Pubblicato il 18/11/2015
MONOPOLIO DEI MARCHI DELLA DIFESA: LE FORZE ARMATE SONO DEGLI ITALIANI?

di Walter Amatobene
La assegnazione esclusiva in capo a pochissimi imprenditori dell’uso dei marchi della Difesa per produrre abbigliamento, orologi e gadget ha generato uno strangolamento dell’enorme indotto di cui beneficiavano piccole aziende, spacci ed associazioni. Sono centinaia i piccoli imprenditori che da decenni producevano oggettistica con il marchio delle Forze Armate, che sono ora ridotti sul lastrico. I negozi,per giunta, acquistando in regime di monopolio, lamentano che i prezzi praticati dai monopolisti sono talmente alti da non lasciare alcun margine.
Alcuni licenziatari hanno addirittura aperto punti vendita monomarca, obbligando i cittadini a servirsi solo di loro, dàndo il colpo di grazia ai rivenditori locali , che hanno “fatto” il mercato per anni.
Parlando di numeri, è chiaro che il contratto di cessione dei marchi, così come è articolato, è palesemente non conveniente per la Difesa: solo 4.180.ooo euro incassati nel 2014 per tutte le forze armate. Cifre irrisorie a fronte del danno economico generato al commercio, che di certo creava un “PIL” ben più alto.
Il fenomeno si rivela particolarmente svantaggioso per i consumatori nel settore degli orologi, specificatamente quelli con loghi dell’ Esercito.
Il monopolista , salvo errori,dispone solo di orologi di fascia alta ( 300 euro il modello meno costoso). I consumatori che volessero spendere di meno non hanno alternative, come era prima delle concessioni in monopolio, quando esisteva una ampia scelta tra prodotti con prezzi per tutte le tasche, venduti da aziende ugualmente serie.
BILANCIO DI PREVISIONE 2015: UTILI IN CALO PER IL MARCHIO ESERCITO
Difesa Servizi presenta un bilancio di previsione 2015 che si attende (solo) 180mila euro di “royalties” dalla cessione dei suoi prestigiosi ed ambiti marchi Esercito, per tutte le merceologie. Talmente poco che vengono dubbi circa la esattezza dei dati di fatturato proposti dal licenziatario, che avrebbe interesse a sottovalutare il venduto per diminuire il suo costo.
Questa gestione così favorevole ad alcuni a danno di tanti, getta anche ingiuste luci diffamatorie sulla trasparenza dei meccanismi adottati .
DIVIETO DI USO DEL BREVETTO MILITARE DI PARACADUTISMO
A fronte della proposta di produrre orologi il cui quadrante avrebbe riportato il brevetto militare di paracadutismo, col numero conseguito dal suo utilizzatore, un ufficiale di Difesa Servizi spa ha diffidato chi aveva al telefono e che gli chiedeva una consulenza, aggiungendo la richiesta di eliminare dal sito web dello stesso anche due oggetti con scudetto FOLGORE, con minaccia di sequestro. Si tratta , quindi, di un atteggiamento che comprende una gestione a dir poco antipatica delle licenze. Un sopruso anche giuridico, se si pensa che il brevetto militare di paracadutismo è un titolo militare, di cui non può essere proibito l’uso a colui che l’ha conseguito.
SOLUZIONE PER AUMENTARE I PROFITTI DELLA DIFESA
Così come la SIAE, anche la DIFESA potrebbe produrre “bollini” a tariffa diversificata , adeguata al valore dell’oggetto da vendere. Il produttore oppure il commerciante dovranno acquistarlo dagli uffici centrali, segnalando dove e come verranno usati.
La Difesa dovrà adottare meccanismi di controllo a campione ( anche via web) per evitare usi non dignitosi del marchio, salvaguardandone il decoro, ma contemporaneamente consentendo ai piccoli imprenditori di riprendere il mercato che loro stessi avevano creato.
L’OROLOGIO PERSONALIZZATO CON IL NUMERO DI BREVETTO DI PARACADUTISMO
Se non bastasse ricordargli che le liberalizzazioni hanno toccato pressochè tutti i settori del commercio, segnaliamo a Difesa Servizi che l’orologio con il logo del brevetto militare di paracadutismo ed il suo numero, al polso del titolare della qualifica, non costituisce violazione. Non si può impedire ad un paracadutista militare di far produrre dove e con chi vuole il quadtrante del proprio orologio , riportante il titolo militare conseguito.