OPINIONI

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Pubblicato il 12/07/2013

ARRUOLAMENTO PER UN ANNO: MA QUANTO MI COSTI?

di Alessandro Puzzilli

CORSI E CONCORSI
Dalla sospensione del servizio di leva (legge n. 226 del 23/8/2004), la difesa nazionale si basa sul modello professionale. Con lo sguardo di un presidente di sezione ANPd’I, che organizza corsi di paracadutismo, frequentati prevalentemente da aspiranti VFP 1, ma anche con quello di un padre di famiglia, intendo esaminare brevemente i lineamenti dei bandi di concorso per il loro reclutamento e le conseguenze che da essi derivano.
I requisiti dei/lle candidati/e sono riportati nella Tabella 1 (estratto dall’art. 2 del Decr. DGPM n. 228 del 29/11/12).
I/le candidati/e vengono inseriti/e in una prima graduatoria, basata essenzialmente sul voto del diploma di istruzione secondaria di primo grado (licenza media).
Coloro che risulteranno tra i primi 20.000 della graduatoria verranno ammessi alla valutazione dei titoli di merito, riportati nella Tabella 2 (estratto dall’art. 10 del Decr. DGPM n. 228 del 29/11/12).
Viene quindi redatta la seconda graduatoria, in base alla somma di punti ottenuti da ciascun/a candidato/a. I primi in graduatoria vengono chiamati/e per essere sottoposti agli accertamenti psico-fisici e attitudinali, che determineranno la graduatoria finale, in base alla quale i candidati/e saranno incorporati/e entro il numero fissato dal bando.

I dati di esperienza, di cui tutti i concorrenti sono a conoscenza, indicano in 10 il numero minimo di punti necessari per essere ammessi agli accertamenti psico-fisici e attitudinali e, quindi, giocarsela in base alla proprie capacità. Ciò determina l’attuale, diffusa pratica di iscriversi alla frequenza di corsi che garantiscono l’acquisizione di detti punti. Ovviamente, tali corsi non sono gratuiti. Sono molte le associazioni e le organizzazioni, pubbliche e private che offrono, a prezzi che variano anche in misura notevole, corsi di varia durata per l’acquisizione dei titoli relativi.

Quanto costa alle famiglie la preparazione al concorso VFP 1 dei figli/e?

L’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia organizza i corsi di paracadutismo (2 punti). I corsi ANPd’I, peraltro gli unici che si svolgono sotto controllo militare, hanno un costo che si attesta intorno ai € 1.000,00, comprendenti il certificato medico, l’assicurazione (variabile in base alla scelta del frequentatore), i tre lanci di brevetto, ecc..

Di seguito, una sintesi dei costi di massima degli altri corsi per l’acquisizione dei titoli più comuni, acquisibili in tempi contenuti:
Titoli previsti dall’articolo 8, comma 2, lettera a) del decreto del Ministro della Difesa 1° settembre 2004:

Porto d’Armi (1 punto): € 250,00 circa.
Patente di Guida (1 punto): € 500,00 circa.
Titoli previsti dal Decr. DGPM n. 228 del 29/11/12:
Brevetto di assistente bagnanti o di bagnino di salvataggio o di nuoto per salvamento (punti 1,5): € 350,00 circa.
Patente nautica (punti 1): € 700,00 circa.
Brevetto di equitazione per sport olimpici (punti 1): € 800,00 circa.
Corsi di abilitazione Basic Life Support (BLS) e Basic Life Support-Defibrillation (BLSD), organizzati dalla C.R.I. (punti 0,5): € 50,00 circa.

La somma di tutti i punti ottenibili dalla frequenza dei corsi fin qui esaminati è di: 8 punti. Quindi, a meno che non si sia in possesso di ulteriori qualifiche, previste dalla citata Tabella 2, spesso non facili da acquisire in tempi brevi, è necessario possedere un titolo di studio di quelli riportati nella stessa tabella.

In linea di massima, gli/le aspiranti VFP 1 sono in possesso di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado, acquisito attraverso la regolare frequenza scolastica (quasi gratuiti presso le scuole pubbliche) ovvero acquisito attraverso la frequenza di corsi intensivi presso istituti privati, al costo di € 6.000,00 circa.

In totale, quindi, una famiglia che intenda far partecipare un/a proprio/a figlio/a al concorso VFP 1 può trovarsi a dover sborsare fino a € 3.600,00 circa (€ 9.600,00 circa per coloro che si trovino nella condizione di dovere acquisire il diploma di scuola superiore privatamente).

È da tenere presente che l’arruolamento quale VFP 1 nelle FFAA non garantisce il “posto fisso”, contrariamente a quanto si potrebbe pensare. Al momento anzi, poiché il reclutamento, lo stato e l’avanzamento dei militari sono soggetti a continue variazioni, in considerazione di fattori vari, principalmente economici, un VFP 1 ha davanti a sé un anno, dicesi un anno, di vita militare e poi? L’investimento richiesto, a fronte del ritorno che una famiglia si può legittimamente aspettare, appare certamente eccessivo.

