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Pubblicato il 06/01/2021

GIAPPONE: POPOLAZIONE DISCIPLINATA E VINCENTE

Il vicepremier nipponico, Taro Aso, aveva attribuito al “livello” del suo popolo gli eccellenti risultati contro l’Epidemia di COVID. Nel giorno in cui Tokyo comunica dati record sulla crescita del Pil ed esclude un nuovo rinvio delle Olimpiadi, già rimandate al 2021, viene da pensare che Aso non avesse poi tutti i torti. E’ davvero il “mindo” il loro segreto?

A oggi il Giappone conta 119 mila casi totali di coronavirus e 1.874 decessi dall’inizio dell’epidemia, numeri che molte delle nazioni europee più colpite raggiungono in pochi giorni.Ai giapponesi non è stata imposta alcuna misura coercitiva

Alla popolazione è stato semplicemente chiesto di rispettare le norme igienico-sanitarie e i luoghi pubblici a maggior rischio sono stati chiusi con grande anticipo, scuole incluse. . Tutto questo è bastato. Nessuno ha paralizzato l’economia , dopo che i giapponesi avevano lottato per venti anni con tassi di crescita bassissimi contro il miglior Pil in 40 anni del 2020 grazie ai consumi privati, ovvero ristoranti e tempo libero.

Eppure la popolazione è tra le più anziane del mondo e la densità abitativa altissima. Tokyo , con i suoi 14milioni di abitanti e una densità abigtativa altissima sembrava destinata a diventare uno degli epicentri mondiali della pandemia, ma con grande sorpresa , nella affollatissima ed anziana capitale nipponica il picco di contagi fu di soli 206 casi in 24 ore il 17 aprile. Il 22 maggio il numero di nuovi casi era già sceso a tre.
La consegna a ogni famiglia di due mascherine riutilizzabili aveva suscitato sarcasmo. Concentrarsi su pochi focolai invece di lanciare test su larga scala era sembrato un azzardo. In molti avevano invocato Seul, bloccata in una severissima chiusura ,con suiccessive applicazioni obbligatorie come modello da seguire.

In un discorso alla nazione Abe fece appello al senso civico del popolo nipponico, richiamando lo spirito di unità dei giorni successivi allo tsunami che causò il disastro nucleare di Fukushima. Il premier chiese ai cittadini di ridurre i contatti umani del 70-80% .

Parte del successo del modello nipponico sta nell’aver ridotto subito al minimo le possibilità di assembramenti mentre altri Paesi esitavano. Se la popolazione non era stata sottoposta a limitazioni della libertà personale, le scuole erano già state chiuse agli inizi di marzo, altra iniziativa di Abe che fu criticatissima. E già a febbraio, quando il picco era ancora lontano, c’era stata la serrata di musei, teatri, parchi a tema e stadi. Quando, il 10 marzo scorso, in Gran Bretagna 150 mila persone si erano recate a Cheltenham per assistere al celebre torneo di equitazione, in Giappone il campionato di calcio era già stato sospeso tre settimane prima.

Molte delle norme igenico-sanitarie necessarie a limitare i contagi erano già parte del modus vivendi nipponico. Per un giapponese indossare una mascherina era già un’abitudine normale d’inverno, per proteggersi dall’influenza, e in primavera, per combattere le allergie stagionali. L’abitudine di salutarsi chinando il capo invece che stringendosi la mano o abbracciandosi, il togliersi le scarpe all’ingresso delle abitazioni e un’igiene personale rigorosa sono stati altri fattori che hanno contribuito ad abbattere in fretta la curva.
Aso ha citato il “mindo”, ma va ammirato anche il ‘jishuku’, ovvero la autodisciplina.




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