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Pubblicato il 26/01/2017

IL GENERALE GRAZIANO SEGNALA: UN SOLO PIRATA CIBERNETICO PUO’ MINACCIARE UNO STATO

il Dis, il dipartimento informazioni e sicurezza della presidenza del Consiglio dei ministri è diventato l’organo centrale a coordinare le attività di difesa nazionali contro gli attacchi informatici. Gentiloni, affiancato al Copasir da Alessandro Pansa,è direttore del Dis.

Graziano, ai deputati della commissione Difesa, ha spiegato come “la minaccia assume un rilievo crescente, direttamente proporzionale alla dipendenza informatica da parte dei Paesi tecnologicamente più avanzati, e costituisce uno dei più efficaci strumenti di lotta asimmetrica: anche un singolo individuo può costituire una minaccia per uno Stato”. Dunque, attenzione agli hacker isolati, che anche da soli possono nuocere alla sicurezza nazionale. E, soprattutto, vietato abbassare la guardia: “Man mano che la minaccia evolverà dovrà altrettanto evolvere il nostro progetto di difesa informatica: si tratta infatti di una minaccia in continua evoluzione“, ha ammonito Graziano.

Il generale ha parlato ai deputati dei potenziali effetti di un attacco cybernetico. Per esempio, “nel caso di un comando impegnato in un’ipotetica operazione multidimensionale, la minaccia cibernetica potrebbe manifestarsi in molti modi, che potrebbero comportare un’errata percezione da parte dei comandanti a tutti i livelli della situazione operativa reale, con perdita di controllo dei propri assetti, decadimento delle reti di comunicazione, errata geolocalizzazione delle forze in campo, fino ad arrivare alla paralisi“. In altre parole, in presenza di difese immunitarie basse e antidoti poco efficaci, si rischia il blocco di interi apparati, civili o militari che siano. Per questo “l’Italia e gli altri paesi a prendere misure adeguate”, ha avvertito il generale.

Graziano ha informato la commissione che “c’è stato un incremento del 60% negli attacchi cyber a strutture Nato nel 2016, con una frequenza media di circa 500 attacchi al mese”. Numeri che non lasciano spazio a tentennamenti. “Tutti i principali Paesi delle organizzazioni internazionali – compresa la Nato, che da questo punto di vista ha sempre rappresentato il motore – si stanno da un lato dotando di strutture di comando e controllo per operare nell’ambiente cibernetico, dall’altro stanno studiando le diverse sfaccettature di tale dominio, al fine di poter operare anche nell’ottica di una cooperazione inter-alleata in un quadro per quanto possibile chiaro, normato”.

I servizi italiani , recentemente accentrato a Palazzo Chigi puntano anche molto sulla formazione del proprio personale. Tanto che “presso la scuola telecomunicazioni delle Forze armate di Chiavari è in via di allestimento quello che noi chiamiamo Cyber Range, che poi è un istituto scolastico per la formazione, ma anche un poligono virtuale per l’addestramento e il mantenimento delle capacità operative del personale impiegato nel settore cyber”, ha spiegato Graziano. “Tale struttura auspicabilmente in futuro sarà federata con analoghe capacità di Paesi amici e alleati, tra cui il Centro di eccellenza Nato di Tallinn. L’istituto opererà in favore degli ambienti interforze, interagenzia e interalleati, e soprattutto in sinergia col mondo accademico e quello industriale”.

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