerò il direttore generale del ministero per fare mettere un vincolo. Il comitato ha mille volte ragione, non c’è un ospedale o un palazzo di giustizia fatto negli ultimi 40 anni che si possa guardare. La qualità architettonica sarà modesta, ma diranno che è necessario. Costruire un ospedale è un modo vigliacco e vile per distruggere quella che è la memoria storica di una comunità». E all’obiezione che l’edificio in questione non abbia un particolare valore architettonico Sgarbi replica che «non è che tutto è stato costruito da Palladio. E’ insopportabile demolire uno stabile con tutti quegli anni per fare un ospedale. E per fare l’ospedale c’è l’architettura più brutta del mondo, una scatola di scarpe. Non se ne può più di queste demolizioni e io appoggio il comitato. Voglio evitare un ulteriore scempio a Pordenone che già ha subito altri scempi. Viva il comitato». Sgarbi annuncia di voler approfondire la questione e si mette in prima linea per la difesa della palazzina. Una notizia che rincuora il comitato spontaneo che cerca di impedire l’abbattimento della palazzina su via Montereale proponendo di farne un museo della memoria storica della presenza militare a Pordenone. Non è sufficiente per Mario Pinto e gli altri componenti del comitato la posa di una stele come promesso dal sindaco di Pordenone, Claudio Pedrotti. Mario Pinto ricorda il raduno di ex militari dell’ 8° Reggimento bersaglieri di questa domenica davanti alla Martelli e ribadisce che «non abbiamo niente contro la costruzione del nuovo ospedale in quanto Pordenone necessita urgentemente di una struttura adeguata ai nostri tempi. Si è sviluppato però un vasto movimento di vecchi bersaglieri, tra cui io, che tra quelle mura ha contribuito a dare vita ad uno dei migliori reparti dell’esercito Italiano negli anni ’50, ’60 e ’70 che è stato appunto il pluridecorato grande Ottavo reggimento bersaglieri, inquadrato nella Divisione Ariete, altra gloriosa Grande Unità. Chiediamo a gran voce di lasciare un pezzo della memoria di quella che è stata la casa per molti militari di leva e per i quadri ufficiali e sottufficiali, che hanno trascorso lontano dai propri affetti, senza osservanza di orario o giorni festivi, molto del proprio tempo». Donatella Schettini

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