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Pubblicato il 23/06/2016

PANTANO LIBIA

ognuna delle 140 tribù della Libia in questi 3-4 anni dopo la caduta di Gheddafi ha creato una specie di piccolo Stato, naturalmente con la certezza di poter utilizzarne la ricchezza

PARMA- La situazione in Libia diventa ogni giorno più complessa. Ci soo al momento tre governi e due parlamenti oltre ad decine di milizie armate che rispondono a logiche che sfuggono persino agli addetti ai lavori. Vocazione alla distruzione, al conflitto, al saccheggio, al banditismo e poca idelità. I singoli capetti rifiutano di assoggettarsi ad alcuna autorità esterna, per non perdere il diritto a rapinare e saccheggiare.

Poi ci snoo i jtagliagole del daesh. Il quotidiano arabo “Assafir” ha fornito un’idea precisa delle grandi tribù che si combattono , in feroce lotta tra loro per accaparrarsi ricchezza, potere ed armi.

L’articolo del giornale esordisce con le parole pronunciate da un influente capo tribù la scorsa settimana: “La tribù di al ‘Magarbah’ ha preso il Petrolio (Ministero), mentre quella di ‘Obeidat’ controlla il Parlamento e quella di ‘al Bra’asah’ che si è accaparrata la guida del governo (Consiglio Presidenza di al Sarraj). Nonostante ciò, ci sono alcuni che ritengono sia troppo per noi di ‘al Awaqir’ (tribù dello sceicco) avere preso il ministero della Difesa”. Con una frase, “il notabile spiega che i veri antagonisti sono le grandi tribù in lotta tra loro: non fazioni politiche opposte, nè estremisti avversi a moderati e neppure islamisti contro laici. Questi ultimi hanno tutti un ruolo marginale che non incide sugli avvenimenti”, spiega Salah al Bakkoush un noto analista e blogger di Bengasi.

N AMBASCIATORE AL CAIRO
la capitale egiziana ha due tribù concorrenti: Al Bra’asah e al Dorsah. Alla fine il governo di Tobruk ha accontentato enrambi nominando Tareq Saqif dei Bra’asah a ambasciatore presso il governo e Mohammed Saleh dei Dorsah a rappresentante alla Lega araba. Entrambe hanno ottenuto il risultato con la violenza: una tribù ha fatto irruzione nella sede del ministero degli esteri ad al Baida prendendo come ostaggio il vice ministro Hassan al Sagir; l’altra ha mandato propri emissari che “hanno aggredito con calci e pugni il ministro degli Esteri Mohammed al Daraia”.

LE GUERRE TRIBALI NEL SUD COME A OVEST E EST
Molti vedono il conflitto libico come uno scontro tra La Cirenaica ad est e la Tripolitania a ovest tralasciando il Sud ed anche i conflitti interni tra tribù dell’ovest come tra quelle ad est.

Nel sud è in corso una guerra tra i Tuareg e le tribù dei Tebu per il controllo del fiorente contrabbando con i Paesi al confine meridionale: Ciad, Niger, Mali, Algeria e Sudan. Solo lo scorso aprile è stata siglata una pace grazie alla mediazione della comunità di San Egidio.

A ovest, invece, è in corso un duro conflitto tra Misurata e al Zintan, due città che grazie ad alleanze tessute dalle loro grandi tribù hanno formato due potenti armate. Per usare le parole di al Bakkoush, i primi, oggi, leali al governo di unità nazionale rappresentano “la civiltà del litorale mentre i secondi sono i paladini dei beduini del Sahara”.

Non è immune di rivalità e guerre neanche la parte orientale del Paese: da una parte la grande tribù dei Al Awaqir dall’altra un’alleanza di clan della zona di Brega unitisi a gruppi che fanno capo al generale Haftar.

Lo stesso Haftar, per sottomettere la tribù di al Zuwayya diffusa nella parte sud-orientale della Libia, avrebbe stretto un’alleanza con “Giustizia e Uguaglianza”, principale fazione dei ribelli del Darfur nel Sudan e con le tribù meridionali dei Tebu.

L’EST E’ SPEZZETTATO IN MICRO COMUNI GOVERNATI DA TRIBU’

“La Cirenaica in via di disintegrazione”, scrive Assafir che parla di una diffusa tendenza delle tribù locali a farsi piccoli feudi governati in assoluta autonomia. E per comprendere la portata del fenomeno l’analista del giornale cita l’esempio di Jardas al Abid: una zona a sud di al Baida trasformata in un comune per volontà dell’omonima tribù locale. La decisione ha spinto le vicine tribù dei Bra’asah a pretendere ed ottenere la creazione di ben 24 micro comuni autonomi abitati complessivamente da soli 15mila persone.

“NON ESISTE UN ESERCITO DI MILITARI”

“Nella Libia di oggi non esiste un esercito, quello attuale (di Haftar, ndr) è composto da un manipolo di uomini di cui i militari di professione sono il 20%”. Così il colonnello Faraj al Barasi, comandante della zona militare al Jabal al Akhdar. Concetto confermato da Yussuf al Manqush: “Chi parla di Esercito Nazionale Libico – dice – diffonde solo una grande bugia per la semplice regione che Gheddafi ha distrutto l’esercito svuotandolo da ogni significato”.

MISFATTI DEL LAICO HAFTAR CHE USA MILIZIE SALAFITE

Per gli analisti di Assafir, uno dei principali artefici del caos è il generale “laico” Haftar accusato di definirsi alfiere della lotta ai jihadisti, ma tra i gruppi armati che lo sostengono svettano milizie salafite come “Katibat al Tawheed” (“Brigate del Monoteismo”) o falange islamiste come i “Proconsoli del Sangue”. “l’esercito guidato da Haftar non è composto da militari, in gran parte sono volontari, mercenari e gente laureatasi nelle galere”, sostiene l’ex capo di Stato maggiore.

ASSEMBLEA TRIBALE ACCUSA: CI SONO ANCHE SQAUDRONI DELLA MORTE DI HAFTAR
Il giornale dopo aver definito Haftar, personaggio che “vuole replicare Gheddafi” che “ricorre alla violenza per zittire gli avversari”, ricorda una riunione tenuta lo scorso 14 giugno dalla Suprema Assemblea delle Tribù al Awaqir. All’incontro hanno preso parte tre esponenti della tribù: Faraj Aqim, comandante delle forze speciali dell’antiterrorismo a Bengasi; Saleh Bulgheib, capo dell’intelligence militare; e al Mehdi al Bargheshti, ministro della Difesa del governo di unità nazionale. Una registrazione audio trapelata sui social media rivela come i tre esaminando i “gravi fatti avvenuti a Bengasi negli ultimi tre anni”, accusano Haftar di aver formato uno squadrone della Morte guidato dal suo assistente Abdel Razzaq al Naturi che avrebbe eliminato 137 “avversari politici”. Si parla anche di “un carcere segreto gestito da sei mercenari stranieri” di Haftar e di “traffico di stupefacenti”.

TRIPOLI

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