OPINIONI

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Pubblicato il 13/04/2016

LA STORIA CHE PARLA DEI “VINTI”: IL TRIANGOLO ROSSO DELLA MORTE DOPO IL 1945 . IL “CASO” FRATELLI CERVI

TORNA PISANO’ E IL TRIANGOLO DELLA MORTE. SI RIAPRE LA DISCUSSIONE SULL’ULTIMA NOTTE DEI FRATELLI CERVI.

di Paolo Comastri


L’8 Settembre del 1990, data non certo casuale, nella sala del Capitano del Popolo dell’Hotel posta di Reggio Emilia, Paolo e Giorgio Pisanò, invitati dal MSI reggiano, presentarono il libro “Il Triangolo della Morte”.

Comunisti, anarchici, autonomi e partigiani premevano inviperiti fuori dall’hotel e in Piazza del Monte, cuore di Reggio Emilia, volarono insulti e sassate, le Forze dell’Ordine operarono pure delle cariche, ma Pisanò, soprattutto il compianto Giorgio, parlò.

Fu squarciato il velo su cosa realmente accadde tra le province di Reggio Emilia, Bologna e Ferrara tra la fine del 1943 e fin quasi gli il 1950.

Ma soprattutto venne spiegato, chiarito, contestualizzato come e perché si arrivò alla fucilazione dei sette fratelli Cervi, soprattutto chi furono i reali mandanti; veniva quindi infranto uno dei “sacri”ed inviolabili tabù della vulgata resistenziale.

Un quarto di secolo dopo, sabato 16 Aprile alle 16 sempre, e non certo casualmente, all’Hotel Posta in Piazza del Monte a Reggio Emilia, Paolo Pisanò torna in quella stessa sala, con lo stesso libro – Il Triangolo della Morte -, ultima di tante edizioni.

L’opera rimane di un’attualità assoluta.

Lo scorso fine settimana, proprio dove siederà Pisanò, c’erano una dozzina di storici della Resistenza, impegnati in dotte (!!??) contorsioni sulla violenza nella Guerra Civile; un faticoso castello di arzigogoli al solo scopo di “mantenere” i partigiani liberi da ogni colpa e responsabilità sui crimini commessi e perpetrati in quel periodo.

Il Triangolo della Morte ?
Una invenzione neofascista.

I fratelli Cervi furono traditi dal Partito Comunista ?
Argomento tabù.

Ma fortunatamente il libro dei fratelli Pisanò rimane ancora lì, documentatissimo, zeppo di nomi, date, documenti; indigeribile alla storia ufficiale della “repubblica nata dalla resistenza”.

Nei piani dei “custodi della memoria” filo-partigiani il libro di Pisanò, una volta demonizzato, avrebbe dovuto cadere nell’oblio. Invece, con loro orrore, è successo il contrario, fino a finire delle mani di una delle migliori penne del Corriere della Sera, Dario Fertilio, che ha scritto “L’ultima notte dei Fratelli cervi”.

Su cosa si discute; i Cervi furono traditi ?

Il Pci utilizzò il Capitano Riccardo Cocconi, futuro comandante partigiano, allora infiltrato comunista nell’apparato fascista per eliminare lo scomodo gruppo Cervi ?

La storia crea situazioni difficili da accettare.

Si pensi: sono due giornalisti, fascisti dichiarati, come i fratelli Giorgio e Paolo Pisanò a scoprire chi tradì i Fratelli Cervi che peraltro erano stati vittima della più criminale fucilazione fascista. Sono sempre i Pisanò a fornire una testimonianza che rivela che il Capitano Riccardo Cocconi, braccio destro del comunista Eros Didimo Ferrari ed infiltrato tra i fascisti, partecipava alla ristrettissima riunione dove si prepara la cattura del gruppo Cervi.

I Fratelli Cervi quindi traditi ?

Partiamo dall’esistenza o meno del “tradimento”.

Se si leggono i verbali di interrogatorio dei Cervi, ed il “se” è d’obbligo perché a 10 anni dalla pubblicazione, a Reggio rimangono ancora tabù e senza commento: clamoroso, vista l’esistenza di un Istituto dedicato alla causa……, il “tradimento” emerge già dall’interrogatorio di Quarto Camurri, il 26 Novembre ’43, con la frase che possiamo leggere:

”Rinchiusi che fummo nei locali della Caserma dei Servi, incominciarono le supposizioni da parte dei Cervi del come la Milizia fosse venuta a conoscenza della presenza in casa loro dei prigionieri di guerra.”

