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Pubblicato il 16/05/2017

RASSEGNA STAMPA: ALEX PINESCHI IN KURDISTAN PARLA A LA NAZIONE DI LA SPEZIA

«Combatto l’Isis perché ci riguarda Non mercenario ma un idealista»

LASPEZIA


CRONACA LA SPEZIA pag. 8

«Combatto l’Isis perché ci riguarda

Non mercenario ma un idealista»

Pineschi si racconta dal Kurdistan dove lavora per i Peshmerga
– LA SPEZIA – ADDESTRARE i peshmerga a combattere l’Isis, stare al loro fianco per difenderli dagli attacchi, per stanare e uccidere i miliziani del califfato usurpatore che attentano alla loro vita. E’ la missione di Alessandro Pineschi, 33 anni, ex militare di truppa negli Alpini , poi private security contractor impegnato sulle navi nei mari battuti dai pirati e dal 2014 in soccorso del popolo curdo che, in Iraq, è in guerra con l’Isis, per sostenerlo a liberarsi d’occupazione. Sulla sua testa, si era allungata l’ombra del mercenario. Questa è stata ora spazzata via dal procuratore della Repubblica della Spezia Antonio Patrono che, per quattro mesi, ha indagato sul guerriero: missione legittima a favore dell’Esercito curdo, riconosciuto dal governo italiano; nessuna violazione delle convenzioni internazionali, come certificato dai ministeri degli Esteri e della Giustizia. «Si è chiusa pagina importante che a tratti mi ha pesantemente segnato, senza mai intaccare la motivazione forte che ha sempre guidato le mie azioni», dice ora Alex, raggiunto telefonicamente dalla sua base operativa. Quale motivazione? «Essere parte attiva in questa guerra al terrore che io combatto in un Paese lontano dal mio ma che interessa anche l’Italia, molto più di quanto spesso non ce ne si renda conto…». A libro paga dell’Esercito del Kurdistan iracheno. Lo stipendio? «Quel che basta per sopravvivere. Non sono qua per soldi! Lo sanno bene le persone che in questi mesi mi hanno mostrato solidarietà». Sono centinaia i like ai suoi post nel profilo personale su Facebook. Decine i commenti favorevoli alla notizia della richiesta di archiviazione del fascicolo aperto sul suo conto dalla procura della Spezia, su segnalazione della Digos. Un bel supporto. «Tutto ciò – spiega Alex – aumenta in me la voglia di perseguire la mia missione con passione, con forza rinnovata, consapevole del valore di essere qui ad affrontare grandi sacrifici e a combattere anche per il mio Paese». Perché nel Kurdistan iracheno? «Perché questo popolo, orgoglioso delle sue radici, della sua cultura, lo merita». Radici islamiche… «La prova provata che dietro l’offensiva dell’Isis ci sono solo questioni di interesse economico, che la religione è strumentalizzata dal califfo per colpire l’occidente. Mi batto anche per far capire questo….». Come è avvenuto l’ingaggio da istruttore dei Peshmerga? Quale percorso professionale? «Congedatomi dall’Esercito italiano, ho studiato negli Usa a stretto contatto con istruttori di fama mondiale nel settore militare e di polizia nel 2009 ho iniziato a sviluppare uno studio approfondito sulle procedure operative legate all’ uso delle armi da fuoco focalizzandosi sullo sviluppo di una metodologia didattica innovativa mirata a fornire i più alti standard addestrativi nel settore. Nel marzo del 2015 sono stato incaricato dalle autorità del Kurdistan di seguire e supportare la creazione di una nuova unità SOF (Special Operation Forces), diventando uno dei fondatori di una delle unità d’élite della polizia militare dei Peshmerga, la Task Force Black che da lì a breve si sarebbe apprestava a scrivere una delle pagine più importanti della storia di questa guerra». Pagato per combattere… «No, pagato, quel che basta per sopravvivere, per addestrare. Poi partecipazione volontaria a tutte le operazioni che hanno visto impegnata le mia unità durante la massiccia offensiva per liberare l’area di Kirkuk dalla stretta dei miliziani dell’ Isis». Ha rischiato di essere ucciso? «Tutti i giorni». E’ arrivato ad uccidere? «Mi sono difeso e ho difeso mi miei uomini. Anche questo accade ogni giorno». I genitori, alla Spezia, cosa pensano delle sue scelte? «Mi supportano» Corrado Ricci

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