CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 11/05/2016

QUELLI DELLA BRIGATA PAOLO: 29 OMICIDI NEL TRIANGOLO ROSSO

PARMA- Nel libro “Quelli della brigata paolo” sono esaminati ventinove trucidazioni avvenute dopo il 25 aprile 1945 . L’autore è Maurizio Maurizio Ravaglia.
«Ho incontrato cinque figli delle vittime, tutti nella zona di San Giorgio di Piano. Uomini che non hanno mai conosciuto i loro padri». Dopo avere esaminato documenti processuali del 1952 che riguardavano 7 delitti avvenuti a Bologna il 21 aprile 1945, ho continuato ad approfondire. Ho trovato evidenze di uccisioni che non hanno spiegazione, come quelle dei giorni successivi, dei sette fratelli Govoni di Pieve di Cento, sei maschi e una femmina di 20 anni». Il gruppo di partigiani della brigata Paolo, responsabile di queste uccisioni, colpì in alcuni casi non dei fascisti, ma persone simbolo del capitalismo e in altri persone del tutto innocenti. Giuseppe Forti e il figlio Romeo furono uccisi nonostante avessero contribuito economicamente alla Resistenza, perché proprietari di un’azienda agricola. Caliceti Giovanni era un contadino ‘colpevole’ di essere fratello di Vittorio, comandante di fiducia di D’Annunzio. Una pittrice di San Pietro in Casale, Laura Emiliani Costa, 52 anni, uccisa perché avrebbe tenuto riunioni di fascisti in casa. Stessa sorte per la maestra Adelaide Taddia e il marito Sisto Costa, assassinati senza aver mai svolto alcuna atività. C’è un caso che ha fatto condannare nel 1952 alcuni partigiani. Giacomo Malaguti, 22 anni, tenente di artiglieria, che aveva combattuto contro i tedeschi. Fu ucciso per una frase: ‘Comanderanno ancora per 20 giorni’, riportata da un affittuario sfrattato dal padre del 22enne. Malaguti fu sentito per quella frase, ma le sue spiegazioni non lo salvarono.

Leggi anche