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Pubblicato il 02/07/2015

2 LUGLIO 1993 – RIFLESSIONI DEL GENERALE DI DIVISIONE PARACADUTISTA ALESSANDRO PUZZILLI

sopra: Il gen Puzzilli con la Sua Famiglia. Sotto: mengre riceve la onorificenza dal Prefetto di Roma

2 luglio 1993 i Soldati d’Italia tengono alta la bandiera

 

Tra pochi giorni, il 2 luglio, ricorre l’anniversario dei fatti d’arme del checkpoint “Pasta” a Mogadisho. Quel giorno del 1993 caddero nell’adempimento del dovere il S.Ten. c. Andrea Millevoi, il Serg. Magg. inc. par. Stefano Paolicchi ed il par. Pasquale Baccaro; altri, tra cui l’allora S.Ten. Gianfranco Paglia, riportarono ferite più o meno gravi che ancora ne segnano i corpi. Eravamo partiti per ordine di uno dei tanti governi di questa infelice repubblica tra le solite infami polemiche che avvelenano i parlamenti nazionali, ma non ci tirammo indietro; noi eravamo li per servire la Patria, sotto le bandiere gloriose delle nostre unità. Non saremmo mai venuti meno al giuramento prestato, per quanto squallide si mostrassero le nostre istituzioni.

 

“Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”

 

 

Quest’anno ricorrono anche il 100° anniversario dell’entrata dell’Italia nella I G.M. ed il 70° della fine della II G.M.. Le scempiaggini che siamo costretti quotidianamente ad ascoltare da parte di politici, giornalisti e spocchiosi storici ed intellettuali fanno sanguinare il cuore di chi ama ancora questa Patria. Per che cosa sono caduti quei soldati? Non ci possiamo meravigliare se, nel loro piccolo, i fatti d’arme in cui sono caduti i nostri commilitoni, con cui abbiamo condiviso le missioni fuori area degli ultimi anni, vengono dimenticati dalla classe politica che li ha mandati a morire, dai giornalisti che come avvoltoi ingrassano sui cadaveri dei nostri caduti, degli intellettuali che disprezzano i soldati. Ma noi non dimentichiamo e non dimenticano le madri, le mogli e i figli di quegli italiani orgogliosi che hanno dato la vita in cambio di niente per l’Onore d’Italia, per obbedire agli ordini, per mantenere fede al giuramento, per dimostrare al mondo che l’Italia non è fatta solo di ladri e di piagnoni. Nel contesto di anonimità, che nella repubblica dei ladri deve circondare tutto ciò che concerne i militari, a cominciare dalla liberazione dei Sottufficiali del “San Marco” Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, il 1 giugno ho ricevuto dal Prefetto di Roma, Dott. Franco Gabrielli, la Medaglia d’Oro per le Vittime del Terrorismo, in relazione ai fatti d’arme del 2 luglio del 1993 in Mogadisho. Assieme a me hanno ricevuto l’onorificenza la Sig.ra Anna Rita Lo Mastro, madre del par. David Tobini, caduto in Afghanistan il 25 luglio 2011, ed il Gen. B. CC Giovanni Truglio, anch’egli ferito a Mogadisho il 2 luglio del 1993. Sono fiero di questa medaglia come di quella al Valore dell’Esercito ricevuta a suo tempo, essa dovrebbe più degnamente brillare sul petto di mia moglie, che per quella esperienza ha sofferto più di tutti; io, da soldato, l’ho superata senza gravi traumi. Mi lascia però amareggiato il fatto che alla memoria del par. Tobini non sia stata conferita una maggiore enfasi, in un contesto meno intimo. In fondo il giorno dopo si celebrava la festa della repubblica e forse il bianco crinito presidente avrebbe potuto ricordare in maniera più solenne quel giovane che per essa ha dato la vita. puzzilli mentre riceve la medaglia dal prefetto il 2   giugno 2015

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