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Pubblicato il 22/10/2015

CASO MANDOLINI: MINACCE ANONIME ALLA FAMIGLIA CHE INDAGA

ARTICOLO APPARSO SU LA NAZIONE
LIVORNO CRONACA pag. 7 – 22 Ottobre 2015
Caso Mandolini: il giallo del cellulare Nuove minacce alla famiglia che indaga

Il telefonino dell’incursore è intatto. Il nipote: «Svolta vicina»
LA CENSURA Le foto del cadavere pubblicate su Facebook cancellate e rimosse
di SILVIA SANTINI – LIVORNO – HANNO RESO pubblica la foto del cellulare del maresciallo scomparso venti anni fa, quel telefonino che aveva addosso al momento della morte. I familiari continuano da Castelfidardo a cercare la verità soprattutto oggi che sembra esserci una svolta, la più grande possibile dal giorno della morte del sottufficiale dei reparti speciali dei paracadutisti della Folgore Marco Mandolini, 34enne fidardense capo della scorta del generale Bruno Loi in Somalia, massacrato la sera del 13 giugno 1995 con quaranta coltellate e finito con una pietra che gli aveva fracassato il cranio sugli scogli del Romito a Livorno. LE DUE NUOVE testimonianze appena ascoltate in tribunale potrebbero dare una svolta clamorosa al caso e intanto su Facebook i parenti più stretti pubblicano particolari salienti e commentano il caso. «Qualcuno immagino riuscirà a riconoscerlo, era il cellulare di Marco, trovato nel taschino del gilet che indossava quel giorno. Il corpo era pieno di sangue ma il cellulare è rimasto così pur essendo in una delle zone più insanguinate dopo la presunta caduta da circa sei metri d’altezza e le quaranta coltellate inferte. Che ci sia stato messo dopo?». L’HA SCRITTO ieri sul profilo Facebook dedicato proprio all’operazione verità sulla morte di Mandolini, una verità attesa da vent’anni, il nipote del maresciallo. Quell’obiezione portata sempre avanti dai familiari fa parte del coacervo di misteri che fa da cappa attorno alla morte di Mandolini. Il cammino verso la verità è sempre più irto di ostacoli, adesso più che mai forse: «Perché ci arrivano continuamente telefonate anonime che ci intimano di smettere di cercare la verità? – continua il nipote -. Stiamo scoprendo giorno per giorno che il numero delle persone che vogliono conoscerla sta aumentando». Altre minacce dopo che i fratelli hanno pubblicato tre foto del loro caro Marco assassinato, il suo corpo riverso in una pozza di sangue nella scogliera. Non l’avevano mai fatto in vent’anni e nonostante il grande lasso di tempo passato, quelle foto sono state segnalate da qualcuno cui davano «fastidio», censurate e rimosse. I FAMILIARI hanno anche organizzato una marcia dal 3 al 12 giugno prossimi, 352 chilometri da percorrere con partenza dalla lapide sul Romito a Livorno e arrivo al monumento nazionale delle Marche di Castelfidardo dove, nel cimitero cittadino, è sepolto il caro defunto.

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