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Pubblicato il 02/12/2016

MORTE DELL’INCURSORE BERGAGLIO : NUOVO PROCESSO AL COMANDANTE COMSUBIM E AL SUO SUPERIORE

LA SPEZIA – il 4 dicembre del 2012 sul sommergibile Gazzana, nelle acque di Taranto, due incursori del Comsubin rimasero coinvolti in un incdente.

Ogggi  inizia il processo-bis.  
Fu il il sergente Alessandro Bergaglio – originario di Genova, residente alle Grazie, padre di famiglia con due figli- a spirare, il 30 luglio dello scorso anno, a 38 anni, dopo due anni e sette mesi di coma.

Oggi a Taranto è fissata l’udienza preliminare per il rinvio a giudizio di Manolo Minuto, ex comandante del sommergibile Gazzana, e Mario Caruso, comandante del Comsubin all’epoca dei fatti.
Sono accusati entrambi di concorso in omicidio colposo e lesioni gravi: queste ultime sono quelle sofferte dal compagno di esercitazione di Bergaglio, il sottocapo Luciano Pennetta di 36 anni.

I reati contestati sono ritenuti conseguenza della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro.
Nel Mar Piccolo di Taranto, nella garitta del sommergibile Gazzana i due operatori stavano effettuando una manovra di addestramento alla emergenza, a16 metri di profondità.

Durante lo svuotamento dell’abitacolo dall’acqua si verificò un imprevisto che comportò un calo immediato di pressione. Entrambi gli incursori persero i sensi. Ebbero conseguenze pesanti: lesioni all’apparato uditivo per il sottocapo; al cervello per il sergente. Il primo è rimasto sordo, con l’effetto indotto di dover rinunciare alla carriera da incursore. Bergaglio – assistito dai suoi cari e sostenuti dalla Marina Militare e dall’associazione degli incursori in congedo – ha vissuto allo stato vegetativo per due anni e sette mesi, fino a spirare il 30 luglio del 2015. NEL CAPO di imputazione formalizzato dal pm Raffaele Graziano, viene contestata ai due ufficiali l’inosservanza di specifiche disposizioni per la prevenzione degli infortuni sul lavoro; l’accusa è quella di aver «omesso di procedere ad una adeguata valutazione dei rischi relativi alle operazioni di svuotamento della garitta del sommergibile anche mediate l’utilizzo di idonee e funzionanti apparecchiature e strumentazioni atte a verificare la pressione e il corretto andamento delle operazioni, nonché, in caso di necessità, a procedere ad una sollecita sospensione delle stesse». Per il pm, la procedura operativa di comunicazione tra gli incursori e il personale di bordo non sarebbe stata idonea.

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