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Pubblicato il 16/08/2021

AFGANISTAN- I CAMBIAMENTI SAREBBERO ARRIVATI DAL COMMERCIO INTERNAZIONALE. DOVE ARRIVANO I CAMION ARRIVA LA SPERANZA

islam qala
foto sopra: 13 Marzo 2021- Islam Qalla – Un attacco al confine tra Iran e Afganistan fa esplodere decine di cisterne di carburante ( i giornali iraniani parlavano di trecento) , in fila per entrare in Afganistan. Un segnale preciso di ciò che sarebbe accaduto.




Non sono un analista geopolitico, nè ho conoscenze militari, quindi racconterò quello che ho capito dell’Afganistan lavorandoci come spedizioniere internazionale che viene accolto dai propri corrispondenti e che ha a che fare con le amministrazioni ed i funzionari doganali e polizie di frontiera per sbloccare camion incagliati nella burocrazia.

Il mio lavoro è la logistica. Consegno materiali “civili” che ritiro in Italia e in Europa e li trasporto via camion, via mare o via aerea in paesi “difficili”. Tra questi c’è ( c’era) l’Afganistan, dal 2004 fino all’Aprile 2021.
In ogni paese turbolento dove ho lavorato, ho notato una diretta corrispondenza tra lo sviluppo del commercio internazionale ed il progresso sociale. In altre parole: la essenza di uno dei capitalismi “buoni” è lo scambio di merci , la loro vendita ed il giro di denaro che ricade sulla gente; questa è la vera opportunità della popolazione, che inizia ad aspirare ad una maggiore libertà di vivere e una struttura civile non oppressiva e -magari- a combattere per difendere i nuovi agi e i nuovi diritti.


Gli afgani dell’area di Herat e di Kabul che ho conosciuto, tutti legati al mio lavoro, si sono dimostrate persone capaci, intelligenti, attive e, nella stragrande maggioranza dei casi, non più disonesti di altri paesi. Quegli amici operano in condizioni difficilissime, in un paese povero e corrotto, con comunicazioni, strade e strutture amministrative poco efficienti, ma hanno sempre garantito ai carichi che trasportavo una assistenza leale, quasi riconoscente. Persone migliori di quelle con cui lavoro in altre zone del mondo: dagli autisti, ai facchini dei magazzini doganali, ai proprietari di flotte di camion, fino agli spedizionieri. La Dogana Afgana, corruzione a parte, è ( era) digitalizzata e interconnessa con i confini, come accade in Europa. I carichi in arrivo compaiono in un sistema elettronico consultabile e gli sdoganamenti, se le procedure sono seguite correttamente, non richiedono più di due giorni. La corruzione dei doganieri, come nel resto del mondo, nasce se c’è un errore sui documenti oppure quando il carico contiene materiali soggetti ad autorizzazioni; in questo caso inizia un ping pong dove vieni rimbalzato come un pollo da spennare, ma la stessa cosa mi è accaduta anche in Russia o in Africa.


Le aree doganali di trasbordo di Tourgundi e Islam Qala, i confini con Turkmenistan e Iran, sono due giganteschi piazzali, circondati da recinti doganali e dell’esercito dei due paesi. Ogni giorno ci passavano oltre mille camion, comprese le cisterne col carburante iraniano. Il 13 Marzo i talebani ne hanno fatto saltare un centinaio. Era l’inizio della fine. Di lì a pochi giorni gli americani hanno respinto perfino camion in viaggio destinati ad Herat, perchè sapevano che si sarebbero ritirati.
I terminali erano grandi polmoni commerciali molto efficienti : ho assistito personalmente al trasbordo di 10 camion in un giorno da parte di una squadra che aveva a disposizione solo una vecchia gru italiana Fantuzzi. Gli operai del mio corrispondente hanno lavorato silenziosamente per 11 ore , con soste solo per la preghiera ed un rapido pasto. In Italia ci avremmo impiegato almeno 2 o 3 giorni, dogana inclusa.



La logistica, i trasporti, le dogane, la organizzazione del confini, i comportamenti e l’etica dei corrispondenti sul posto, sono una cartina al tornasole di quanto un paese stia crescendo, anzi: di quanto un paese vuole adeguarsi agli “standard” doganali ed organizzativi del commercio internazionale. Dove arrivano i camion arriva il progresso,anche amministrativo. .



In Afganistan si giunge via strada per andare nella zona ovest ( Herat, Farah etc) ,mentre si preferisce il via mare sbarcando a Karachi, Pakistan, se la consegna è destinata all’area di Kabul. Ci sarebbe ( c’era) la possibilità teorica per i carichi europei di arrivare anche via ferrovia al nord, sull’unico tratto ferrato di quel paese,sbucando a Thermez, punto di confine con l’ Uzbekistan , dopo avere attraversato tutte le ex repubbliche sovietiche e l’Ukraina. Da lì si arriva fino a Mazar El Sharif usando 104 chilometri di binari di recente costruzione, usati dai contingenti inglesi e americani per i loro trasporti.
La aggressività talebana in quell’area ha sempre sconsigliato l’uso “civile” della linea ferroviaria.


Per i carichi destinati alle basi militari della NATO non era possibile , per ovvi motivi, passare via Iran ed entrare ad Islam Qala. Il percorso di base è stato sempre Trieste, Mersin ( Turchia) , Baku (Azerbaijan) , Turkmenbashi ( Turkmenistan) e Tourgundi, al confine con l’Afganistan. Nove transiti, tredici/quindici giorni di viaggio e, credete, non era l’Afganistan il paese più difficile da attraversare. Gli ultimi carichi provenienti dall’Europa e destinati alla base militare di Herat li ho consegnati in Aprile 2021, poi c’è stata la decisione di lasciare il paese, così improvvisa che, come ho scritto sopra, gli americani hanno informato il mio cliente a pochi giorni dall’arrivo, che avrebbero respinto tre camion che erano ormai a Baku, pronti a prendere il traghetto per il Turkmenistam. Li abbiamo dirottati in Iraq, non senza difficoltà doganali. Già, in Iraq, dove spero non si ricominci daccapo. Per la diga di Mosul ho trasportato 198 camion per conto di clienti italiani ed europei. Un enorme investimento pagato dal governo italiano per far lavorare sul posto una azienda italiana. Gli effetti economici non si sono notati perchè il circuito finanziario principale è rimasto fuori dal paese.
Molti container italiani sono in partenza il 18 di Agosto per Dakar, da dove ripartiranno per essere consegnati via camion all’aereoporto di Bamako, in Mali, a 1500 chilometri. Località il cui nome evoca difficoltà e pericolo per i Soldati dei paesi presenti in quel posto, Italia compresa.Nel mio piccolo, contribuisco al loro benessere e quello di altri contingenti e al lavoro di aziende locali e ne sono orgoglioso. Se avessi qualche potere , sceglierei la strada della incentivazione e protezione del commercio per avere risultati permanenti-

aw

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