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Pubblicato il 29/01/2015

ONORATE LE BANDIERE DI GUERRA DELLA SASSARII

Ritaglio
SASSARI La Brigata Sassari ha celebrato la “Festa di Corpo e delle Bandiere di Guerra del 151 e del 152 reggimento fanteria” in occasione del 97esimo anniversario della battaglia dei “Tre Monti”, importante vittoria delle armi italiane che segnò la ripresa operativa e morale dell’esercito italiano dopo le infauste giornate di Caporetto e che valse la 2ª medaglia d’oro al valor militare alle bandiere di guerra dei due reggimenti. La storica ricorrenza è stata rievocata nelle caserme “Monfenera” di Cagliari (sede del 151 reggimento) e “Gonzaga” di Sassari (sede del 152° reggimento) nel corso di due distinte cerimonie alle quali ha partecipato il comandante della brigata “Sassari”, generale Arturo Nitti, presenti i coman-danti dei reggimenti, i colonnelli Enrico Rosa e Raffaele Vladimir Forgione, gli ufficiali, i sottufficiali, i graduati, i cappellani militari, il personale civile dei due reparti e i familiari dei soldati sardi caduti in Patria e all’estero nell’adempimento del proprio dovere. «Il mio deferente pensiero va a tutti i Caduti, alle loro famiglie e a quanti, con straordinario valore, altruismo e spirito di sacrificio, hanno combattuto nel corso dei due conflitti mondiali ed operato nelle missioni di pace», ha detto il generale Nitti durante il suo intervento nel corso del quale ha evidenziato il fortissimo legame che unisce i “sassarini” delle origini, combattenti sul fronte del Carso e sull’altopiano di Asiago durante la Prima guerra mondiale, e quelli di oggi. «Legame che va ricercato nell’essenza dei valori della Sardegna – ha sottolineato il generale – valori secolari come l’orgoglio di essere presenti laddove la Patria chiama in ossequio al solenne atto del giuramento che ogni soldato pronuncia davanti alla bandiera di combattimento affidata alle nostre unità militari, simbolo dell’onore dell’unità stessa, delle sue tradizioni, della sua storia». I militari della “Sassari”, reduci dalla missione Isaf in Afghanistan, sono oggi impiegati a Roma nell’ambito dell’operazione “Strade sicure” dove operano a garanzia dell’ordine pubblico e della sicurezza a siti sensibili e ad alcune aree urbanizzate della capitale.


FINITE LE MUNIZIONI ATTACCARONO CON I PUGNALI
La battaglia, combattuta per l’intera giornata del 28 gennaio 1918 dal 151° e dal 152° reggimento fanteria della brigata “Sassari”, vide momenti drammaticamente cruenti nelle contese trincee di Col del Rosso, Col d’Èchele, e Monte Valbella, culminati con la morte del comandante del 151° reggimento.
Esaurite le munizioni i fanti si difesero anche con i sassi.
Gli austriaci, resisi conto della difficoltà del momento dei “sassarini”, poiché isolati e senza munizioni, si lanciarono all’attacco sicuri di riconquistare le posizioni perse.
Tra i reparti della “Sassari” ci fu un attimo di esitazione, svanito nell’istante in cui ci fu la consapevolezza che indietreggiare avrebbe significato perdere ciò che si era conquistato a caro prezzo e che l’unica alternativa possibile, arrendersi, non era nella loro indole.
In quegli attimi terribili il richiamo all’Isola lontana risvegliò l’orgoglio e la fierezza tipica del popolo sardo.
I “Diavoli Rossi” decisero di contrattaccare all’arma bianca.
Dalle file della “Sassari” si levò alto il grido “Avanti Sardegna!”
All’incitamento “Avanti Sardegna!” giunse il grido di guerra “Forza Paris!”, urlato all’unisono, che accompagnò il terribile contrattacco alla baionetta, condotto dai “sassarini” con la forza della disperazione, disorientando e sorprendendo gli austriaci benché fossero in numero più elevato, ben armati e meglio equipaggiati.
Tutto ciò consentì di mantenere le posizioni.
Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Armando Diaz, nel congratularsi con i “Sassarini” reduci dalla battaglia, ebbe a dire “….Voi non sapete, e forse non saprete mai, quanto avete fatto per l’Italia…”.

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