Pubblicato il 28/06/2017
DIAMO VOCE ALLA MAMMA DEL PARACADUTISTA DAVID TOBINI
Medaglia d’oro di vittima del terrorismo | |
«Per l’evento verificatosi a Bala Mourghab il 25 luglio 2011» — 12 gennaio 2015. |
di Walter Amatobene
PARMA- Ho potuto scambiare alcuni messaggi con la signora Annarita Lo Mastro , mamma del Caporalmaggiore Paracadutista David Tobini, che ha qualcosa da dire su come le Istituzioni militari giudicano i risultati di una missione .
L’ articolo nasce per questo motivo, ma prima è necessaria una premessa.
Mancano 27 giorni al sesto anniversario della morte in combattimento dello sfortunato Caporal Maggiore avvenuta il il 25 Luglio del 2011.
Sopra ho pubblicato le motivazioni delle tre onorificenze di cui è stato insignito. Parlano da sole e da solo parla anche il ricordo commosso e struggente che ho raccolto, proprio ieri, ma anche nei giorni e mesi scorsi, da Commilitoni, Ufficiali e i Sottufficiali con i quali David ha condiviso il pericolo, la polvere ed il calore dell’Afganistan per molte settimane. E’ morto due giorni dopo il suo compleanno per una sorte misteriosa e cattiva.
La signora Annarita vive in memoria di David e si difende da una burocrazia che a volte sembra incurante della storia di quel Paracadutista.
Ha dovuto intervenire con energia più di una volta per avere riconosciuti alcuni diritti che spettano alle Famiglie dei Caduti o per avere intitolato a David un luogo della sua città, Roma , o per una allocazione più dignitosa del corpo di suo figlio.
E’ stata circondata dall’affetto e dalla assistenza dei Paracadutisti sia dell’ANPDI di Roma che di un attivissimo gruppo formatosi su Facebook, che la considera “madrina” degli eventi più significativi. Ora veniamo al motivo di questo articolo: l’occasione nasce dallo scambio di messaggi con la signora Annarita , che aveva letto e riascoltato una vecchia intervista che l’allora comandante del 183mo aveva rilasciato ad una radio nazionale e che noi avevamo riportato in rassegna stampa.
Il colonnello Tuzzolino parlava dei risultati conseguiti dai suoi Uomini e dalla Folgore. Erano davvero tempi durissimi a Bala Murghab, ma la Folgore riuscì a riportare a casa centinaia di Famiglie afgane, che erano scappate per le angherie dei talebani. La presenza del 183mo , forte, decisa, reattiva, li aveva allontanati di oltre 80 chilometri da quella tribolatissima valle.
Addolorata, la signora mi ha ricordato , però, che quando un Ufficiale perde anche solo un Uomo, non può parlare di ottimi risultati. Mi ha pregato di farlo sapere a quel Colonnello, ora generale Tuzzolino. Mi ha pregato di riferirlo ad Aquila 1. L’ho fatto perchè la Mamma di un Soldato come David ha diritto di chiederlo. Ma so per certo che i destinatari del messaggio lo sapessero, perchè ho avuto modo più volte di parlargli anche in passato, nei periodi immediatamente successivi alla morte di David.
Ricordo di essere stato a Bala Murghab qualche settimana dopo quel drammatico giorno , ed altre volte in seguito. Ho trovato, sul muro principale della Base Alan Todd dove erano attendati dentro una fabbrica semidistrutta, un angolo dedicato a David, voluto da quel Comandante che era orgoglioso di quanto fatto dai suoi uomini e davanti al quale ogni reparto si soffermava per dedicargli onori .
Una madonnina, un rosario, una foto di David dietro una teca di vetro e la poesia/canzone “avevo un camerata”, per riflettere e pregare per quel bel paracadutista d’ Italia.
La signora Lo Mastro mi ha ricordato che l’ obbiettivo di un comandante è che nessuno deve rientrare avvolto nel tricolore, altrimenti non c’è alcun “ottimo risultato”.
Per David, e per i tanti commilitoni più fortunati di Lui , il coraggio era, ed è, nel proprio DNA e David, ne sono sicuro, non avrebbe rinunciato a partire, nè avrebbe rinunciato a combattere.
In quella missione e “quel giorno” , disse il Suo comandante nella immediatezza della sua morte, David era uno dei migliori Soldati sul campo.
La scelta della Folgore è stata per Lui assai faticosa e mortalmente pericolosa.
Ho sentito dire da alcuni suoi commilitoni, con consapevole lucidità: “se devo morire da Paracadutista , che sia in combattimento”.
Sono certo che David la pensasse così, a giudicare dal suo stato di servizio, dai suoi comportamenti in combattimento e dalla stima che raccoglieva soprattutto dai Superiori in grado.
Conoscendo bene tanti soldati del 183mo , ho potuto verificare che il loro comandante era capace ed autorevole. Ricordo un bellissimo regalo che i suoi uomini gli avevano fatto per il compleanno. Una tavola dipinta ( bene) a mano che raffigurava la carta universale: il jolly. Il comandante veniva chiamato “the jocker” , il jolly, per come era di fianco a loro, anche in azione.
E’ qui che le strade dei Figli si dividono da quelle dei genitori: nelle scelte difficili della vita. Misteriose e dolorose. Anche a me è capitato di fare scelte pericolose, il cui esito negativo avrebbe fatto sprofondare di dolore i miei cari, ma le ho fatte.
E’ qui che provo imbarazzo ricevendo dalla signora Annarita l’invito ad essere meno accondiscendente con la istituzione militare, più critico . Ha ragione, ma chi sta dentro l’Istituzione militare oppure chi ne ha fatto parte o ne vorrebbe far parte, la accetta. David continua a “far bene” il Soldato ogni volta che qualcuno rilegge la motivazione della medaglia d’ argento al valor militare.
Le istituzioni sanno che la Famiglia lamenta la mancata concessione della Medaglia d’Oro e so che si tratta di materia dove l’esame del caso non deve essere “tecnico” ma etico.
Di sicuro David, per noi paracadutisti in congedo, è Medaglia d’Oro. So che la signora Annarita voleva di più dal nostro giornale, ma noi paracadutisti siamo fatti così: accettiamo il rischio e sappiamo che quando si va in zone belliche, il destino è in agguato.
Vorrei dedicare al paracadutista David Tobini un pensiero commosso, e alla Madre la nostra ammirazione e riconoscenza perchè ci ricorda i nostri doveri.