OPINIONI

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Pubblicato il 01/12/2006

IRAQ : POTEVAMO E DOVEVAMO FARE DI PIU’

di Framer

Alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Romano Prodi, sabato 2 dicembre 2006, alle ore 13.00, faranno rientro all’Aeroporto Militare di Ciampino, con un velivolo dell’Aeronautica Militare, la Bandiera del 1° rgt. bersaglieri e la Bandiera del Contingente militare italiano della missione “Antica Babilonia” in Iraq.

Saranno presenti il Presidente della Commissione Difesa del Senato, Sen. Sergio De Gregorio, il Presidente della Commissione Difesa della Camera, On. Roberta Pinotti, i Vertici della Difesa, l’Ordinario Militare per l’Italia, Mons. Vincenzo Pelvi, e numerose alte cariche politiche, civili e militari.

Con lo stesso velivolo farà rientro dall’Iraq il Ministro della Difesa, On. Arturo Parisi che, accompagnato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Giampaolo Di Paola, e del Comandante della Brigata “Garibaldi”, Gen. Carmine De Pascale, avrà partecipato – nella giornata dell’1 dicembre, a Nasiriyah – alla cerimonia di “ammaina Bandiera”, alla presenza del Governatore della Provincia di Dhi Qaar, del Presidente del Consiglio Provinciale, dei Comandanti della Polizia locale e della 3^ Brigata irachena.

Al suo arrivo a Ciampino, la Bandiera del 1° reggimento bersaglieri riceverà gli onori militari e proseguirà per la propria sede stanziale.

La Bandiera del Contingente, invece, sarà recata dal Ministro Parisi, che la porgerà al Presidente Prodi per la custodia fino al giorno 7 dicembre.

In tale data, infatti, a Caserta – sede della Brigata bersaglieri “Garibaldi” – sarà tenuta una solenne cerimonia, durante la quale il Ministro della Difesa, Arturo Parisi, consegnerà personalmente la Bandiera del Contingente al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quale simbolo di tutti i militari italiani che nel corso di tre anni e mezzo si sono avvicendati, operando in territorio iracheno.

Alla cerimonia, che segnerà ufficialmente la conclusione della missione “Antica Babilonia”, parteciperanno il Presidente del Senato, Sen. Franco Marini, il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, e alte cariche nazionali e locali. Saranno invitati anche i familiari dei Caduti e tutti i militari rimasti feriti nel corso delle operazioni, insigniti di Croce d’Onore.

Questo il dettagliato programma che il Ministero della Difesa ha diffuso e che ci pare esauriente e dovuto per i nostri Caduti e per i nostri militari che hanno operato per oltre tre anni e mezzo in Iraq.

Ma ci pare anche il momento di fare qualche considerazione e conclusione , perché non ci piace che nei commenti tutto sia sopito, attutito se non stroncato da giudizi di parte.

A suo tempo abbiamo contestato con forza che si parlasse, con riferimento ai militari che non possono accettarlo , di ritiro.

Per intenderci : ritiro o fuga dall’Iraq, come è stato quello degli Spagnoli. Ci piaceva di più che si parlasse di ripiegamento o rientro come di fatto sta avvenendo, con gradualità ed intelligenza passando nel tempo le consegne all’esercito locale ricostituito, almeno in parte, con il forte contributo proprio dei nostri militari il quale tuttavia, come ha comunicato il Comandante generale dell’Arma, continuerà da parte di una cinquantina di Carabinieri per l’addestramento della gendarmeria locale.

Se doveva essere disimpegno deciso dalle Autorità politiche non ci dispiace come sta avvenendo : i nostri militari rientrano con dignità e con l’orgoglio di avere compiuto bene
e con successo il proprio dovere assolvendo il compito affidato, nei tempi concessi. E il Paese sembra volerlo riconoscere a pieno.

C’è tuttavia da chiedersi se non fosse necessario più tempo per assolvere il compito compiutamente.

L’Iraq non è pacificato, il terrorismo locale è assolutamente fuori da ogni controllo, le Forze militari irakene sono soltanto ai livelli minimi della operatività, le Forze di polizia non ancora in grado di controllare autonomamente una situazione ambientale troppo precaria nella quale non possono riprendersi gli elementi ed i parametri che portano a valutare come normale un Paese. Alla domanda se esiste in Iraq la democrazia auspicata, la risposta non può essere completamente positiva, anche se le libere elezioni hanno cominciato a dare segnali in tal senso.

Ma questi segnali quanto sono dovuti ed attribuibili al ripreso controllo della situazione del Governo Irakeno o non piuttosto alla permanenza della presenza delle Forze militari internazionali ? La risposta è rimandata al 2007, quando l’annunciato ripiegamento anche delle Forze statunitensi sarà avviato e forse completato.

Ci pare tuttavia realistico pensare che la situazione senza la presenza nel Paese di Forze militari internazionali sia per ora e per qualche tempo ancora molto precaria. Molto è stato fatto certo, ma l’obiettivo finale non è stato ancora conseguito.

Ed allora è giusto o è quantomeno intempestivo il rientro delle Forze italiane voluto dal nostro Governo?
Diverse sono le valutazioni e le motivazioni del disimpegno, ma certamente e giustamente sono solo delle Autorità politiche cui è devoluta in merito ogni decisione. Le conseguenze di questa importante decisione sono , per ora, non valutabili sul piano irakeno mentre sul piano nazionale italiano sembrano positive a qualcuno che trova un forte sollievo nello ……..smarcare la crocetta dell’impegno, anche se ci pare improprio e persino arrogante sentire le più autorevoli Autorità governative italiane dare suggerimenti a chi continua a permanere militarmente in Iraq chiedendo di “ ripensare la presenza solo con altre modalità” .

Questa dunque l’attuazione della decisione che va rispettata, ma sia lecito non condividerla permanendo appunto molte perplessità.

La nostra sintesi è che : l’intervento delle Forze militari italiane ha consentito di far il massimo di quello che si poteva fare nel tempo concesso, ma questo massimo è solo un minimo. E l’impegno militare doveva essere portato ancora avanti.

Onore comunque ai Caduti ed alle Forze armate italiane.

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