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Pubblicato il 24/09/2014

TATUAGGI DEGLI ASPIRANTI MILITARI: IL TAR ECCEPISCE

ROMA- Contrordine sui tatuaggi per gli aspiranti militari nelle Forze Armate italiane: secondo il TAR Lazio la sua semplice presenza non può comportare automaticamente l’esclusione da un concorso. Un aspirante, Dario Mangiafico, aveva fatto ricorso dopo essere stato scartato dal concorso per arruolarsi nell’Esercito come volontario perché aveva impresso un tatuaggio sul polso.

Le regole : articolo 2 del bando – La COMMISSIONE giudicherà inidoneo il concorrente che presenti tatuaggi quando, per la loro sede o natura, siano deturpanti o contrari al decoro dell’uniforme o siano possibile indice di personalità abnorme (in tal caso da accertare con visita psichiatrica e con appropriati test psicodiagnostici)».

Il 5 giugno 2014, sulla base di questa norma, la Commissione per gli accertamenti psico-fisici ha dichiarato Mangiafico non idoneo al concorso per volontari in ferma prefissata quadriennale di Taranto «per tatuaggio polso destro». La sentenza depositata lo scorso 18 settembre dalla sezione prima bis del Tribunale amministrativo del Lazio dichiara: «In linea generale la presenza di un tatuaggio non può costituire causa automatica di esclusione da un concorso per non idoneità, essendo necessario che i tatuaggi, per la loro sede e natura, siano deturpanti o contrari al decoro dell’uniforme o possibile indice di personalità abnorme».

In base al decreto ministeriale n. 114 del 2000 costituiscono causa di non idoneità «le imperfezioni/infermità dermatologiche consistenti in alterazioni della cute che determinino rilevanti alterazioni funzionali o fisionomiche, per collocazione, forma, dimensione e visibilità».

Lo Stato Maggiore ha inviato ai reparti di tutta Italia la nuova direttiva: saranno esaclusi dall’Esercito i militari con tatuaggi che «abbiano contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa» o che «possano portare discredito alle istituzioni della Repubblica italiana e alle forze armate«.

il TAR segnala che «l’Amministrazione non ha estrinsecato adeguatamente, in sede motivazionale, le ragioni per le quali il tatuaggio del ricorrente al polso destro sia stato ritenuto deturpante per la sede in cui è allocato o contrario al decoro dell’uniforme, ma si è limitata esclusivamente al mero riscontro del tatuaggio stesso».

Mangiafico deve essere riammesso. Un precedente simile si ritrova in una sentenza del 18 febbraio 2009. Un aspirante carabiniere era stato scartato perché aveva un tatuaggio sull’avambraccio destro, che i giudici hanno ritenuto «non lesivo dell’immagine dell’Istituzione».

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