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Pubblicato il 04/06/2018

SOTTUFFICIALE DEI PARACADUTISTI FERITO IN AFGANISTAN OTTIENE IL RIMBORSO DALLO STATO DOPO UNA CAUSA

SOPRA: FOTO DI REPERTORIO NON RIFERENTESI ALL’ARTICOLO


Il Tirreno ed.
sezione: LIVORNO data: 4/6/2018 – pag: 13

Parà fa causa allo Stato
e ottiene duecentomila euro

ferito in afghanistan

LIVORNO-Ferito in modo grave in un attentato durante una missione in Afghanistan, un sottufficiale dei parà della Folgore ha fatto causa al ministero della Difesa per vedersi riconosciuta l’ “indennità” come vittima di un attentato terroristico. E ha vinto. Il giudice gli ha riconosciuto quella che la legge definisce “speciale elargizione” assegnata a chi subisce lesioni tali da dover lasciare il servizio in un contesto terroristico.È il caso del paracadutista che dalla missione è tornato con un’invalidità permanente del 65 per cento. È stata anche fissata la somma: 200mila euro che lo Stato dovrà pagare al militare all’epoca dei fatti di stanza alla Folgore di Pisa.La causa è stata avviata davanti al Tribunale di Livorno dove il giudice del lavoro Francesca Sbrana in meno di un anno, dalla citazione a giudizio del ministero, ha depositato la sentenza.Il parà (omettiamo il nome per le sue condizioni di salute) come tanti suoi commilitoni aveva preso parte, nella periodica turnazione dei contingenti, a una missione internazionale di pace in Afghanistan. In quello scenario era rimasto coinvolto in un attentato. Aveva rischiato la vita per le ferite riportate nell’agguato. Vittime di assalti e bersagli di autobombe, tanti soldati italiani sono rientrati in patria nelle bare. Se quella sorte è stata risparmiata al sottufficiale, i segni psicologici e fisici dell’esperienza in Afghanistan lo hanno marchiato a vita.Un’esistenza stravolta con i postumi delle ferite a renderlo invalido e una carriera nell’esercito interrotta con un congedo giustificato con la “sentenza” dei medici: permanentemente non idoneo al servizio militare. La vittoria del parà, contro la quale il ministero della Difesa aveva fatto opposizione, è stata quella di essere stato riconosciuto vittima del terrorismo. «Le patologie che davano luogo alla inidoneità assoluta al servizio e quindi alla cessazione della attività lavorativa – scrive il giudice – venivano riconosciute tutte interdipendenti da causa di servizio e riconnesse all’attentato terroristico subìto».Pietro Barghigiani

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