Cambiando prospettiva, quale è il ritorno per le FFAA dell’impegno personale e finanziario richiesto agli/alle aspiranti VFP 1, tenuto conto che i VFP 1 svolgono un solo anno di servizio, non sono impiegabili nelle missioni fuori area e che il loro reale impiego è ridotto a pochi mesi.

Sembrerebbe che le FFAA intendano “alzare l’asticella” della selezione, al fine di poter reclutare personale già adeguatamente formato e ridurre così i tempi ed i costi della formazione.

Potrebbe essere un’ipotesi, ma appare azzardato affermare che sia così, dato che i requisiti obbligatori (Tabella 3 – estratto dell’Allegato B al Decr. DGPM n. 228 del 29/11/12) sono di un livello risibile: altezza m 1,65, 1,61 per le donne, effettuazione di 5 piegamenti sulle braccia e di 5 flessioni del tronco e diploma di istruzione secondaria di primo grado e che la formazione dei VFP 1 non ha subito modifiche o adeguamenti in funzione della selezione sempre più spinta prevista nei bandi e del conseguente reclutamento di personale più qualificato.

Non risulta, infatti, che le qualifiche acquisite trovino alcun utile impiego nell’espletamento del servizio da VFP 1.

Nè la patente di guida consentirà al/alla VFP 1 l’impiego quale conduttore, qualifica che richiede, comunque, la frequenza di apposito corso;

né il brevetto di paracadutista, infatti, per poter essere assegnati alle unità paracadutisti è necessario essere almeno VFP 4 – va rilevato, però, che in questo caso, il corso militare di paracadutismo avrà durata ridotta ed è richiesto un numero ridotto di lanci (3 anziché 5) per il conseguimento della qualifica;

né il corso BLS/BLSD organizzato dalla C.R.I., che, ove riconosciuto, eviterebbe alle FFAA l’onere di organizzarne di propri, oggi obbligatori prima dell’immissione in T.O.. Altrettanto vale per le qualifiche relative all’ambiente montano e per quelle equestri, per il porto d’armi, per non parlare, infine della laurea magistrale, ecc., ecc..

Sembrerebbe, quindi, che le qualifiche, i brevetti, i titoli di studio, che gli/le aspiranti VFP 1 sono “incoraggiati” ad acquisire per partecipare al concorso, siano prevalentemente destinati a rimanere un patrimonio personale, magari più utile a trovare un lavoro, una volta terminato l’anno di servizio, magari come bagnini/e o maestri/e di sci o, perché no, fisici nucleari.

Infine, c’è un terzo punto sul quale ritengo necessario soffermarmi: il limite d’età. Per arruolarsi bisogna aver compiuto i 18 anni e non aver superato i 25.

La legge italiana consente ai/alle cittadini/e di poter accedere al lavoro già al completamento degli obblighi scolastici, cioè al compimento dei 14 anni. La legge, altresì, garantisce il diritto allo studio fino al compimento dei 16 anni, diritto che può essere esercitato attraverso la frequenza di corsi di formazione professionale (1 punto ai fini del concorso), gratuiti presso la scuola pubblica.

ABBASSARE L’ETA’ DO ARRUOLAMENTO E SCUOLE AD INDIRIZZO MILITARE?
Potrebbe essere interessante provare ad istituire presso la scuola pubblica dei corsi di formazione professionale “ad indirizzo militare”, inserendo, nei programmi di quei corsi suscettibili di avere un proficuo utilizzo in ambito militare, materie ed attività, concordate con la P.I., svolte da docenti/istruttori militari, per avvicinare alla vita militare giovani tra i 14 ed i 16 anni.

La frequenza di tali corsi costituirebbe titolo ai fini del reclutamento. Inoltre, si potrebbero reclutare i VFP 1 a 16 anni, poiché la legge consente il maneggio e l’uso delle armi già a questa età. Al termine dell’anno di sevizio da VFP 1, al compimento del 17mo anno d’età, acquisito, una volta e per sempre, il consenso dei genitori, si potrebbero reclutare i VFP 4, con la possibilità di impiegarli in operazioni.

Le FFAA avrebbero tutto l’interesse a reclutare ragazzi/e più giovani, così da poterli/e impiegare in compiti operativi e/o di elevato impegno fisico più a lungo.
In conclusione, credo che sia del tutto evidente che il reclutamento dei VFP 1 richieda una razionalizzazione che metta in sintonia selezione e formazione – se i requisiti per la elezione aumentano le esigenze di formazione si riducono e viceversa – evitando di attribuire valore a qualifiche che non trovino utile impiego in servizio e facendo scendere comunque e prioritariamente gli oneri finanziari a carico delle famiglie.

Sarebbe, inoltre, auspicabile che, fatto salvo quanto delineato al paragrafo precedente, analogamente a quanto avviene per i corsi di paracadutismo, anche per gli altri corsi, attualmente indicati nei bandi, si richieda il controllo militare e, possibilmente, che il loro svolgimento venga affidato ad organizzazioni senza fini di lucro, quali le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, come l’ANPD’I, attraverso una più stretta collaborazione e compartecipazione con le FFAA e che i titoli acquisiti siano equipollenti a quelli militari e possano essere convertiti d’ufficio.

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