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Pubblicato il 12/04/2017

FUGGIASCO DI FERRARA: SE INTERVERRA’ IL GIS VUOL DIRE CHE HA DECISO DI MORIRE

CORRIERE DI BOLOGNA – CORRIERE DI BOLOGNA
sezione: Bologna data: 12/04/2017 – pag: 2

Parla il capitano Alfa «Serve pazienza, lo prenderemo così»

«Se interverrà il Gis vuol dire che ha deciso di morire combattendo». Senza la minima inflessione della voce, senza eroismo nè retorica, a dirlo è il Comandante Alfa, il nome in codice di uno dei fondatori del Gis, il gruppo speciale «d’elite» dei carabinieri, in questi giorni dispiegato nella Bassa alla ricerca di Igor/Ezechiele o chiunque sia il killer di Budrio e Portomaggiore. È il nucleo creato alla fine degli anni 70 per intervenire in situazioni di estremo pericolo come erano allora i covi dei terroristi e anni dopo i luoghi di prigionia dei sequestratori in Calabria e Sardegna. I componenti entrano in azione solo con il mephisto calato sul viso, provengono dal Reggimento Paracadutisti Tuscania e hanno quasi sempre meno di 30 anni, sono addestrati per le situazioni più a rischio, specie con ostaggi, e sono l’estrema ratio degli strumenti delle forze di polizia. Dopo quasi quarant’anni nei Gis, il comandante Alfa, oggi consulente in pensione dell’Arma ed esperto in criminologia, con un libro in uscita il 18 aprile dal titolo Io vivo nell’ombra , spiega cosa potrebbe succedere quando il killer sarà avvistato. «Verrà accerchiato, poi sarà informato il pm che ordinerà l’entrata in scena del Gis e i nostri negoziatori tratteranno la resa. Potrebbero volerci ore o giorni, ma se non si arrenderà, il Gis interverrà e vorrà dire che ha deciso di morire». Perché il Gis è fatto da incursori e se intervengono sparano. «Per come si è comportato fino ad ora viene da pensare che combatterà, ma non è detto. Può anche darsi che si arrenda, lo spirito di autoconservazione c’è in ogni uomo e ho visto anche i più sanguinari arrendersi per non morire». Quale profilo si può tracciare di quest’uomo per come si è comportato fino ad oggi? «Agisce con decisione, non ha sentimenti e adesso è estremamente pericoloso perché è come un animale ferito.

Sicuramente si sente un Rambo, se è serbo potrebbe aver vissuto la guerra dei Balcani, anche non da militare, ma sicuramente è abituato a sparare e soprattutto spara per primo». Com’è possibile che sia ancora imprendibile?

«Io capisco che la gente possa pensare che è strano che 1.000 persone impegnate ancora non l’abbiano preso, ma è una zona molto vasta, lui la conosce bene e parte avvantaggiato. È piena di canali, erba alta, cascine disabitate e poi si muove di notte, quando le ricerche sono più difficili. Ma non facciamolo diventare un fenomeno, prima o poi commetterà un errore e noi abbiamo messo in campo le forze migliori che abbiamo, lo prenderemo». Come lavorano in queste ore gli uomini delle forze speciali? «Non hanno nessun contatto con nessuno e sono pronti a intervenire. È un mondo difficile da comprendere il nostro, ma siamo addestrati alla pazienza e in queste situazioni ne serve tanta. Possono passare giorni e settimane prima di intervenire. Il territorio viene diviso in cerchi concentrici con le mappe, si batte palmo a palmo, con cautela perché il killer potrebbe sbucare all’improvviso, ma il cerchio piano piano si va stringe e se lui è ancora lì lo troveranno». Ricorda altri casi simili? «Tanti, anche per i covi delle Br abbiamo battuto i terreni palmo a palmo persino con i carabinieri a cavallo. Oggi la tecnologia aiuta». Andreina Baccaro

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