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Pubblicato il 20/12/2021

RASSEGNA STAMPA: LIVORNO- LA SECONDA BRIGATA MOBILE DEI CARABINIERI COMPIE VENTI ANNI

Il Tirreno ed. sezione: LIVORNO CECINA data: 20/12/2021 – pag: 17 intervista al generale Stefano Iasson
«La seconda brigata mobile porta la pace nel mondo»

Oggi si celebra il ventennale della fondazione dell’unità militare con sede in città
Il comandante: «Amo Livorno e al Gabbiano ho imparato a nuotare d’inverno»

Stefano Taglione
Livorno. Le immagini di Kabul – con i bambini presi in braccio dai carabinieri per raggiungere i C-130 dell’Aeronautica in volo lungo il ponte aereo dall’Afghanistan a Roma – non mentono. E rappresentano nel migliore dei modi la seconda brigata mobile di Livorno. Fiore all’occhiello del Paese. Cuore e forza dello Stato italiano. Fondata il 15 settembre del 2001 per coordinare le missioni all’estero dell’Arma, oggi i militari ne celebrano il ventennale. Uno Stato maggiore, quello che ha sede in viale Goffredo Mameli, base logistica e centro di addestramento per i carabinieri che lavorano nel mondo.

Un’organizzazione che ingloba il reparto supporto, i paracadutisti per la sicurezza delle rappresentanze diplomatiche a rischio, il primo reggimento “Tuscania”, il settimo “Trentino Alto Adige” e il tredicesimo “Friuli Venezia Giulia”, con sedi a Laives (Bolzano) e Gorizia. E naturalmente il Gruppo di intervento speciale (il Gis), reparto d’élite invidiato ovunque, che interviene nelle operazioni più delicate e pericolose (l’arresto dei latitanti più ricercati, solo per citarne alcune). A guidarla, dal 2019, è il generale di brigata Stefano Iasson (57 anni e quinto comandante della storia) che in passato ha lavorato a Milano al tempo dell’inchiesta “Mani pulite” ed è stato a capo del comando provinciale dei carabinieri di Padova.Generale Iasson, lei guida una brigata che ogni giorno ha in media 300 militari impegnati fuori dai nostri confini, in tutto il mondo.«Sono orgoglioso di comandare questa brigata, l’unica con tutte le bandiere decorate: quattro reparti con le bandiere di guerra. Portiamo e supportiamo la pace nel mondo, lo dimostrano ad esempio le missioni in Afghanistan e in Iraq.



Il nostro obiettivo, di concerto con le istituzioni, resta quello di supportare l’ordine democratico nei Paesi stranieri».E non solo.«Garantiamo la sicurezza in tutte le ambasciate italiane dei territori più a rischio. Dalla Birmania alla Colombia. E anche in Congo, dove purtroppo nel febbraio di quest’anno hanno perso la vita l’ambasciatore Luca Attanasio e il nostro carabiniere Vittorio Iacobacci. Un militare splendido, che ha difeso fino all’ultimo l’ambasciatore al prezzo della sua vita. Ultimata la missione, fra l’altro, Iacobacci sarebbe dovuto venire proprio a Livorno. Sono caduti due grandi uomini che, insieme alle loro famiglie, avevano come obiettivo il bene comune».
A proposito di Livorno, lei da due anni vive qui. Come si trova nella nostra città?

«Mi trovo benissimo e sono molto affezionato ai livornesi. Mi piace il mare, vado a nuotare anche d’inverno e ho imparato a farlo dai tanti anziani che da tempo si tuffano dal Gabbiano».

Come mai la Seconda brigata mobile è stata istituita proprio a Livorno?
«Perché qui avevano già sede i paracadutisti del “Tuscania”, che prima dell’esistenza della nostra brigata facevano parte della Folgore. Un senso di appartenenza rimasto ben saldo, visto che i nostri militari del reggimento gridano sempre “Folgore”.


I carabinieri sono inseriti anche nei comandi dell’Esercito, con il quale c’è sempre una proficua collaborazione nell’interesse del Paese».
Tornando all’estero, sono molto importanti anche le vostre attività di addestramento nei Paesi stranieri. Ad esempio in Africa.

«Certamente. A Gibuti stiamo addestrando la polizia somala, uno Stato in cui cerchiamo di riportare l’ordine democratico di concerto con le agenzie governative. Mentre nel Centro Africa – parlo di Niger, Mali, Burkina Faso, ma anche di Mauritania e Senegal – addestriamo sempre le forze dell’ordine per contrastare la tratta degli esseri umani, di donne e bambini».

A proposito di bambini: le immagini dello scorso agosto a Kabul, con i vostri carabinieri del “Tuscania” impegnati a prendere in braccio i piccoli fuori dall’aeroporto per portarli sui C-130 dello Stato, hanno fatto il giro del mondo.

«Io lo dico sempre: noi siamo questo. Il nostro obiettivo è aiutare le persone e dall’Afghanistan in poche settimane abbiamo portato in Italia circa 5.000 cittadini afgani. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al nostro arrivo, ci ha ringraziato. È stato un signore con la S maiuscola e i militari hanno fatto un grande lavoro».

Come immagina fra 20 anni la Seconda brigata mobile?
«Me la immagino evoluta nel pensiero con i tempi che saranno andati avanti. Ma, parallelamente, salda nelle tradizioni. In particolare quelle di Livorno, con i paracadutisti e le forze speciali. Dobbiamo riuscire a rappresentare l’Italia all’estero attraverso l’addestramento e lavorando a stretto contatto con i reparti, dando un’impostazione tutta italiana. Che è eccellenza. In questo momento, ad esempio, stiamo collaborando con la Slovenia per vaccinare le persone.

Anche a Livorno avete aperto una linea vaccinale al Modigliani Forum.
«Esatto. Noi siamo sempre a disposizione dello Stato. Quando l’Italia ha bisogno, i carabinieri ci sono. Così come la Seconda brigata mobile. E vorrei aggiungere una cosa».Prego.«Dobbiamo continuare a esistere nell’esempio del comandante di una stazione dei carabinieri. Noi lavoriamo esattamente come lui, ma all’estero

NOTA DELLA REDAZIONE

sede in Livorno, è articolata su uno Stato Maggiore che provvede alla logistica ed al movimento dei Reparti:
• il Centro Addestramento;
• il Reparto Supporti;
• il Reparto Carabinieri Paracadutisti per la Sicurezza delle Rappresentanze Diplomatiche a Rischio;
• il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”;
• il 7° Reggimento Carabinieri “Trentino Alto Adige” ed il 13° Reggimento Carabinieri “Friuli Venezia Giulia”, con sede rispettivamente in Laives (BZ) e Gorizia (GO);
• il Gruppo di Intervento Speciale.

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