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Pubblicato il 04/03/2015

RASSEGNA STAMPA- IL RESTO DEL CARLINO PARLA DELLA BFU

IL RESTO DEL CARLINO

4 MARZO 2015

REGGIO PRIMO PIANO

pag. 4

La scuola parà è un mucchio di macerie«Ripartiremo con un aereo in prestito»

Schiacciato dall’hangar, il «Pilatus» ha gravi danni. «Senza di noi il campovolo muore»
Gli effetti dell’ultima scorreria
«ANIMATI da una discreta dose di ottimismo, desideriamo comunicare che sabato 28 marzo, meteo permettendo, riprenderà l’attività della Bfu». Paolo Haim, l’appassionato che ha creato al campovolo una delle più importanti scuole di paracadutismo d’Italia, si sforza di guardare al domani, di non pensare alla grande nevicata che, unita alle folate di vento, ha causato il crollo dell’hangar in cui stazionavano gli aerei. Un milione di euro di danni. Straziato dalle lamiere anche il mitico Pilatus classe 1965, con trascorsi nella guerra del Vietnam in grado di trasportare una dozzina di sportivi alla volta, permettendo di contenere i costi. La Bfu andrà a prestito: «Un nostra grande amico, Jan Wildgruber, modificando tutti i suoi programmi ci ha messo a disposizione il suo Cessna Short Caravan che resterà a Reggio fino alla fine di aprile». Poi si vedrà se il Pilatus sarà in grado di riprendere a solcare il nostro cielo. All’aeroporto si respira ancora aria di tristezza. «Ormai è solo la passione che ci fa andare avanti», dice Cosimo Arnesano, conosciuto da tutti come Mimmo, storico socio della scuola Bfu, oggi presieduta da Edoardo Stoppa, il giornalista di Striscia noto per le sue importanti battaglie animaliste. Della struttura crollata un mese fa non rimane più niente se non un ammasso di ferraglia in attesa di essere rivenduta come alluminio e i grandi portoni che custodivano gli apparecchi. «ERA davvero bello l’hangar, venivano da tutta Italia per saltare». Una media di 12mila lanci all’anno: circa 2mila di tipo vincolato, quelli per prendere l’abilitazione, e più di diecimila compiuti da appassionati che arrivavano a Reggio da tutta Italia per un weekend all’insegna dei brividi ad alta quota. Ogni fine settimana la scuola contava tra le 30 e le 100 persone: «Molti soggiornavano nelle roulotte, altri nell’albergo qui fuori dall’aeroporto», spiega Mimmo. «Parliamo di almeno due giorni di permanenza. Senza di noi il campovolo è un mortorio. Per esempio da quando ci siamo fermati, al sabato non c’è nessuno, una vera tristezza». A consolare i paracadutisti, la solidarietà di tutti gli amici. Molti hanno partecipato alla sottoscrizione per la raccolta fondi: «Ci ha fatto veramente piacere ed è stato davvero inaspettato. Sono stati raccolti circa 15mila euro che verranno investiti per ricominciare». ANCHE se quest’anno non si terrà il tradizionale meeting annuale che richiamava appassionati da tutto il mondo, la scuola non si arrende: «Venivano dalla Russia, dalla Germania, c’erano fino a 4 aerei che andavano su e giù con i paracadutisti. Una grande festa che si svolgeva a giugno e che purtroppo quest’anno non ci sarà». Sul calendario, comunque, spicca la data del 28 marzo. Poi, alla fine di aprile, si vedrà: «Speriamo che il glorioso N9444 dice Haim, citando i numeri del Pilatus possa tornare a volare». Giacomo Prencipe

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