OPINIONI

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Pubblicato il 22/10/2015

ITALIA: STRANIERI LAUREATI SOLO 10%. INGHILTERRA: STRANIERI LAUREATI 47%

In Italia ed in Europa siamo abituati da tempo agli stranieri.Nel gennaio 2015 nel nostro paese i “regolari” superano i 5 milioni -ovvero l’8% della popolazione- cui si aggiungono stime per almeno due milioni di illegali.

Le statistiche degli organismi internazionali dicono che in Italia non arrivano stranieri laureati e non siamo nemmeno in grado di occupare quelli con minori qualifiche in attività ad alto reddito. A noi interessa -lo dice la cronaca- schiavizzarli nei campi agricoli della camorra o impiegarli in lavori miseri. In aggiunta: chi degli immigrati ha un livello di istruzione basso trova impiego in misura maggiore del 10% rispetto a cittadini italiani con analogo titolo di studio.
STRANIERI LAUREATI: ITALIA IN FONDO ALLA LISTA PER PRESENZA E PER IL LORO IMPIEGO ADEGUATO AL TITOLO
I laureati stranieri, che sono solo il 10% del totale in Italia, non trovano occupazione adeguata da cui trarre vantaggio delle loro qualifiche. Il nostro paese offre adeguate posizioni solo a 65 di loro su cento, contro 81 su cento dell’Inghilterra.

Come annunciato nel titolo, l’Inghilterra conta sul 47% di laureati tra gli immigrati , mentre la Svezia è al 39%, impiegati per l’80% circa.
Svezia e Regno Unito -come sappiamo- sono i Paesi che dal 2000 a oggi sono cresciuti maggiormente in termini economici assoluti;
si pensa che uno dei fattori positivi dipenda dall’avere offerto migliori condizioni agli immigrati in possesso di titoli o di qualifiche professionali, traendo un vantaggio aggiuntivo dalla presenza di lavoratori mediamente più giovani, più mobili, meglio pagati e quindi consumatori di beni e servizi e ancora non percettori di pensioni. L’apertura delle frontiere ai profughi siriani,più istruiti rispetto ad altri immigrati, è anche un segno di lungimiranza da parte della Germania, oltre che di solidarietà.
A noi rimangono i disperati africani, che giungono con bisogni primari ed attingono a piene mani ai servizi sociali , con minime possibilità di creare ricchezza ma, al contrario, con forti possibilità di creare miseria intorno a loro.

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