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Pubblicato il 21/09/2017

SVIZZERA: LE ARMI RIMANGONO IN CUSTODIA AI MILITARI ANCHE A CASA

BERNA – I soldati svizzeri potranno conservare al loro domicilio l’arma d’ordinanza. Con una forte maggioranaza ( 120 contro 59 voti) il Consiglio nazionale ha bocciato una mozione che chiedeva che venissero custodite “in locali protetti”.Per il consigliere federale Guy Parmelin, la custodia a domicilio dell’arma personale è “uno dei pilastri che assicurano la prontezza dell’esercito”. Una consegna dell’arma solo al momento dell’entrata in servizio della truppa complicherebbe il processo di mobilitazione e pregiudicherebbe la sicurezza dei militi, ha aggiunto.
Il ministro della difesa ha ricordato che attualmente 2 milioni di armi sono conservate a casa, di queste solo 200’000 sono armi d’ordinanza. Un numero destinato a scendere a 140’000 con la riforma dell’esercito, ha ricordato il ministro della difesa.
I militari non ricevono inoltre più le munizioni da tasca e l’arma personale può essere già oggi depositata gratuitamente nelle basi logistiche dell’esercito. Inoltre, prima di consegnare l’arma ai soldati le forze armate procedono all’esame psicologico dei giovani sottoposti all’obbligo di leva, ha ricordato Parmelin

LEVA CONTINUATA O RIPETITIVA
I giovani svizzeri sono chiamati alla leva in due modi: servizio militare in una sola volta, chiamato “ferma continuata” e dura 300 giorni oppure cicli di 18 fino a 21 settimane filate a seconda della specialità. In questo ultimo caso ogni anno si deve svolgere il cosiddetto corso di ripetizione di 19 giorni-
I soldati svizzeri, terminata la scuola reclute, tornano a casa con il fucile d’assalto o la pistola. Il giovane chiamato al corso di ripetizione, deve svolgere in un poligono di tiro esterno un certo numero di sessioni in dipendenza dei suoi “debiti” nei confronti del servizio militare.

LE ASSOCIAZIONI DI UFFICIALI E DEL TIRO SPORTIVO SONO SODDISFATTE
il presidente della Società svizzera degli ufficiali, Hans Schatzmann, considera il risultato come un voto “per l’esercito e in favore del tiro sportivo in Svizzera”. Per Schatzmann, la maggioranza del popolo ha giudicato sufficienti le modifiche legislative attuate negli ultimi anni.
Sulla stessa lunghezza d’onda la Federazione sportiva svizzera di tiro, che interpreta il no come una manifestazione di fiducia a questa disciplina e il riconoscimento che “proprio le tiratrici ed i tiratori responsabili non rappresentano un rischio per la sicurezza”. In un comunicato, l’organizzazione promette d’altra parte d’impegnarsi affinché “anche in futuro con l’utilizzo dei nostri attrezzi sportivi non si verifichino incidenti e soprattutto abusi”.
Per il presidente dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice) Toni Brunner, il rifiuto popolare equivale a un riconoscimento dell’esercito di milizia e della tradizione del tiro sportivo in Svizzera. A suo avviso, “ha prevalso la libertà del cittadino”.

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