Quindi, si, certo !!, i fratelli Cervi sospettano un tradimento.

Ma da parte di chi ?

Seguono alcune righe dove si arriva a formulare delle ipotesi; in particolare Camurri riferisce di un dialogo tra Zelindo Cervi e Aldo Cervi dove, se è vero che non si arriva ad una conclusione, si citano però “Riccardo” e la “la casa a Campegine di un capitano”.

E legittimo chiedersi se già qui si allude al Capitano Riccardo Cocconi, poi Miro, di Campegine ?

Come si vede l’ipotesi dei Pisanò, è tutt’altro che infondata e ha basi documentali.

Secondo punto: Aldo Cervi, l’esponente politico del nucleo, di fronte all’interrogatorio chi difende ?

Nel lungo verbale del 7 Dicembre, Aldo Cervi si dichiara “comunista”, ma riferisce molti nomi del Pci clandestino, in particolare di Eros, “il capo della cellula di Campegine è Didimo Ferrari” afferma. Poi dichiara l’estraneità alla politica dei fratelli e della famiglia, e che il “comandante del gruppo era Dante” Castellucci, e che “l’intera responsabilità ricade su Dante”.

Quindi vi sono tre punti importanti:

1) I Cervi si ritengono responsabili solo per avere dato ospitalità ai prigionieri di guerra angloamericani, non rivendicano le azioni armate la cui responsabilità sarebbe dell’anarco-insurrezionalista Dante Castellucci.

2) i Cervi sono Comunisti ma non esitano a denunciare i nomi del Partito

3) I Cervi ritengono di essere stati traditi.

Cosa sta succedendo ? Novembre 1943, a tre mesi dall’8 Settembre, non è nata nessuna guerriglia nazionale antifascista.

Esiste solo il Pci che, arruolando gappisti e bande anarcoinsurrezionaliste, mette in atto due operazioni:

1)scatenare la guerra civile con omicidi politici che provochino crudeli rappresaglie fasciste

2) eliminare i gruppi “anarco-insurrezionalisti” che minacciano l’egemonia sulla futura lotta di liberazione.

Niente di nuovo sotto il sole: in Spagna, gli anarchici di Barcellona annichiliti dagli stalinisti, hanno già insegnato tutto.

A Reggio Emilia e Modena queste operazioni diversioniste, per dirla in gergo sovietico, hanno lo stesso soggetto chiave: a Reggio il Capitano Cocconi, organico alla Milizia fascista, indicato come idoneo a divenire responsabile fascista a Campegine, è inserito nella ristretta riunione a tre, organizzata per catturare i Cervi, insieme al Capitano Pilati dell’Ufficio Politico ed il il Tenente Cagliari del Plotone Speciale

Si noti la coerenza militare dei partecipanti: il responsabile operazioni politiche, il comandante della squadra speciale ed il responsabile della zona di operazioni, cioè Campegine.

E il 25 Novembre il gruppo Cervi finisce in trappola.

Modena, 27 Novembre, primo fatto di sangue: Riccardo Cocconi, in divisa della Milizia riesce attirare in trappola, presso la villa dell’Ing. Marinelli, esponente antifascista, il segretario del fascio di Zocca Vincenzo Minelli, che diverrà il primo desaparecido……

La vicenda provocherà una spirale di violenza e sancirà l’inizio della guerra civile nel modenese.

Poi anche Reggio Emilia; ecco la spirale attentato\rappresaglia, utilizzando la mano gappista, che uccide il Seniore della Milizia Fagiani sparando in faccia anche alla figlia, poi l’inerme segretario comunale Onfiani a Bagnolo, poi, dopo, l’atroce rappresaglia dei Cervi, a Febbraio si uccide anche Ulisse Colla, responsabile del Fascio di Campegine e stretto conoscente di Cocconi.

Il freedom fighter Dante Castellucci sarà fucilato dai partigiani comunisti il 22 Luglio 1944.

La guerra civile è innescata, il Pci è egemone, gli anarchici eliminati.

Quando, nel 1990, Pisanò venne a Reggio Emilia a presentare “Il triangolo della morte”, accolto da rosso furore, disse, “i comunisti per eliminare i Cervi hanno usato un plotone di esecuzione fascista”.

Da allora qualcuno ha continuato a studiare, e sabato sarà di nuovo insieme a discuterne, in libertà.

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