OPINIONI

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Pubblicato il 12/12/2014

FORSE AVVIATA ALLA FINE L’EDITORIA DROGATA DA FONDI PUBBLICI. LA FALSA PLURALITA’ PER FARE SOLDI

di Walter Amatobene

Oggeto di questo articolo :
I giornali italiani non hanno platea, sono troppi e mediocri e producono solo debiti.
Ecco il problema.In democrazia ogni mediocre, me compreso, ha il diritto di scrivere, ma che lo faccia senza chieder soldi al cittadino.

Svolgimento

In nessun paese del mondo, tranne l’Italia, gli “imprenditori” della stampa percepiscono finanziamenti a sei zeri. Quotidiani importanti, anche di destra, sono diretti da giornalisti con stipendi milionari, che si possono permettere barche, rolex, birignao e cavalli e frequentano, elegantissimi, trasmissioni salottiere con conduttore o conduttrice adorante, nonsotante le loro testate sian in forte perdita e non abiano niente da insegnare.

Uno per tutti è il Corriere della Sera, con il suo distintissimo direttore con evvemoscia, preceduto dall’altrettanto elegante e spocchiosetto Paolo Mieli. Per non parlare di Feltri, grande fustigatore dei costumi altrui, che ha un reddito annuale che gli consente una vita da grande possidente, nonostante le testate per cui ha lavorato perdevano soldi, ovvero non vendevano nè copie nè pubblicità ed erano in esubero rispetto alla reale necessità della democrazia.

Il cancro economico di questei giornali, quindi, è rappresentato dai soldi che prendevano gratuitamente, alcuni dichiarando addirittura tirature fasulle, con tanto di migliaia di copie abbandonate nelle metropolitane, per aumentare il contributo, una volta basato proprio sulle copie STAMPATE ( non vendute) .

Per i meno informati, spiego che ci sono anche contributi diretti all’editoria sono quelli cui hanno diritto particolari tipi di testate, cooperative, partiti, no profit, secondo le modalità stabilite dalla legge. Si tratta quasi sempre di edizioni fondate dal politico di turno oppure, peggio, dove il politico è prestanome. Basta che il foglio di carta ( o web) che rappresenti uno di loro, che scattavano gli aiuti economici senza controllo. Il quotidiano Roma di Bocchino è quello che mi viene in mente subito, ma farei un torto a La Padania, ora in liquidazione, ed altri che erogavano stipendi a fronte di nessuna qualità ed eccessiva offerta sul mercato.

C’è poi il capitolo dei finanziamenti indiretti, che sono andati negli anni anche a grandi gruppi editoriali e dei quali non c’è mai stata una rendicontazione precisa.


AGEVOLAZIONI NON PIÙ ATTIVE, FORSE.

Si scatenerà il finimondo ed i gruppi di pressione , come “le cagnette a cui aveva sottratto l’osso” ( De Andrè, ndr), faranno di tutto per mettere i bastoni tra le ruote a questa giustissima legge in approvazione.Entrambe le tipologie di finanziamento sembrerebbero finalmente non più attive.

Il dipartimento per l’Editoria ha reso noti per la prima volta i dati relativi a due di queste forme di contributi: le “agevolazioni di credito alle imprese del settore editoriale” e le “agevolazioni di credito d’imposta per l’acquisto di carta utilizzata dalle imprese del settore editoriale”.

SOSTEGNO STATALE PER I MUTUI.

Nella prima categoria rientrano i «contributi in conto interessi sui finanziamenti deliberati da soggetti autorizzati all’attività bancaria o contributi in conto canone, sui finanziamenti deliberati da soggetti autorizzati all’attività di locazione finanziaria, della durata massima di 10 anni».
In sostanza, dal 2008 al 2012 alle società editoriali che accendevano mutui o chiedevano finanziamenti bancari per particolari tipi di riorganizzazioni aziendali, lo Stato dava un sostegno pagando una parte degli interessi maturati sui prestiti.

BISOGNAVA PRESENTARE PROGETTI.
Per ottenere queste agevolazioni, le aziende dovevano presentare progetti di «ristrutturazione tecnico-produttiva; di realizzazione, ampliamento e modifica degli impianti con particolare riferimento all’installazione e potenziamento della rete informatica» o progetti di formazione del personale.
Ma il credito agevolato è servito anche «per il ripianamento delle passività destinato ad alcune imprese fra cui le imprese editrici e radiofoniche che risultano essere organi di partiti politici che hanno contratto mutui, di durata massima ventennale, per l’estinzione di debiti emergenti da bilanci 1986-1990 (Art. 12)».

DAL 2008 AL 2012 SPESI 40 MILIONI. In quattro anni, le risorse stanziate per questa tipologia di contributo sono state ridotte, passando dai 18 milioni 413 mila 491,54 euro del 2008 ai 13 milioni 858 mila 230 euro del 2009.
E poi ancora 3 milioni 300 mila 267 euro nel 2010, 4 milioni 61 mila 260 euro nel 2011 e 470 mila e 42 euro nel 2012. In totale circa 40 milioni di euro in quattro anni.

Al Gruppo l’Espresso oltre 4 milioni, a Mondadori 2 milioni

Le agevolazioni di credito d’imposta per l’acquisto di carta sono state finanziate per un solo anno: 29 milioni nel 2011.
Le agevolazioni di credito d’imposta per l’acquisto di carta sono state finanziate per un solo anno: 29 milioni nel 2011.
A beneficiarne nel 2008 sono state 64 società editrici; 44 nel 2009; 39 nel 2010; 21 nel 2011 e solo sette nel 2012.
Tra queste ci sono anche grandi gruppi editoriali come il Corriere dello sport srl (1.245.871 euro nel 2008; 322.217 nel 2009; 280.180 nel 2010; 249.278 nel 2011; 42.036 nel 2012).

La Finegil editoriale spa, società del gruppo l’Espresso che edita i quotidiani locali (1.677.026 nel 2008; 2.231.607 nel 2009; 224.168 nel 2010; 224.168 nel 2011).

A IL SOLE 24 ORE 1,7 MILIONI.
E ancora: il Gruppo editoriale l’Espresso spa (1.605.042 nel 2008; 2.208.954 nel 2009; 392.938 nel 2011).
La società editrice Il Tempo srl (3.642.149 nel 2008; 750.601 nel 2009).
Il Sole 24 Ore spa (479.487 nel 2008; 1.368.966 nel 2009).
Rcs Quotidiani (1.037.462 nel 2009; 149.503 nel 2010; 294.429 nel 2011; 83.689 nel 2012).
Mondadori Printing spa (656.272 nel 2008; 567.930 nel 2009; 252.042 nel 2010; 504.085 nel 2011; 252.042 nel 2012).
Qui l’elenco completo dei finanziamenti.
CREDITO D’IMPOSTA, 29 MILIONI NEL 2011. Le agevolazioni di credito d’imposta per l’acquisto di carta sono state finanziate invece per un solo anno, il 2011.
Ne hanno beneficiato 411 imprese, sebbene ne avessero fatto richiesta più di 500 (qui l’elenco completo dei richiedenti) per un costo totale a carico dello Stato di 29 milioni 784 mila e 647,42 euro.
Il credito di imposta riconosciuto «corrispondeva al 6,31% della spesa sostenuta nell’esercizio 2011 per acquisti di carta agevolabili ai sensi di legge».

I contributi indiretti all’editoria da qualche anno non sono più finanziati, così come sono state cancellate le agevolazioni postali per le società editoriali.

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