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Pubblicato il 24/07/2019

GIUSTIZIA MILITARE- CAPORALE CON CERTIFICATI MEDICI FASULLI CONDANNATO

Un caporale maggiore scelto dell’esercito, di stanza a Cremona, è stato condannato a due anni ed un mese di carcere militare: presentava certificati medici per malattie inesistenti. A tradirlo, anche alcune foto sui social, in cui risultava perfino ad un addio al celibato o ad un matrimonio nei giorni di malattia.
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Presentava falsi certificati medici per coprire le assenze dalla caserma, ma in realtà non era affatto malato, o comunque non lo era a tal punto da non poter lavorare. Con questa accusa, certificata da prove considerate inoppugnabili, un caporale maggiore scelto dell’esercito italiano è stato condannato a due anni ed un mese di reclusione militare per i ripetuti “fenomeni di assenteismo dal servizio”. L’uomo era in servizio presso il Decimo Reggimento Genio Guastatori di Cremano.

La sentenza di colpevolezza è stata emessa dal Tribunale Militare di Verona, su richiesta del Procuratore Militare Stanislao Saeli. Secondo quanto accertato dai giudici, i falsi certificati medici venivano utilizzati per coprire le proprie assenze in caserma, mentre sui social network l’uomo pubblica fotografie che sono state giudicate “incompatibili” con le sue condizioni di salute. Da quanto emerso, le certificazioni attestavano malattie “o non esistenti”, oppure “non tali da impedire lo svolgimento dell’attività lavorativa”. Le malattie certificate variavano da semplici dolori, magari al ginocchio, alla sindrome vertiginosa: ma dalle sue fotografie, pubblicate in particolare su Facebook, sembrava impegnato in tutt’altre attività.

Tra i certificati sotto indagine, tre di essi con date 11, 12 e 22 maggio 2016, attestavano proprio la “sindrome vertiginosa”: ma il militare risultava in realtà essere, nello stesso periodo, da tutt’altra parte, come ad esempio all’addio al celibato di un amico a Caserta ed al matrimonio di quest’ultimo il giorno dopo. Il militare è stato giudicato recidivo e dunque non gli è stata concessa la sospensione condizionale della pena.

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